Diasabili e lavoro, applausi al film che fa parlare chi non ha voce

Un cinema Astra tutto esaurito ha accolto con emozione e applausi, la prima nazionale di «Lavorare stanca?».
 Un documentario che racconta le storie di inserimento lavorativo di persone con disabilità, interamente girato tra Parma e provincia, ma che andrà in giro per l’Italia. La regia è di Alessandro Scillitani (diversi film col grande giornalista Paolo Rumiz), cantastorie dei nostri tempi, narratore dei silenzi dei monti, dei suoni dei fiumi, delle vite di borghi abbandonati, che dà voce a chi spesso voce non ha. 
Con lui, a curare il progetto, il sociologo Mario Lanzafame, per un docufilm voluto e promosso da Fa.Ce. Onlus e Anmic Parma, due tra le più attive e grandi associazioni di disabilità del nostro territorio. Come tutte le cose belle, anche questa è frutto di condivisione: finanziamento di Fondazione Cariparma, patrocinio di Comune, Ausl e Agenzia regionale per il lavoro. E tanti partner, che hanno attivamente collaborato alla costruzione del film, dal taglio culturale e sociale fino alla ricerca delle storie da raccontare: Consorzio Solidarietà Sociale, Cepdi, Fondazione Trustee, Cgil, Cisl e Uil. Tra platea e galleria non c’è un posto libero, con i protagonisti del documentario in prima fila: persone con disabilità che hanno avuto il coraggio di mostrarsi, con le loro abilità, nel loro luogo di lavoro, portone principale di ingresso nella società, per un viaggio verso l’autonomia, la consapevolezza, la libertà. Accanto a loro, i familiari, gli amici, i colleghi: quella comunità che deve andare nella stessa direzione perché anche le persone con disabilità possano essere cittadini come tutti gli altri. Rispondendo a quel punto interrogativo nel titolo, sembra proprio che lavorare stanchi, ma per fortuna. Perché un’occupazione ha cambiato la vita di queste persone. A presentare il film prima e a stimolare le riflessioni dopo, la giornalista della Gazzetta di Parma Chiara Cacciani, insieme ad Annalisa Gabbi, presidente di Fa.Ce., a Walter Antonini, presidente di Anmic, al curatore e al regista. Poi via le luci, per immergersi in quel mondo che non tutti conoscono, quello delle persone disabili al lavoro. Per una visione rara, accessibile a tutti, anche alle persone sorde: il documentario, prodotto da Artemide Film, è sottotitolato, mentre in sala c’è l’interprete della lingua dei segni per favorire la comprensione degli interventi successivi. L’inclusione passa anche per questi particolari. Sullo schermo, intrecciate, le storie: ognuno con la propria abilità, ognuno con la propria opportunità, in azienda, in cooperativa sociale, da imprenditore. Sono le storie di chi ce l’ha fatta, «perché sarebbe stato troppo facile fare polemica e guardare a cosa non va», come ha modo di dire Scillitani. Questo documentario è una luce che grida «si può fare», senza ipocrisie, senza giudizi confezionati, senza pietismo. Entra dentro la vita dei lavoratori, delle loro famiglie, con i problemi, ma anche con le grandi conquiste. È una luce che vuole allargarsi, per scuotere qualche coscienza, o illuminare chi il lavoro può offrirlo. Per questo arriva in tempo, dopo quasi due anni di studio e di lavoro: il 2020 è vicino, Parma sarà capitale italiana della cultura. E di cultura si tratta: quella di una comunità, che deve essere inclusiva e offrire a tutti le stesse opportunità. r.c.