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Il bicchiere di Volkswagen è mezzo vuoto o mezzo pieno?
Quello che è accaduto a Volkswagen la scorsa settimana calza a pennello con il dilemma del bicchiere pienò a metà: è mezzo vuoto o mezzo pieno? Se vogliamo vederlo mezzo vuoto allora pensiamo alla fabbrica di Dresda, che martedì 16 dicembre ha fermato la produzione. Non era mai accaduto che Volkswagen chiudesse un impianto in Germania. Verrà riconvertito in un campus dell'Università Tecnica, avrebbe dovuto sfornare a ritmo ininterrotto ID.3 (la «Golf dell'era elettrica»), ma non è andata così. Cambiamo prospettiva: il bicchiere diventa mezzo pieno se ci concentriamo su mercoledì 17, quando è stata inaugurata la fabbrica di PowerCo a Salzgitter, Bassa Sassonia: qui verranno progettate, sviluppate e prodotte per la prima volta celle per batterie interamente in Europa e - ciliegina sulla torta - la produzione avverrà interamente con energia rinnovabile. La scelta, peraltro, è in linea con l'indicazione della Commissione europea di puntare a piccole auto elettriche completamente «Made in Europe» anche se resta qualche legittimo dubbio sulla reale autonomia del vecchio continente in una filiera di fornitura fortemente sbilanciata ad Oriente da quando chip e terre rare sono diventate merce preziosissima. Se la linea elettrica è stata appena confermata da Bruxelles, al di là di qualche timida concessione alla ibride plug-in e ai combustibili alternativi, quella di Volkswagen pare una scelta quasi obbligata ma non ha nulla a che fare con le indicazioni giunte pochi giorni fa dall'Ue: tutti i progetti elettrici di Wolfsburg partono da lontano, con i lavori in Bassa Sassonia partiti a luglio 2022. Così come viene da lontano l'idea di cambiare spartito in Cina: Volkswagen per da novembre, per la prima volta, può sviluppare e costruire veicoli completamente in Cina grazie alle tecnologie sviluppate con la strategia «in Cina per la Cina». Già, perché i problemi non sono mica solo in Europa: quello che pareva il primo mercato al mondo dove fare soldi facili si è rivelato più complicato da quando i cinesi hanno iniziato a comprare le loro auto elettriche anziché quelle europee. Forse anche loro sono «in Cina per la Cina»...