Tre lettere che racchiudono un mondo fatto di opportunità infinite: IoT è l'acronimo di Internet of Things, ovvero l'Internet delle cose. Cose, oggetti, strumenti, dispositivi, impianti: tutto può essere collegato e connesso, sfruttando quelle che sono le caratteristiche intrinseche alla Rete, ovvero la capacità di far dialogare insieme diverse entità. Da questa capacità possono derivare applicazioni infinite: si pensi al frigorifero che manda un messaggio nell'app dedicata dello smartphone avvisando che sta per finire il latte, la sveglia che suona e manda un segnala al tostapane, "ordinandogli" di scaldarsi perché è ora di fare colazione, o alla moka, magari, preparata la sera precedente, affinché prepari e tenga in caldo il caffè. Tutti esempi che seppur sembrano prefiguare un futuro lontano, riguardano, più di quanto si creda, il presente.
LE TECNOLOGIE
Nella visione dell'Internet delle cose, gli oggetti creano un sistema pervasivo ed interconnesso avvalendosi di molteplici tecnologie di comunicazione (tipicamente a corto raggio). I tag RFID hanno rappresentato uno dei primi esempi in tale ambito. Tuttavia, nel tempo sono emerse nuove tecnologie in grado di rendere più efficiente la comunicazione tra gli oggetti. Tra esse spicca lo standard IEEE 802.15.4 e, soprattutto, il suo recente emendamento IEEE 802.15.4e, in grado di incrementare notevolmente l'affidabilità dei collegamenti a radio frequenza e l'efficienza energetica, grazie all'adozione del meccanismo di accesso al mezzo Time Slotted Channel Hopping. Queste tecnologie di più basso livello, quando integrate in architetture protocollari basate sul protocollo IP, possono dar concretamente vita alla visione dell'Internet delle cose, essendo in grado di dialogare con i nodi della rete Internet. In tal senso, è importante menzionare i protocolli IETF 6LoWPAN, RPL, e CoAP, in grado di creare operativamente una rete IP di oggetti che può dialogare con la rete Internet per creare nuovi servizi in molteplici domini applicativi.
L'AMBITO INDUSTRIALE
Tra le maggiori applicazioni dell'Internet of Things c'è quella in campo industriale, dove prende il nome di IIoT, Industrial Internet of Things. Un mercato capace di generare valore per oltre 124 miliardi di dollari nel giro di tre anni, con un tasso di crescita che si aggira sul 21%. Un impatto enorme, che si traduce, secondo le stime di IndustryARC, in 14mila miliardi di dollari entro il 2030.
I ricavi dei fornitori di dispositivi connessi in rete per l’IIoT si aggireranno attorno ai 309 miliardi di dollari nel 2020, secondo dati Gartner, mentre i risparmi globali del settore industriale ottenuti grazie a tali tecnologie raggiungeranno i 1.900 miliardi di dollari.
Nel 2030 gli oggetti connessi arriveranno a 125 miliardi
L'Internet of Things pervade le nostre vite ed entra prepotentemente nelle case di milioni di italiani, attraverso una delle sue applicazioni più note, la domotica. L'industria sta assorbendo e facendo proprie le opportunità di questa rivoluzione e il trend degli oggetti connessi è sempre in aumento: dalla casa alle auto, passando dalla filiera produttiva delle aziende, gli oggetti connessi aumenteranno del 12% all’anno nei prossimi 13 anni, passando così dai 17 miliardi di dispositivi connessi quest’anno a 125 miliardi nel 2030.
Sicurezza: API, PKI e Blockchain
Mentre la maggior parte degli esperti di tecnologia ritiene che l'IoT sia un passo verso un mondo migliore, studiosi e sociologi rimangono dubbiosi circa gli sviluppi della rivoluzione. Le maggiori critiche fatte sino ad ora all'IoT riguardano due aspetti: sicurezza e privacy. Per quanto riguarda il primo, le aziende sono al lavoro da tempo, mentre per il secondo esistono già diverse soluzioni: dalla blockchain, che può essere utilizzata per stabilire e verificare affidabilità e sicurezza delle comunicazioni tra dispositivi IoT e applicazioni, alle soluzioni di sicurezza delle API IoT, che forniscono l’abilità di autenticare e autorizzare il trasferimento di dati tra dispositivi IoT, sistemi di back-end e applicazioni. O come i sistemi di ‘public key infrastructure’ (PKI), che si possono usare per precaricare certificati digitali nel dispositivo IoT al momento della fabbricazione.
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