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Quando il tifo crociato diventa rosa «Amiamo il Parma e siamo fedeli»

Quando il tifo crociato diventa rosa «Amiamo il Parma e siamo fedeli»

27 Luglio 2017, 06:29

I n qualche caso galeotto fu il desiderio di condividere la stessa passione con il fidanzato. In altri, invece, è un qualcosa che ci si porta dentro sin dalla nascita.

Fatto sta che, tanto in città quanto in provincia, la fedeltà al vessillo crociato è un sentimento appannaggio di una sempre più rilevante quota di donne. Ragazze e signore che si limitano non già a seguire le sorti della propria squadra del cuore in tv, ma che sono una presenza fissa al Tardini, sobbarcandosi pure lunghe trasferte.

Lo sa bene, ad esempio, Gianna Vincenzi, icona del tifo gialloblu in rosa. Fa parte del Parma Club Farnese e l’amore nei confronti della maglia crociata, in lei, ha radici profonde. «Non so più nemmeno quanti anni sono passati, da quando misi per la prima volta piede allo stadio...» ricorda.

«Il Parma è parte della mia vita: lo è sempre stato e continuerà ad esserlo. Il mio ricordo più emozionante? Ce ne sarebbero tanti: scelgo una trasferta europea in pullman fino in Svezia, a metà degli anni Novanta, e quella di Sanremo, che diversi anni prima valse la promozione in serie B. Segnò Pioli, ma l’intenso acquazzone che caratterizzò quegli interminabili 90’ di gioco rischiò di avere pericolose conseguenze sulla mia salute...».

Cosa non si fa, per il Parma! Il rinnovo di capitan Lucarelli ha fatto felice Patrizia Costa, del Parma Club I Dané. «Essendo nata a Roma e non avendo memoria storica, dal momento che la passione per il Parma è maturata solo in tempi recenti, è chiaro come Lucarelli sia il calciatore cui mi sento maggiormente legata» spiega Patrizia, il cui battesimo al Tardini avvenne nella stagione 2008-09.

Il Parma, appena retrocesso in B, aveva messo nel mirino una pronta risalita. «Mi ero trasferita da poco, in questa città, per raggiungere il mio ex fidanzato. Con lui, la storia non ebbe alcun seguito. Ma con il Parma, sì. Dal campionato di serie D ho cominciato ad andare in trasferta, insieme al gruppo dei Dané. E da allora, non mi perdo nemmeno i ritiri...».

Al Parma Club I Dané appartiene pure Morena Vezzoni: «Fu mio padre ad avvicinarmi al calcio: il giorno della promozione in serie A del Parma, nel 1990, mi regalò una bandierina, che conservo ancora gelosamente. Avevo 11 anni» racconta Morena.

«Alla stagione 1994-95 risale invece il mio primo abbonamento – aggiunge -; il giocatore che mi è rimasto nel cuore? Gigi Apolloni. Di lui, da piccola, ero innamorata. Durante la sua esperienza da allenatore del Parma, ho avuto modo di conoscerlo più a fondo ed apprezzarne la straordinarie qualità umane, Un vero signore, Gigi».

Per Annalisa Manfredini, il Parma è una...questione di famiglia! Papà Angelo è infatti il leader del Centro Coordinamento dei Parma Clubs. «Praticamente ho cominciato a frequentare il Tardini che ancora gattonavo, se non addirittura prima» sorride Annalisa, la cui prima trasferta europea è davvero di quelle da ricordare: Wembley, 12 maggio 1993.

Non bisogna aggiungere altro. «Fu una notte indimenticabile. Ma ci pensate? Il nostro Parma sulle vette più alte della scena calcistica internazionale. Roba da non crederci. Se dovetti convincere papà e mamma (anche lei grande tifosa) a portarmi a Wembley? Macché. Furono loro stessi a propormelo. E che sogno mi hanno regalato».

«Amo il Parma perché è la bandiera della mia città, la mia maglia, una passione irrefrenabile che sgorga dal cuore» afferma Maria Colombini, del Parma Club Toscanini.

«I miei miti assoluti sono due, Benarrivo ed Asprilla: del primo ricordo la tenacia ed il coraggio, mentre del secondo le prodezze e soprattutto le capriole, dopo ogni gol. Che spettacolo!».

L’attualità racconta invece di un Parma alle prese con una precisa missione da compiere: «Dobbiamo andarci a riprendere quello che ci spetta, ovvero la serie A» ribadisce la signora Maria.

«L’ingresso dei soci cinesi, con nuovi capitali da investire, potrà essere solo un valore aggiunto». Sembra quasi tratto da un romanzo, l’episodio che fece scoccare la scintilla fra Graziella Gianizza ed il Parma.

Lei originaria di Belluno, ma con un marito parmigiano. «Era la prima stagione del Parma in serie A, 1990-91, e noi eravamo sposati da poco - esordisce Graziella -: decidemmo di uscire, dalla nostra casa di Vigatto, per fare un giro in bici. Quella domenica primaverile, il calendario proponeva Parma-Genoa e gli unici a non saperlo in città, forse eravamo proprio noi due: il calcio non era infatti la nostra passione. Giunti davanti al Tardini, fummo letteralmente scossi da un boato: il Parma aveva fatto gol! Ci guardammo negli occhi, scambiandoci una promessa: l’anno successivo avremmo fatto l’abbonamento. E così fu».

Nel tempo, Graziella è diventata una fedelissima crociata: «Merito anche di Gian Carlo Palmieri, allora del Parma Club Valparma di Corcagnano, che mi convinse a dare una mano al Coordinamento, per il servizio d’ordine allo stadio. Il senso di appartenenza al Parma l’ho trasmesso pure a mia figlia, che non a caso va in curva tutte le domeniche...».

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