Addio alle auto (private): le biciclette e i pedoni saranno i protagonisti della città del futuro
La città del futuro sarà sempre più a misura di pedone e di ciclista. Mentre le auto saranno senza conducente. Fantascienza? Assolutamente no.
«Grazie alla guida autonoma si avrà l'80% in meno di inquinamento, ma anche l'80% in meno di incidenti e di spazi urbani occupati dai parcheggi. Nell'arco di cinque-dieci anni saremo quindi chiamati a ridisegnare spazi pubblici molto ampi, perché tutti questi parcheggi non ci serviranno più», prevede Dario Costi, architetto, docente di composizione architettonica urbana all'Università di Parma e direttore del laboratorio regionale di ricerca Smart city 4.0 Sustainable lab. «Dobbiamo pensare ad una città a misura di persone», mentre ora, si rammarica Costi, tutte le città sono disegnate sulle esigenze delle «scatole con le ruote», cioè le auto.
L'occasione per ripensare lo sviluppo dei centri urbani - uno sviluppo che non dovrà più consumare campi, boschi e prati, affermano tutti - si è presentata venerdì sera alla Casa della Musica durante il dibattito a quattro voci «Il Bel Paese. Dalle parole di Dante alla rigenerazione urbana», organizzato da Green week-Festival della green economy, in collaborazione con il Festival della Parola.
Ma cosa c'entra Dante con l'urbanistica? C'entra, perché come ricorda Manlio Maggio, ideatore e curatore del Festival della Parola, è l'autore della Divina Commedia a coniare il termine Bel Paese e noi, che siamo i suoi abitanti, non dobbiamo stravolgere un paesaggio e una storia architettonica dominata dalla bellezza. Da qui il dovere degli architetti, dei progettisti e della politica di immaginare uno sviluppo che migliori e valorizzi le nostre città. «Dobbiamo realizzare una rigenerazione umana, cioè mettere al centro il cittadino. Poi arriveranno gli architetti», avverte Michele Alinovi, assessore all'Urbanistica e ai Lavori pubblici, che ricorda cosa si sta facendo a Parma, a partire dal processo partecipativo voluto per il nuovo Piano urbanistico generale, che ha coinvolto 170 partecipanti impegnati in 12 tavoli. «La sfida della rinascita urbanistica è a Nord della via Emilia, perché là ci sono il Pablo, il San Leonardo e il Paradigna, quartieri che negli anni hanno scontato una carenza di qualità e quantità», promette Alinovi, mentre Emilio Faroldi, architetto e docente di tecnologia dell’architettura al Politecnico di Milano, invita a coinvolgere i giovani: «Bisogna immaginare come le città potranno adeguarsi non a chi governa i processi, ma a quelli che saranno i fruitori». Intanto, Mario Fedriga, design manager della Technogym, ricorda che un forte impulso al cambiamento lo ha dato la pandemia: «In sette mesi abbiamo imparato quello che avremmo capito in sette anni». Speriamo.
P.Dall.