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Una vita da fratelli

 Una vita da  fratelli

di Marco Bernardini

27 Luglio 2017, 06:26

Poco più di un mese fa seguiva con trepidazione dalla tribuna del “Franchi” il rigore decisivo calciato, nella semifinale play-off di fronte al Pordenone, dal fratello Alessandro. Che, nel frattempo, ha portato il Parma in serie B e scelto di continuare a giocare per un’altra stagione a quarant’anni appena compiuti. Cristiano Lucarelli, ora sulla panchina del Catania in Lega Pro, si sarebbe comportato diversamente ma non può non appoggiare chi contribuì in prima persona a portare in terra ducale dopo la retrocessione ed alla vigilia del campionato di serie B 2008-2009. In cui il Parma ottenne un’immediata promozione grazie anche alle dodici reti siglate dall’ex attaccante di Livorno, Torino, Lecce, Valencia, Shakhtar e Nazionale, che nelle vesti di allenatore debuttante vinse nel 2013 a Montepulciano lo scudetto alla guida degli Allievi Nazionali crociati. «Io personalmente gli avevo consigliato di smettere ed al suo posto mi sarei fermato per intraprendere una nuova carriera ma capisco anche le sue motivazioni di raggiungere due record alla portata - spiega Cristiano a proposito del fratello Alessandro - quello più semplice di diventare il giocatore con più presenze in campionato e l’altro di lasciare il Parma laddove merita di stare e si trovava prima del fallimento. Sarebbe una storia da Iron Man, più unica che rara nel mondo del calcio. Gli auguro di cuore di centrare entrambi i traguardi».

Si aspettava un matrimonio così longevo tra il Parma e suo fratello?

«All’inizio mi ero permesso di suggerirlo alla dirigenza dato che cercava un difensore mancino, sono contento abbia fatto meglio di me legando i momenti migliori della carriera alla piazza di Parma. Tra il consiglio del suo acquisto e lo scudetto vinto con gli Allievi qualcosa rimarrà anche di mio nella storia del club».

Cosa ricorda della stagione 2008-2009 in serie B?

«Eravamo partiti tra le difficoltà d’adattamento e lo smarrimento della piazza dopo un ventennio di grandi risultati in campo nazionale ed internazionale. Un fatto un po’ nuovo per la generazione dei tifosi più giovani ma abbiamo saputo soffrire e la nostra maggiore forza rispetto alle rivali emerse fuori alla distanza».

Quale episodio è ancora impresso nella sua mente?

«La vittoria al Tardini per 1-0 sul Mantova con un gol contestatissimo di Leon che fu prima annullato e poi convalidato (tra i virgiliani militava l’attuale tecnico dei crociati, D’Aversa, che rimediò un cartellino rosso). Ricordo le mie vivaci proteste e quelle dei compagni nei confronti dell’arbitro Pierpaoli e dell’assistente per far cambiare la decisione, dimostra la voglia che avevamo di tornare subito in serie A».

Come si vince da neopromossi un campionato di serie B?

«L’ultima stagione e, più nello specifico, gli esempi di Spal e Benevento insegnano che in fin dei conti non c’è tutta questa differenza con la Lega Pro. Se ripenso al nostro precedente stavolta ci si arriva molto meglio con tutt’altro entusiasmo, da quel che sento e leggo sui giornali le intenzioni sono quelle di allestire una rosa competitiva. Non mi meraviglierei se Parma, Foggia e Venezia lottassero nelle prime posizioni per vincere il campionato».

Quali sono le favorite nella corsa alla serie A?

«E’ presto perché le squadre si sono mosse ancora poco sul mercato però sulla carta vedo meglio le tre retrocesse, il Frosinone e le matricole menzionate prima che dispongono alle spalle di una forza societaria non indifferente».

Come ha vissuto la scalata del nuovo Parma?

«Se due anni fa la serie D poteva essere considerata di passaggio, in Lega Pro è stata compiuta un’impresa anche per come si era messa la stagione. Non è affatto scontato, specialmente, quando di fronte hai squadre attrezzate ma con meno ansie e pressioni. Mi verrebbe da aggiungere che non tutti i mali vengono per nuocere: il fallimento non sarà mai facile da dimenticare per i tifosi ma indirettamente, in un certo senso, ha fatto sì che il Parma finisse in mani solide e diventasse una delle società più invidiate d’Italia».

C’è un nuovo Lucarelli all’orizzonte pronto per esplodere?

«Non esiste più il centravanti vecchia maniera alla Toni tanto per intenderci, il calcio si è un po’ modernizzato e propone ora attaccanti più leggeri che danno una mano alla squadra in fase di non possesso. Ma bisogna essere oculati nelle scelte in sede di mercato, come spesso avviene saranno le punte a fare la differenza».

Quali obiettivi si pone a Catania?

«Lavorare in una piazza così calda e passionale, dal punto di vista della maturazione, mi farà sicuramente bene, è una sfida stimolante e spero di poter essere all’altezza. Il Catania ha poco da spartire con questa categoria, saremo tra le quattro-cinque favorite del girone assieme a Trapani, Lecce, Matera e Cosenza».

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