Bruno Rossi: «Da borgo del Naviglio al mondo: la mia vita da inviato»

Una carriera lunga sessant'anni, da borgo del Naviglio al mondo. Da cronista della «Gazzetta» prima, inviato del «Corriere» poi,   e infine di nuovo alla  «Gazzetta» come direttore. E pensare che tutto è iniziato da una partita a  tennis e da una racchetta   bucata al centro.  
Lo ha raccontato  Bruno Rossi in persona,  in   una  chiacchierata sul giornalismo  con il direttore Claudio Rinaldi, ieri  pomeriggio durante uno degli «Incontri in mostra»   a  Palazzo Pigorini,   dove è in corso   «Parma e la Gazzetta».
Sognava di fare il giornalista fin da ragazzino, Rossi. E sognava anche di girare il mondo, ma gli sembrava impossibile. Non poteva immaginare che dall'approdo alla «Gazzetta» al volo nel nido del «Corriere» il passo sarebbe stato  breve. E che da Milano avrebbe percorso in lungo e in largo l'intero globo.
Muove i primi passi - e gran parte della carriera -  con il collega e amico Maurizio Chierici, un'altra grande  firma parmigiana. Racconta gli esordi  da cronista, ancora praticamente ragazzo. «Il fatto più divertente? Sulle colline del Parmense il  parroco di un  paesino era stato ucciso dalla sua morosa»   sorride Rossi. 
Nella vita da inviato speciale  incontra gorilla e oranghi («mi sembra quasi di aver intervistato più animali che uomini» dice scherzando), fa il baciamano alla figlia dell'imperatore giapponese («mi avevano istruito sul galateo imperiale e costretto a fare il baciamano. Peccato che scivolai sul pavimento ricoperto di cera  e trascinai a terra anche lei»), lotta con i  coccodrilli  e si trova a tu per tu con  fedayn agguerriti con tanto di  mitra a tracolla. Viaggi e avventure che Rossi racconta con l'entusiasmo del ragazzo di allora. Aneddoti esilaranti.  «Parma mi ha salvato in molte occasioni - dice -. Come quella volta all'aeroporto in Brunei. Mi chiesero di compilare un modulo in cui si doveva indicare anche la razza. Non volevo scrivere “razza bianca”, mi faceva inorridire il pensiero,  piuttosto mi sarei fatto buttare giù dall'aereo. Scrissi “razza pramzana”. Passai i controlli senza problemi».  Quindi ricorda i maestri a cui è ancora grato: «Quanto imparato da Baldassarre  Molossi e Aldo Curti mi è servito sempre».
Rossi strappa applausi e sorrisi. Diverte la platea (in prima fila  il prefetto Giuseppe Forlani e il questore Gaetano Bonaccorso) e regala al pubblico un altro frammento di quell'identità parmigiana di cui andare fieri. Aggiunge  un tassello al  grande puzzle della mostra - e del catalogo in vendita a Palazzo Pigorini - dedicata alla storia della nostra città,  attraverso le pagine della «Gazzetta». Un viaggio nel tempo  da approfondire e ampliare grazie ai racconti di  parmigiani  illustri.