'Tornano i clienti abituali ma le incertezze sono tante'
Ripartenza a macchia di leopardo per i bar e le pasticcerie cittadine. Ieri, con l’avvio della cosiddetta Fase 2 questi esercizi hanno potuto offrire il servizio d’asporto (finora era possibile la consegna a domicilio) ai propri clienti. In tanti però - soprattutto in centro - hanno scelto di tenere le serrande abbassate fino a quando non sarà possibile far accedere «normalmente» i clienti nei locali.
Ieri in sostanza i clienti hanno potuto fermarsi davanti ai locali per ritirare il cibo o le bevande. Se in un primo momento era prevista la prenotazione obbligatoria anche solo per portarsi via un caffè, da ieri - in base a quanto stabilito dalla Regione - non c'è più l'obbligo di prenotare la consumazione.
Resta invece attivo il divieto di consumare il cibo ordinato all’interno dei locali e di sostare nelle loro immediate vicinanze. Quest’ultima disposizione ha suscitato non poche polemiche, soprattutto da parte dei clienti, costretti a sorseggiare il caffè in piedi, seduti su una vicina panchina o in auto. «Il fatto di non potersi nemmeno appoggiare un secondo al bancone per sorseggiare un caffè è davvero assurdo, direi idiota», commenta un uomo mentre ritira il proprio caffè al Bistrò in piazza Garibaldi. Altri invece si siedono ai piedi della statua di Garibaldi mentre addentano una brioche o un panino. «Un po’ di movimento c’è, ma speriamo che la situazione migliori nei prossimi giorni», commentano dal Bistrò. Simile la situazione anche alla pasticceria Cocconi di via Repubblica.
In via Farini uno dei pochi bar aperti è il bar Panino d’Artista, ma tutt’attorno le serrande sono quasi tutte chiuse. Alcuni come la vicina pasticceria Bombè, effettuano servizio di consegna a casa, altri invece hanno scelto di tenere chiuso almeno fino a giugno, quando dovrebbero allentarsi ulteriormente le restrizioni governative. «Apriremo soltanto quando potremo riaprire realmente e quando sapremo come comportarci con i clienti - rimarca Angelo De Rinaldis, titolare del Lino’s Coffee di via Nazario Sauro -. Abbiamo scelto di rimanere chiusi fino a giugno perché non c’è convenienza economica ad aprire ora. Sono senza dubbio maggiori le spese per pagare un dipendente che le entrate legate a qualche caffè d’asporto».
Simile la situazione nelle altre vie del centro. Nella periferia invece le riaperture di bar e pasticcerie sono state decisamente più numerose. «Stamattina (ieri, ndr) - sottolineano all’Estasi Bar - ci sono venuti a trovare i clienti più affezionati, desiderosi di bersi un caffè e di salutarci dopo questo stop forzato». Uno dei problemi è l’aumento dei prezzi delle materie prime e del packaging necessario per garantire l’asporto. «Moralmente la riapertura è stata positiva - spiega Alice del bar Company di via Cassio Parmense -. Sono venuti a trovarci i clienti abituali, dimostrandoci tutto il loro affetto e il valore che può avere il bar di quartiere per la socialità. Il problema invece sono i margini di guadagno, sempre più bassi a causa dell’aumento delle materie prime e del packaging per l’asporto. Questa mattina (ieri, ndr) avremo venduto una ventina di caffè e una decina di brioche, ma per ogni pasto spendiamo oltre un euro solo per il materiale necessario per garantire l’asporto. Andare avanti in questo modo è davvero dura».