"IV" dei Led Zeppelin, cinquant'anni di un album immortale
Tra le pietre miliari della storia del rock, “IV” dei Led Zeppelin a novembre festeggerà i suoi primi cinquant'anni. Capolavoro, ma certamente non l'unico, della band inglese, ebbe un grandissimo successo, vendendo milioni di dischi e resistendo alla ruggine del tempo. Frutto del genio di un gruppo che ha un posto da protagonista tra le band leggendarie attive tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta, “IV” continua a suscitare grande interesse anche oltre il piano musicale. La sua realizzazione e la simbologia contenuta nell'album hanno, infatti, continuato a intrigare gli addetti ai lavori e i fans sparsi in tutto il mondo. E, soprattutto, a far vendere il disco. Merito, tra gli altri brani, di “Stairway to heaven”, un pezzo capace di attraversare le generazioni.
Un lavoro, il quarto in studio dei Led Zeppelin, che si potrebbe definire esoterico e tolkieniano. Da una parte, infatti, affiora l'interesse per l'occultista inglese Aleister Crowley, specie da parte del chitarrista Jimmy Page. Un anno prima dell'uscita dell'album Page aveva, infatti, acquistato Boleskine House, dimora scozzese sulla riva orientale del Loch Ness, dove Crowley aveva vissuto all'inizio del secolo. Dall'altra, invece, i Led Zeppelin omaggiano il creatore de “Lo hobbit” e “Il signore degli anelli”. Con risultati davvero strabilianti.
Temi spesso esoterici ed esoterica la copertina, tra le loro migliori assieme a quella di “Houses of the holy”, ispirata da Giant's Causeway, luogo magico dell'Ulster. Nessun titolo o nome del gruppo, l'unica firma sono quattro simboli misteriosi (l'album venne chiamato anche “Four Symbols”) che rappresentano ognuno un membro della band. Sul fronte il dipinto di un contadino che trasporta a fatica una fascina, acquistato da Robert Plant in un negozio di antiquariato a Reading. Nella quarta di copertina, invece, una veduta di Birmingham e, precisamente, del quartiere di Ladywood. All'interno, infine, i Led Zeppelin mettono un'immagine di Barrington Colby, ispirata all'eremita dei tarocchi. Ma alzi la mano chi, vedendola la prima volta, non abbia pensato a Gandalf, lo stregone buono di Tolkien.
L'avvio di “IV” è a tutto rock, da quello “very hard” dell'indimenticabile “Black dog” e quello, ugualmente indiavolato, di “Rock and roll”. Sicuramente è un omaggio anche a Tolkien “The battle of evermore”, con la citazione dell'”oscuro signore” e degli “spettri dell'anello”, ma anche dell'immortale mito di Avalon, da sempre connesso alla saga di re Artù. Inoltre, Tolkien è più che mai presente in “Misty mountain hop”, riferimento alle montagne nebbiose della Terra di Mezzo. Page e soci avevano, comunque, già messo Tolkien, per così dire, in musica, due anni prima con “Ramble on”, pezzo contenuto in “Led Zeppelin II”. Nel testo vengono citati Mordor, il regno di Sauron, Gollum e “the evil one”, l'oscuro signore stesso.
Tolkien stregò letteralmente alcuni gruppi rock, soprattutto progressive, di quel periodo come dimostrano il brano “Stagnation” contenuto in “Trespass”, album dei Genesis del 1970, e la lunga “Nimrodel/The procession/The white rider” che si trova in “Mirage”, lavoro del '74 dei Camel. Ma subirono il suo fascino anche i Queen prima maniera e, più avanti, i “Marillion”, nome della band che omaggia appunto “Il Silmarillion” dell'autore inglese.
“Stairway to heaven” è, invece, il cuore dell'album. Un brano entrato nella leggenda, citato e interpretato praticamente all'infinito. C'è chi ha visto, nel testo scritto da Plant, richiami, per tornare alla passione della band per Crowley, occultistici, quando non addirittura satanici, specie in una parte riprodotta al contrario che nasconderebbe addirittura un inno al demonio. Senza addentrarci troppo in tutto questo, dal momento che a proposito si è già scritto di tutto e di più, “Stairway to heaven” è un brano potente, struggente e, a tratti, dolcissimo, con diversi riferimenti letterari, da “Magic arts in celtic Britain” di Spence, anch'esso comunque studioso di occulto, alla poesia di Wordsworth. Tra enorme successo e, come spesso è accaduto per i brani storici, accuse di plagio, oltre a giochi di parole leggendari (“il finale “to be a rock and not to roll”), “Stairway to heaven” rappresenta un viaggio. Nella musica e nel mito.
In “IV” i Led Zeppelin ripropongono di nuovo l'hard rock in “Four sticks”, sanno produrre ballate acustiche di rara intensità come “Going to California” e rifanno, in chiusura, “When the levee breaks”, un blues degli anni Trenta di Memphis Minnie.
Da youtube Battle of Evermore