L'ultima B: arriva Guidolin ed è festa

Alberto Dallatana

Non fu una marcia trionfale, ma alla fine l’obiettivo venne centrato. Ed era questo che contava. L’ultima volta del Parma in serie B durò una sola stagione, 2008-2009, conclusa con l’immediata risalita nella massima serie grazie al secondo posto finale, alle spalle del Bari di Antonio Conte.

Una retrocessione, quella dell’anno prima, piuttosto traumatica, dopo 18 anni di A e con il periodo più difficile (quello tra il crack Parmalat e l’arrivo di Tommaso Ghirardi) che sembrava ormai alle spalle. «Dobbiamo subito tornare in A. I responsabili della disfatta – disse l’allora presidente crociato dopo la partita con l’Inter che sancì la retrocessione, alludendo ai giocatori - staranno però con me in B, a patire le pene dell’inferno e a mangiare m…».

In estate salutarono Budan (tra i pochi a salvarsi in quella stagione disgraziata), Gasbarroni, Cigarini, Dessena, Corradi, Couto, Coly e anche Morfeo. Arrivarono, tra gli altri, Pegolo, Budel, Leon, Mariga, Troest e Alessandro Lucarelli, dopo un anno da titolare nel Genoa in A. Il Milan concesse in prestito il diciottenne Alberto Paloschi, che aveva appena debuttato (con gol) nella massima categoria. Restarono, tra gli altri, capitan Morrone, Paci, Marco Rossi, Pisanu, Castellini, Damiano Zenoni e Cristiano Lucarelli. Squadra affidata all’esperto Gigi Cagni, che due anni prima aveva portato l’Empoli addirittura in Uefa, prima però di essere esonerato qualche mese più tardi. Alla viglia del campionato il Parma è, secondo gli addetti ai lavori, la grande favorita. Ma, dopo un’onorevole eliminazione in Coppa Italia (ai supplementari contro il Catania), la partenza del campionato è in salita. Alla prima, in casa col Rimini, arriva solo un pari, poi sembra tutto risistemato quando l’Ancona viene battuto 4-1, ma è un fuoco di paglia: alla prima trasferta, a Bergamo con l’Albinoleffe, arriva una sconfitta (1-0, con giustiziere l’ex Ruopolo).

Seguono il k.o. in casa del Grosseto e, ancor più deludente, il pareggio interno col Frosinone (2-2), che si conclude con la squadra (e Cagni) chiamati sotto la Curva per subire la contestazione dei tifosi. Al tecnico sarà fatale, sei giorni dopo, lo 0-0 nella sua Brescia, ma anche il mancato feeling con la squadra.

La società cerca di cambiare strada prima che sia troppo tardi e chiama Francesco Guidolin, che dopo un paio di pareggi d’assestamento (fra cui quello di Treviso, un 2-2 che vide in gol per i veneti Leonardo Bonucci e Roberto D’Aversa, attuale allenatore dei crociati), inanella una serie positiva interrotta solo dalla sconfitta di Pisa, undici giornate più tardi. La squadra che più impressiona, tra quelle viste al Tardini, è il Bari, che gioca bene, mette in difficoltà i crociati e coglie un pari che le va pure stretto. A gennaio Ghirardi regala a Guidolin il capocannoniere del campionato, Daniele Vantaggiato, che arriva dal Rimini insieme al centrocampista Lunardini, mentre il Bari sbaglia pochissimo e dimostra di essere la principale favorita per la vittoria finale. Ma scivola al San Nicola proprio contro il Parma: è il 4 aprile, le reti di Vantaggiato e Paloschi, entrambe nella prima mezz’ora di gioco, tagliano le gambe ai «galletti» e i crociati si portano ad un solo punto dalla capolista. Mai come quel giorno, la sensazione è che il più sia fatto. Restano otto gare da giocare, la squadra di Guidolin amministra il vantaggio sulla zona play-off, ipoteca la promozione nel giorno del 2-0 casalingo al Pisa e una settimana dopo, con due turni d’anticipo, conquista la A al «Tombolato» di Cittadella (grazie ad un 2-2 che accontenta entrambe), davanti a quasi quattromila tifosi gialloblù sistemati per l’occasione nei distinti.

I giocatori, lo staff e il presidente Ghirardi festeggiano indossando una maglia con scritto «deBito saldAto», uno slogan che, riletto sei anni dopo, l’indomani del fallimento, suonerà piuttosto beffardo. Ma allora fu, giustamente, solo festa: il Parma chiuse con la miglior difesa (34 gol al passivo) e la miglior differenza reti (+31), con 12 gol a testa per Lucarelli e Paloschi. Una stagione che però si congedò con la tragedia del diciannovenne Eugenio Bortolon, tifoso del Vicenza che, nell’ultimo match disputato al Tardini (era il 23 maggio 2009), precipitò dal settore ospiti nel corso del secondo tempo, perdendo la vita. Un dramma che, nel ricordo di quella stagione, non può essere dimenticato.