Dalla grafica all'editoria, una vita nel segno dei libri e della bellezza

DAVIDE BARILLI
Addio all'editore più raffinato del pianeta, al bibliofilo, al collezionista, al dandy, all'inventore di straordinari mondi di carta.  Da oggi la città e il mondo sono in lutto. E’ morto ieri Franco Maria Ricci, nella sua casa a Fontanellato, nel suo Labirinto. I funerali saranno celebrati lunedì in Duomo alle 11,30. Ricci, nato a Parma il 2 dicembre 1937, avrebbe compiuto fra pochi mesi 83 anni. Una vita, la sua, che sembra  un castello di destini incrociati. Nato a Parma da genitori aristocratici, una laurea in Geologia,  si lancia nell'editoria quasi per gioco, dopo un viaggio in Turchia, estraendo dal cilindro la prima delle sue sorprese, quel monogramma «FMR»  famoso in tutto il mondo come simbolo di  costante tensione verso la perfezione.  Quello scrigno patinato, con la copertina  nera, d'impatto, elegantissima, definito  da Fellini «la perla nera», che nel 1965 battezza la casa editrice.   Nel 1972 la sua impresa più difficile e irripetibile è rappresentata dalla ristampa del monumento dell'Illuminismo, l'«Encyclopédie de Diderot et d'Alembert» in dodici volumi, un successo storico con 5000 collezioni acquistate in Italia e nel mondo.
Il  grande successo arriva nel 1982 quando Ricci, insieme a Laura Casalis e alcuni collaboratori come Giulio Confalonieri, Massimo Listri, Vittorio Sgarbi e Giovanni Mariotti dà vita alla rivista d’arte  FMR che  in breve diventerà   uno fra i periodici d’arte più autorevoli, anticonformisti, prestigiosi e influenti d’Europa e d’America.  Il successo è tale che Ricci fonda la Fmr International Corporation di New York. E il fenomeno Ricci viene studiato alla Bocconi.
 Con i suoi libri e con tanti articoli di FMR, Ricci ha permesso la scoperta di testi, all'epoca inediti di Italia, di scrittori come Nerval,   Schwob, Cazotte, Bloy, Stendhal, Villier de l'Isle-Adam, e poi Roland Barthes, Jean Giono, André Chastel, Rogier Caillois, Paul Morand.
Graphic designer, editore, collezionista d’arte, appassionato bibliofilo, costruttore di labirinti: Franco Maria Ricci è stato tutto questo e molto altro.  Ha creato collane di libri straordinari e ineguagliabili. Andando a scovare testi preziosi e introvabili. Le riviste e i libri d’arte di Ricci fanno pensare alla Wunderkammer barocca:  elargizioni  di stupore. Aristocratico, innamorato dell’idea classica di bellezza, Ricci è stato folgorato dall’incontro con l’opera di Bodoni. E' il  1965 quando pubblica  una ristampa anastatica del Manuale Tipografico del saluzzese. Dopo la laurea in geologia, Ricci era tornato a Parma da un paese enigmatico e magico come  la Turchia. In quel luogo ricco di contraddizioni si giocò il suo futuro:  fare il missionario o ritornare a Parma, con l'idea che la bellezza è un valore da contrapporre alle brutture del mondo. Muove i primi passi come grafico   inventando un'estetica  che si concretizza  in marchi e  pubblicità per  grandi aziende, italiane e straniere. Ma  poi decide di debuttare nell’editoria allestendo, tra il 63 e il 65, a Medesano, una piccola officina tipografica. Lì pubblica il suo primo titolo, appunto  «Il manuale tipografico di Giambattista Bodoni». L’inatteso successo che accoglie i mille esemplari di quella ristampa anastatica lo incoraggia. Capisce che avrebbe amato essere editore. Negli   anni successivi Ricci si occupa sempre di progettazione grafica e di Bodoni. Rinasce così l’Oratio Dominica, altro capolavoro di Bodoni, che Ricci offre a beneficio dei restauri della Biblioteca di Firenze distrutta dall’alluvione. Ottiene dal Papa Paolo VI la firma su tutte le copie offerte a Firenze. L’opera viene presentata al Grolier Club di New York da Jacqueline Kennedy. 
Il gusto visivo e intellettuale per il corpo della scrittura, per le proporzioni e l’armonia dell’impaginazione è all’origine delle sue collane. Fondamentali,  gli incontri da cui si svilupparono importanti progetti editoriali: Roger Caillois,  Italo Calvino, Roland Barthes. Ma soprattutto Jorge Luis Borges, con cui instaurò un vero e proprio sodalizio artistico, che portò alla realizzazione di una collana di ben 45 volumi diretti dallo scrittore argentino, La Biblioteca di Babele. Ma sono tantissime le «invenzioni» editoriali di Ricci: collane come  I Segni dell’Uomo, Morgana, Quadreria, Luxe, calme et volupté, Curiosa, Iconographia, La biblioteca blu, Top Symbols and Trademarks of the World,  Guide impossibili, Grand Tour, Antichi Stati, Signorie e Principati, e le Enciclopedie delle città e delle regioni d’Italia, Milano, Parma, Roma, la Sicilia. 
 Molte sono le edizioni in cui l'editore ha esaltato il legame tra Francia e Italia: «Parma e la Francia» di Paul Bédarida, «Palazzo Farnese» di Michel Hochmann, «Villa Medici» di Philippe Morel o «Napoleone» in Italia di Xavier Salmon sono fra gli oltre seicento volumi d'arte, di storia e di letteratura realizzati. Per noi parmigiani, fondamentale è stata «L'enciclopedia di Parma», ombelico con la città che, riamato ha amato, (testimoniata dall'indimenticabile  festa per i suoi Ottant'anni al Teatro Regio e dal suo recente contributo «La grafica a Parma da Bodoni» al 2020 nel volume «Parma è la Gazzetta» uscito in occasione dei 285 anni di storia del quotidiano). 
 Nel 2004 lascia la direzione della rivista FMR, per dedicarsi a realizzare il «sogno» del Labirinto. Fonda la casa editrice Ricci editore, con sede a Fontanellato, che pubblica ogni anno poche edizioni molto curate sotto l’aspetto sia grafico che dei contenuti, con una attenzione particolare alla bibliofilia e ai capolavori italiani.

Una vita straordinaria, quella di Franco Maria Ricci, nel segno della realizzazione del bellezza, quella imprevedibile. Passando dalla passione per le fuoriserie  - la magnifica Jaguar  a bordo della quale  sfrecciava per le vie di Parma è ora in bella mostra  nel museo del Labirinto - al mondo cartaceo e della grafica da cui sono nati  tutti i capolavori attraverso cui resterà immortale.