Politica
Pd, primarie più lontane ma serve il nome condiviso
Verso le comunali dopo l'assemblea online con Francesco Boccia
In casa Pd resta ancora da sciogliere il «nodo» della scelta del candidato sindaco. Se le primarie sembrano allontanarsi, sul tavolo rimane del tutto indigesta a una componente non indifferente del partito, anche se minoritaria, la scelta di un candidato (leggi Michele Guerra) che non sia espressione del Pd e in sovrappiù membro della giunta Pizzarotti.
Un'assemblea «fiume»
E' questo il riassunto dell'assemblea online di ieri che riuniva direzione cittadina e provinciale del partito e aveva come «ospiti d'onore» il segretario regionale Luigi Tosiani e il responsabile nazionale degli enti locali del Pd Francesco Boccia. Il confronto è durato quasi quattro ore e, anche se non ci sono stati toni particolarmente aspri, la conclusione è stata interlocutoria. Boccia, in particolare, ha «raccomandato» di non fare le primarie, elencando i molti casi in cui non sono state tenute nell'ultima tornata elettorale, invitando a trovare un accordo condiviso. Ma, il problema resta appunto nella parolina magica, cioè «condiviso». Perché un nome proveniente da Effetto Parma resta ancora tutto fuorché condivisibile da tutto il partito.
Il candidato «innominato»
Il nome di Guerra, per la verità, non è mai stato evocato durante tutto l'incontro. Ma, soprattutto da parte di Lorenzo Lavagetto e di Caterina Bonetti (ma non solo), pur aprendo all'ipotesi di non svolgere le primarie, si è fatto capire chiaramente che una trattativa sugli incarichi per «aprire» a una candidatura pizzarottiana non sarebbe praticabile. Da qui la necessità di mettere sul tavolo nei prossimi giorni soluzioni «interne» (o di un esponente esterno, che però sembra al momento molto improbabile) al partito per poter mettere definitivamente da parte le divisioni.
Il tempo stringe
A questo punto, anche se non sembrano in vista fratture clamorose, il tempo però stringe. E la sintesi su un candidato che vada bene al Pd e alla coalizione va trovata. Ma, come nel gioco dell'oca, si torna al punto di partenza e cioè a quel «nome condiviso» che per ora sembra possibile a chi di Parma non è.