La malattia di Parkinson: le cause tra geni e ambiente
La malattia di Parkinson è la seconda patologia neurodegenerativa dopo la demenza di Alzheimer. In Emilia-Romagna circa 20.000 pazienti ne sono affetti, con 400 nuovi casi incidenti all’anno. La malattia di Parkinson è rara sotto i 45 anni, con una prevalenza di 1,3 malati per 100.000 che salgono a 3.100 tra i 75 e i 85 anni. A livello mondiale si prevede un raddoppio dei casi, da 4 a 8-10 milioni, entro il 2030. La malattia di Parkinson si manifesta quando oltre il 60% delle cellule della sostanza nera mesencefalica degenera. La causa della malattia non è stata ancora trovata. A lungo è stata descritta come una patologia sporadica dell’età adulta. Questo concetto è cambiato negli ultimi 20 anni con il riscontro di forme legate all’alterazione di un singolo gene, che, seppur rare (circa il 10% di tutte le forme di Parkinson), si trasmettono secondo le tipiche regole dell’eredità mendeliana: forme autosomiche dominanti o recessive. “Con
lo sviluppo di nuove tecnologie genetiche è tuttavia emerso che ad alcune differenze nei geni si deve solo una maggior predisposizione alla malattia e in questi casi il rischio di ammalarsi nei soggetti con familiarità positiva è basso. Nella maggioranza dei casi la malattia è sporadica e la genesi è multifattoriale” spiega il Dottor Augusto Scaglioni, Neurologo del Poliambulatorio Città di Collecchio. Oltre alla predisposizione individuale è necessario il contatto per lunghi periodi con sostanze tossiche ambientali come i pesticidi e i metalli pesanti quali ferro, zinco e rame.
“È inoltre da sfatare un mito che vuole che la malattia sia meno comune tra i fumatori, poiché sono protetti dal fumo di sigaretta solo alcuni individui con un particolare corredo genetico. Possono ridurre il rischio di sviluppare la malattia la dieta mediterranea, l’esercizio fisico e alimenti con proprietà antiossidanti come il tè verde e il caffè (fino a 5 al giorno)” afferma il neurologo.
A VOI LA PAROLA
Inviate le vostre domande a direzione@poliambulatoriocittadicollecchio.com
Domanda del Sig. Aldo da Parma
«Nelle farmacie non trovo più il Sinemet. Come posso fare?»
Risposta del Dott. Augusto Scaglioni,
Neurologo del Poliambulatorio Città di Collecchio
“Sulla difficoltà a reperire il farmaco in tutta Italia è stata inoltrata un’interrogazione al ministro della Salute nei mesi scorsi. Il farmaco, costituito dall’associazione L-dopa/ Carbidopa, può essere sostituito con l’equivalente generico (anche se la formulazione è a rilascio prolungato) o con la formulazione di L-dopa/Benserazide medesimo dosaggio.”
FOCUS MEDICINA
La ricerca non si ferma: farmaci innovativi al via
Dal settembre scorso è in commercio l’Opicapone, inibitore periferico delle COMT, enzima che degrada la L-dopa in periferia per- mettendo che una maggior quantità ne arrivi al cervello e prolungando la durata di ogni singola dose di L-dopa. Inoltre è stata approvata dall’European Medicines Agency ed è disponibile in Europa una formulazione di L-dopa che comprende sia una parte rilascio rapido che una ritardata.
Altra buona notizia è l’inizio degli studi clinici farmacologici con anticorpi monoclonali in grado di impedire la degenerazione cellulare bloccando l’accumulo nelle cellule malate di Parkinson dell’alfa-sinucleina, una proteina che interferisce con la trasmissione degli impulsi nervosi.
IL CONSIGLIO DELLO SPECIALISTA
Attenzione ai sintomi premotori
Il processo degenerativo è più veloce nelle fasi iniziali di malattia che negli stadi finali; è quindi importante iniziare precocemente la terapia farmacologica per rallentarne il decorso. L’intervallo medio dall’inizio dei sintomi motori e la diagnosi è di circa 12, 18 mesi. “Diversi anni prima dell’insorgenza dei disturbi motori, possono presentarsi sintomi quali l’iposmia, cioè la diminuita capacità di percepire gli odori, l’ansia, la depressione, il disturbo comportamentale del sonno REM (persone che parlano o gesticolano nel sonno mentre sognano)” spiega il Dott. Augusto Scaglioni.