Sale slot chiuse ma l'azzardo scommette online
«Il Covid-19 è stato un acceleratore di tanti fenomeni già in essere. Per un periodo, si è pensato solo al virus, ma anche gli altri effetti a cascata sono stati tanti, e a dirlo sono gli studi».
Simonetta Gariboldi, psichiatra e dirigente medico nel Servizio Ausl dipendenze patologiche di Fidenza, non ha dubbi: la diffusione del nuovo coronavirus ha acutizzato le problematiche legate al gioco d’azzardo. Perché, anche se le disposizioni sanitarie hanno imposto la chiusura (temporanea) delle sale slot, i giocatori compulsivi, soprattutto i più giovani, si sono trasferiti in rete. «Di gioco online si parlava da tempo, solo che la maggior parte delle persone preferiva giocare in presenza, anche perché lotterie e videolottery (conosciute anche come Vlt, ndr), per le loro caratteristiche di velocità e di struttura del gioco, creano una dipendenza più veloce. Prima del Covid-19, l’età media di chi si rivolgeva alle nostre strutture era tra i 45 e i 50 anni: si trattava per lo più di maschi, con bassa scolarità, impiegati e sicuramente meno avvezzi all’online. Dal 2019 al 2020 l’età si è abbassata e siamo passati dai 45 anni ai 39 in un anno solo, e questo è un po’ un segno dei tempi, qualcosa che era già in essere, ma che sta cambiando velocemente», racconta la specialista.
I giocatori d’azzardo più giovani, che di solito chiedono meno aiuto, fanno scommesse sportive in rete, usano slot machine virtuali e giocano a poker online. «Avevamo iniziato a vedere anche ragazzini dipendenti dai videogiochi come Fortnite e, purtroppo, il lockdown ha velocizzato la prassi - spiega Gariboldi -. Il gaming, che prima era semplicemente un fenomeno osservabile, è diventato con il tempo, anche prima del coronavirus, una dipendenza riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della Sanità e il Covid-19, consegnando tanti giovani al digitale, ha dato un po’ il colpo di grazia».
E anche se non esiste una regola universale per capire se e quando il gioco d’azzardo online diventa pericoloso, la psichiatra avverte: «Quando iniziamo a capire che c’è qualcosa che non funziona a livello lavorativo, economico, relazionale e di salute significa che la quantità di tempo spesa a giocare è sfuggita di mano. È bene quindi fare attenzione agli atteggiamenti compulsivi e alla perdita di controllo. Qualche segnale può essere il troppo tempo passato online con conseguenti problemi sul lavoro e un ritmo sonno-veglia alterato».
Secondo l’Istituto superiore di Sanità, i numeri legati al gioco d’azzardo (in generale), nel 2020, sono risultati variabili e se durante il lockdown, come ricordato anche dalla psichiatra, c’è stata una riduzione del gioco in presenza, l’eccezione l’ha fatta il gratta e vinci, l’unico elemento raggiungibile perché venduto negli esercizi commerciali aperti. Secondo gli esperti, compresa la psichiatra, «una piccola impennata» del gioco d’azzardo quando le restrizioni si sono allentate. E se una parte di giocatori patologici, non potendo frequentare le sale slot ha «beneficiato» delle chiusure imposte dall’emergenza sanitaria e della lontananza fisica dal gioco d’azzardo, altri, come ricordato dalla specialista, oltre al game online, hanno aumentato l’uso di alcol e psicofarmaci: «Ci siamo resi conto, tramite le telefonate che facevamo con gli utenti per mantenere i contatti quando non ci si poteva vedere, del forte impatto emotivo che ha causato la paura e lo stress dell’emergenza sanitaria. C’è stato un aumento anche dell’uso delle sostanze psicoattive e, in alcuni casi, c’è stato un cambio di dipendenza».
E alla domanda se nel 2020 si sono registrati nuovi giocatori patologici, Gariboldi risponde di sì: «I dati lo confermano. A giugno 2020, un report del Consiglio nazionale delle ricerche, scritto grazie a un questionario online, riferiva di nuovi casi». Secondo la psichiatra poi, il Covid-19 ha interrotto le buone pratiche di sensibilizzazione del fenomeno: «Nell’anno della pandemia sono mancate le attività sia di prevenzione scolastica, che la nostra azienda svolge, sia quelle rivolte alla popolazione. Purtroppo, si sono anche interrotti i gruppi di mutuo aiuto dei giocatori anonimi, attivi a Parma, che non hanno potuto continuare la loro intensa attività in presenza e, infine, per timore dei contagi, come accade in altri ambiti, qualcuno non ha chiesto aiuto. C’è stato proprio un ripiegamento e quindi delle situazioni già gravi sono peggiorate. Questo è forse il danno più grave, in questo ambito, provocato dal coronavirus».