IL CASO

Diga di Vetto, esposto sul bando: «Si rischia di rallentare ancora». La puntualizzazione del Consorzio di bonifica Emilia centrale: il termine scadrà il 31 gennaio

Diga di Vetto, esposto alla procura sul bando emesso dal Consorzio di Bonifica Emilia Centrale per le soluzioni progettuali di un invaso sull’Enza.

Il Comitato promotore della Diga di Vetto e altri cittadini, che da decenni sostengono la ripresa dei lavori, sospesi il 16 agosto del 1989, fanno sapere che «hanno appreso che il giorno 13 dicembre 2023 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea e sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana un bando da parte del Consorzio Bonifica Emilia Centrale, con scadenza 15 gennaio 2024, rivolto alle società di progettazione italiane ed europee per l'elaborazione di un documento di analisi fattibilità economica di vari scenari e di varie soluzioni progettuali relativamente ad un invaso in Val d’Enza».

«Essendo circa 160 anni che sull’Enza si fanno studi di prefattibilità e anche progetti esecutivi, tra cui quelli del 1926 e del 1988, si riteneva non fossero più necessari ulteriori studi e altro spreco di denaro pubblico, oltre a vari anni che serviranno per decidere, ma sembra non sia così. Si riparte da un documento di fattibilità delle alternative progettuali, che oggi si chiama Doc.fap; si riparte dall’anno zero, dal 1863», si legge ancora nel comunicato del comitato.

«A parte queste considerazioni, a nostro avviso riteniamo che questo appalto, sia stato emesso con tempi estremamente compressi e a cavallo delle festività natalizie e di Capodanno e questo ci porta a dedurre che molte società di progettazione europee e italiane non saranno in grado di poter esprimere una valutazione seria e corretta, o peggio ancora rinunceranno a partecipare a questo bando; se si voleva ridurre i tempi, peggior periodo non poteva essere scelto. A nostro avviso questo non creerà una minima e sana concorrenza tra le varie società di progettazione, come doveva essere quando si usa denaro pubblico», aggiungono.

«Riteniamo inoltre che le motivazioni che hanno portato il Consorzio di Bonifica Emilia Centrale ad adottare l’attestazione di urgenza, sia ingiustificato, a nostro avviso per questo bando, e ci sembra evidente che eviterà la partecipazione di un congruo numero di società di progettazione, essendo impossibile uno studio serio della documentazione allegata al bando in tempi così brevi e viste le festività: inoltre sembra che la documentazione sia stata resa disponibile alle imprese con vari giorni di ritardo, vanificando e riducendo, di fatto, i tempi concessi. Pertanto riteniamo corretto invitare la procura della Repubblica a verificare se sussistono gli elementi minimi per annullare o prolungare la durata di effettuazione degli studi di questo bando, in modo di consentire ad un congruo numero di imprese di progettazione di partecipare al bando».


Il Comitato intende poi segnalare che l’ente appaltante si è avvalso dell’art 108, comma 5 del codice dei contratti pubblici (prezzo fisso ed immutabile non soggetto a ribasso), questo non consente una valutazione economica delle varie offerte, ma limita la scelta di chi si aggiudicherà l’appalto alla sola valutazione tecnica dell’offerta. Da parte nostra riteniamo che il bando vada modificato, allungando i tempi ed escludendo il prezzo fisso ed immutabile, che permetta una valutazione anche economica, non solo tecnica».


Così il Comitato e altri esponenti hanno incaricato un loro avvocato di procedere alla stesura di un esposto da presentare «al presidente del Consorzio di Bonifica Emilia Centrale, alla procura di Reggio Emilia, al Mit (Ministro Infrastrutture e Trasporti), al segretario dell’Autorità di Bacino del fiume Po, al presidente della Regione Emilia Romagna, al Presidente del Consorzio di Bonifica Parmense e ad Atersir, chiedendo alla procura della Repubblica di effettuare le opportune verifiche relativamente a questa Gara d’appalto, e se esistono turbative d’asta. Riteniamo di inviare l'esposto entro mercoledì 10 gennaio - conclude il Comitato - in modo che anche il cda della Bonifica Emilia Centrale, che si dice si riunirà giovedì 11 gennaio, se vorrà, ne potrà discutere». 

La replica del Consorzio di bonifica Emilia centrale: "La scadenza del bando prorogata al 31 gennaio"

"In merito - scrive" il Consorzio di bonifica  dell'Emilia centrale in un comunicato stampa - al bando di gara GU 5a Serie Speciale - Contratti Pubblici n.143 del 13-12-2023 avente come oggetto la redazione del Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali (DOCFAP) relativo al progetto di "Realizzazione di un invaso a scopi plurimi in ambito montano e altre azioni sinergiche per il soddisfacimento dei fabbisogni idrici della Val D'Enza nelle province di Reggio Emilia e Parma" il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, in virtù della comunicazione inoltratagli dall’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, informa che la tempistica relativa all’iter procedurale per la redazione del suddetto DOCFAP è stata allineata all’iter procedurale per la stesura dei progetti di "Realizzazione di azioni sinergiche per il soddisfacimento dei fabbisogni idrici della Valle di Lanzo e della città metropolitana di Torino, tra cui la realizzazione di un invaso a scopi plurimi in Valle di Lanzo" che terminerà il prossimo 31 gennaio; questa decisione, ora ufficializzata e dunque comunicata e che consentirà di poter contare su un più ampio margine temporale, avviene nel pieno rispetto della tabella di marcia prevista dal procedimento garantendone ulteriormente l’efficacia".

"La procedura di gara in corso per l’affidamento del DOCFAP  - conclude il comunicato del Consorzio dell'Emilia centrale - è regolata da un disciplinare predisposto dagli Uffici consortili, naturalmente a seguito di un approfondito confronto con i tecnici di Regione Emilia-Romagna, Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, ATERSIR e Consorzio della Bonifica Parmense e con il contributo di studi legali esterni di provata esperienza e capacità. Si tratta di un iter articolato che prevede il rispetto di prescrizioni di legge chiare, oltre che di termini e condizioni previste dal Decreto che ha disposto il finanziamento stesso. Un percorso volto a tutelare ogni tentativo di ingerenza in un’attività che spetta, per legge, alle istituzioni pubbliche demandate".

r.c.