Buoni postali, Bot e Cct frenano: si punta su fondi e assicurazioni
Un tempo nelle case degli italiani si faceva un gran parlare di Bot, Cct o di Buoni fruttiferi postali. Erano gli strumenti finanziari più in voga fino a pochi anni fa, da quando hanno lasciato il posto a prodotti meno sicuri ma che hanno rendimenti potenzialmente più elevati. I Buoni fruttiferi postali, ad esempio, garantiti dallo Stato, non rendono più dell'1% e non sono più l’investimento preferito degli italiani: ormai sono da considerarsi più un buon metodo per accantonare soldi.
COME E' CAMBIATA LA FINANZA Anche i Bot, titoli a breve termine, della durata di 3, 6 e 12 mesi, privi di cedole, il cui rendimento è dato dallo scarto di emissione, e i Cct, titoli della durata di 7 anni e cedole variabili semestrali, legate al tasso Euribor a 6 mesi più una maggiorazione, sono da considerarsi ormai strumenti non più redditizi. Oggi come oggi, quelli che erano gli investimenti sicuri degli italiani, sono orientati per il 35% su fondi investimento e polizze vita, cioè un tipo di investimenti non più così sicuri al 100% ma che nemmeno hanno rendimenti bassissimi come quelli offerti dalle obbligazioni di Stato. Il risparmio gestito, cosiddetto ‘professionale’, cioè gestito da professionisti, sta lentamente decollando: ormai si può affermare che il risparmiatore italiano, anche se è stato scosso dalle note vicende che hanno messo in grave difficoltà tutto il sistema creditizio italiano nel 2016, sta lentamente evolvendosi e sta prendendo la forma di quegli investitori dei paesi più avanzati che hanno nella finanza l’economia trainante. Un particolare tipo di fondo d'investimento che sta riscuotendo discreto successo è l'ETF: il loro rendimento è legato alla quotazione di un indice borsistico e non alla abilità di compravendita del gestore del fondo; tale indice può essere azionario, per materie prime, obbligazionario, monetario, o altro ancora. L'opera del gestore si limita a verificare la coerenza del fondo con l'indice di riferimento (acquisizioni societarie, fallimenti, crolli delle quotazioni possono far escludere o introdurre altri titoli nell'indice), nonché correggerne il valore in caso di scostamenti; tali differenze sono ammesse nell'ordine dell'1 o 2%.
GLI INVESTIMENTI
Nel portafoglio degli italiani 4.051 miliardi di euro
Nel portafoglio delle famiglie italiane ci sarebbero 4.051 miliardi di euro nel 2016 di investimenti in liquidità (escludendo gli immobili) con un aumento (dati 2015) dello 0,5% in Italia e del 3,2% in tutta l’eurozona.
In particolare, nel nostro paese, come afferma la Consob in uno studio recente realizzato insieme a Bankitalia e Ivass, la limitata alfabetizzazione del risparmiatore italiano ne limita la comprensione dei fenomeni sia finanziari che di politica estera che ne derivano.
Si pensi che solo il 6% degli intervistati dell’indagine conosce come si diversificano gli investimenti: una percentuale veramente impressionante che, da sola, dovrebbe dare un’idea del livello di cultura finanziaria presente in Italia. Per far capire ancora meglio, bisogna considerare che le popolazioni di paesi poveri dell’Africa conoscono mediamente più di noi le nozioni di investimento, obbligazioni, cambiali, diversificazione del portafoglio titoli e altri concetti elementari di finanza.
FONDI PENSIONE
Una risposta al gap previdenziale per godersi il futuro post lavoro
Tra gli strumenti finanziari più diffusi nei tempi recenti ci sono i fondi pensione, una risposta al gap previdenziale che interesserà una buona fetta di italiani quando smetterà di lavorare. L’adesione a un fondo pensione, finalizzato ad affiancare una seconda rendita pensionistica alla pensione Inps, è libera, ma una caratteristica l’accomuna alla previdenza obbligatoria. La contribuzione avviene infatti durante l’attività lavorativa e la pensione integrativa viene erogata soltanto una volta maturati i requisiti per la pensione. Il titolare potrà tuttavia ottenere anticipazioni e riscatti, ma solo per esigenze come sanità e prima casa.
GESTIONE SEPARATA
La garanzia delle polizze vita
La gestione separata che si ha nelle assicurazioni sulla vita è uno dei prodotti assicurativi più sicuri sul mercato. Si tratta infatti di fondi creati dalle imprese di assicurazione, distinti dagli altri della compagnia. Nel caso in cui quest’ultima fallisse, il capitale accantonato con la polizza sarebbe comunque garantito. Nella seconda parte degli anni ‘ 90, queste polizze venivano considerate come ormai superate, ma la crisi del 2008 ha riabilitato i punti di forza dei contratti vita tradizionali. Dal 1981 al 2009 le gestioni separate hanno registrato performance nette positive.