cominciamo bene....
I vostri incipit
Quarto appuntamento con gli incipit dei lettori, che continuano ad arrivare numerosi in redazione. Arrivano anche dei complimenti, e per questo ringrazio umilmente. Questa volta, ma non solo, sembra che il cielo, il sole, l’alba, i tramonti siano molto considerati. Visto che due settimane fa ho stilato una lista di esempi, e non di citazioni, mi permetto di fare qualche esempio anche qui. La vista, lo sguardo sulla scena iniziale è sempre preponderante come dicevo, e mi stupisce che gli altri quattro dei nostri cinque sensi siano quasi assenti: il tatto manca (per esempio ’Sfiorò la superficie ruvida del…’) oppure l’olfatto (’Un profumo di erba tagliata arrivava da…’). Ma è solo una considerazione generale, perché chi accetta di mettersi in gioco non ha bisogno di troppi consigli. Trovate qualche semplice considerazione sotto tre degli incipit arrivati che ci hanno colpiti maggiormente.
Segue...
Scelti e commentati
di Sabina Bruschi
Il giorno in cui Matteo morì, un giovedì di inizio primavera, era cominciato con un’alba straordinaria.
Qui l’alba, un’alba straordinaria, colpisce nel segno, perché è sovrapposta a un evento tragico. Non sappiamo se la morte di Matteo sia improvvisa, o sia un evento atteso e non per questo meno tragico. Ma siamo dentro la vicenda, attratti da questo contrasto.
di Elisa Marchinetti
A Cesare Zavattini mio nonno Mario sarebbe piaciuto. Ne sono convinta.
Sarà che ho un debole per Zavattini, ma questa apertura per me è perfetta. Intanto mi immagino già il nonno in questione, e so che se questo nonno Mario può andare a genio a Zavattini allora di sicuro andrà a genio anche a me. E poi semplice. Un incipit semplice che promette ironia, e forse nostalgia.
di Nicola De Ieso
In un’asettica stanza di obitorio si spezzava l’ultimo legame di sangue, lasciando l’erede di una sfortunata famiglia felicemente solo. Seduto sul bordo della sedia, con i gomiti sulle ginocchia e il mento nel palmo della mano destra, Mikael Bardi osservava indifferente il corpo freddo di suo padre.
Altro incipit dove muore qualcuno (ma non è colpa mia). Una contrapposizione spiazzante, fra il corpo freddo di un padre e l’indifferenza del figlio. Felicemente solo. Un punto di partenza per raccontare un conflitto. Cosa si cela dietro questa dura mancanza di empatia? Rabbia forse? Magari un rimpianto. Chi può dirlo?
Arrivati in redazione
di Maria Antonietta Iaschi
Forse. La parola più udita
di Roberto Cerocchi
Erano trascorsi diversi anni da quando Lisa aveva lasciato la Val Ceno.
di Daria Gaibazzi
La lettera era rimasta intatta nello stesso punto, ancora chiusa, appoggiata sui ricami del copri vassoio insieme ai piatti che racchiudevano, ormai freddo, un pasto non consumato.
di Giuliana Leporati
Migrare, sperare il meglio sì, tuttavia non per cercare grandi ricchezze o vane curiosità, bensì per scoprire meraviglie e stupori di solidarietà umana. Ed ecco che...
di Enrico Carpi
I manichini mi hanno sempre fatto paura. In genere cerco di non incrociare mai il loro freddo sguardo. Mi immagino che possano mettermi a nudo l'anima.
di Giuseppe Maghenzani Taverna
Andiamo sino al fiume in bicicletta? vediamo se i tedeschi hanno lasciato qualcosa nell’attraversarlo? chiese Paolo al suo amico Pucci.
di Stefano Caffagnini
Un sole rosso che scende a nascondersi dietro le ombre delle prime colline. Nello specchietto retrovisore della scassata ma camminante Fiat Uno, il finestrino abbassato a manovella per fare uscire il fumo, Pietro Padovana, con una mano impugna allegramente il volante.
di Lola Zalzal
Il sole, ormai basso all’orizzonte, affondava silenziosamente nel mare le sue lunghe lingue di fuoco che si allargavano quasi fino a riva. Il cielo, dapprima scarlatto, attenuò rapidamente d’intensità, non prima d’aver sciorinato le sue mille vesti dalle calde sfumature rosate.
di Daniele Zinelli
Sotto il cielo grigio di un autunno senza fine, Marco sedeva sulla panchina del parco, le foglie morte intorno a lui come un manto di rimpianti.
di Patrizia Carrozza
Quella mattina faceva freddo, e tutto ciò che arrivava agli occhi dell’abituale spettatore da quel vetro della porta tutto appannato, aveva qualcosa di poetico.
di Afro Cornini
Fausto aprì gli occhi all’improvviso ansimando e tossendo, il terrore gli serrava il petto in una stretta insopportabile, il cuore picchiava all’impazzata come un batterista nel pieno di un assolo frenetico e martellante.
di Mirka Melegari
È un giorno come tanti …a poco più di un mese dal Natale, ti ritrovi ancora una volta, a fare i conti con quello che il destino ha deciso di avere in serbo per te stessa.