Edoardo Bennato, i 45 anni della Torre di Babele

Michele Ceparano

Quarantacinque anni fa, Edoardo Bennato, cioè uno dei nomi storici della canzone d'autore italiana, pubblicava un album importante, “La torre di Babele”. Copertina di grande suggestione in stile evoluzionistico-bellico (ai piedi della “torre” l'uomo primitivo e alla sommità un missile), opera dello stesso Bennato, e  alcuni  pezzi strepitosi, e il gioco era fatto.

Il quarto album in studio del cantautore napoletano offre, infatti, buona musica e alcuni testi di grande impatto. Magari non sarà il suo capolavoro ma comunque è un bel disco anticipatore  di quello che è unanimemente considerato il momento più alto dell'artista, “Burattino senza fili”. Gli anni Settanta costituiranno infatti un periodo d'oro per il cantautore campano, dal momento che nel '78 uscirà anche il celeberrimo “Sono solo canzonette”, concept su Peter Pan.

Ne “La torre di Babele” al lavoro c'è tutta la famiglia Bennato. Edoardo scrive, infatti, tutti le musiche e i testi tranne quello di “Venderò”, critica al mondo moderno e al mercato in cui viene citato il personaggio di Raffaele, che altri non è che Raffaele Cascone, conduttore e giornalista amico del cantautore. Era già apparso assieme allo stesso Bennato sulla copertina de “I buoni e i cattivi”, entrambi vestiti da carabinieri e ammanettati tra loro. Raffaele verrà citato da Bennato anche in “Pronti a salpare”, del 2009.

“Venderò” è comunque uno dei tanti brani indimenticabili dell'artista e sicuramente uno dei pezzi forti di tutto l'album. Si diceva della famiglia Bennato: nell'album un altro fratello, Giorgio, partecipa alla registrazione dal vivo di “Cantautore”, che ha anche la reprise con “Cantautore (ma non è giusto)”critica ai musicisti impegnati e altra “perla” di un lavoro da riscoprire. Non per nulla “Cantautore” e “Venderò” vennero pubblicate anche come lato A e B di un singolo.

Ma, oltre alla scatenata title track, l'album contiene altri pezzi di sicuro impatto come la “rionale” “Ma chi è”, “Viva la guerra” fino a  “Fandango”. Ma tra le più riuscite non si può non ricordare “Franz è il mio nome”, profetica sul piano storico perché parla della Berlino ancora divisa. Ma la vicenda del muro caduto nel 1989  dà a Bennato l'opportunità di un accenno a Pinocchio - qui il paese dei balocchi è la Germania Ovest - che l'anno successivo il cantautore napoletano svilupperà nel concept ispirato all'immortale favola di Collodi.