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Cavalieri è il nuovo garante dei detenuti per l'Emilia Romagna

Michele Ceparano

«Tra le priorità la tutela di donne, anziani e minori»

Importante nomina per il parmigiano Roberto Cavalieri che diventa garante regionale delle persone sottoposte a misure limitative o restrittive della libertà personale. Cavalieri, dal 2014 garante comunale per i diritti dei detenuti a Parma, realtà in cui è presente il 41 bis, il cosiddetto carcere duro, ha ottenuto 43 voti su 50 dall'assemblea legislativa regionale e resterà in carica cinque anni. Ora toccherà al consiglio comunale di Parma eleggere il suo successore.


Quali saranno le sue competenze?

Il garante vigila sulle condizioni di vita delle persone detenute o comunque trattenute nei luoghi di detenzione dell’Emilia-Romagna con il fine di garantire il rispetto della dignità e dei loro diritti. Concorre così alla rimozione della possibile presenza di trattamenti inumani e degradanti e alla verifica delle condizioni igienico-sanitarie dei luoghi di privazione della libertà personale e sull’adempimento del dettato costituzionale relativo alla finalità rieducativa della pena.

Come si differenzia questo ruolo da quello di garante comunale?

Il garante regionale può visitare gli istituti penitenziari nel territorio regionale (senza limitazioni nei colloqui anche con i detenuti sottoposti al 41 bis), le strutture psichiatriche e l’istituto penale per i minori. Le competenze sono estese anche ad altri luoghi di privazione della libertà personale quali le camere di sicurezza delle questure, le caserme dei carabinieri, della finanza e della polizia locale, i reparti ospedalieri dove si attuano i trattamenti sanitari obbligatori, i Cie (Centri di identificazione ed espulsione) e le comunità terapeutiche.


Di quante persone si dovrà occupare?

Solo nel contesto penitenziario parliamo di 6-7 mila persone che passano almeno un giorno in carcere all’anno nella nostra regione, la metà sono quelli presenti in media ogni giorno in carcere. A Parma sono mille le persone presenti almeno un giorno all’anno e circa 700 i presenti in modo permanente. Aggiungendo le altre tipologie di persone sottoposte a misure limitative della libertà personale il dato complessivo cresce notevolmente.

Come ha appreso della sua elezione?

Il cellulare ha iniziato, senza interruzione, ad inviarmi notifiche di messaggi e a squillare. Mi ha colpito la varietà delle persone che mi hanno contattato: colleghi garanti, amministratori, personale dell’Amministrazione penitenziaria, agenti e ispettori della polizia penitenziaria, ex detenuti e famigliari di persone che si trovano in carcere. Ho ricevuto molti attestati di stima e congratulazioni.

Chi ha sentito tra le prime persone?

Il professor Mauro Palma che è garante nazionale e che sarà la prima persona che andrò a trovare e ci siamo promessi di collaborare in modo molto stretto. Poi Marcello Marighelli, il garante regionale uscente, e Antonio Ianniello, garante di Bologna, ai quali ho subito proposto di incontrarci e trovare forme di collaborazione. Poi mi ha contattato Federico Amico, presidente della Commissione per le parità e i diritti delle persone della Regione, per fissare un incontro, un gesto molto importante. Inoltre, Elly Schlein, vicepresidente della Regione, che incontrerò a marzo.

Quali obiettivi si prefigge?

Oltre a compiere i doveri del ruolo vorrei fissare alcune priorità. Vigilare sulle azioni che vengono condotte in carcere per la prevenzione anti-suicidaria, sui tempi di risposta alle istanze dei detenuti da parte della magistratura di sorveglianza, la prevenzione della violenza nei luoghi di reclusione, l’azzeramento dei bambini presenti negli istituti dove ci sono madri recluse, la tutela delle persone con malattie gravi e dei detenuti anziani.


Quali ricordi porterà con sé dall’esperienza parmigiana?

Dopo oltre 7 anni di carica i ricordi sono tanti. L’impegno dei volontari, il lavoro che gli operatori penitenziari conducono sempre in condizioni disagiate, la colossale pazienza dei detenuti, il lento spegnersi sino alla morte dei detenuti ergastolani e dei 41 bis, l’accompagnamento ad un permesso di un detenuto che aveva passato trent'anni di carcere, le ore passate in cella con Patrick Mallardo e con altri detenuti diventati tragicamente noti. I decreti dei magistrati che hanno accolto e sostenuto i miei interventi a tutela dei detenuti, la collaborazione con il procuratore capo di Parma, Alfonso D’Avino. Il periodo del lockdown e il lavoro fatto con la direzione del carcere, la polizia penitenziaria, i dirigenti sanitari per rimanere vicino ai detenuti e scongiurare la possibilità di una rivolta.