FATICA NON TI TEMO
Da Parma a Cavalese in bicicletta, 10 ore sui pedali per Michele Ventura
Il presidente del Cus, ha «macinato» 260 chilometri
Parma - Cavalese è un tragitto molto conosciuto dai parmigiani, che numerosi scelgono la meta dolomitica per le loro vacanze.
Tra questi c’è chi raggiunge la meta in macchina e chi invece sceglie… la bicicletta. Come Michele Ventura, presidente del Cus Parma. «Per me e per il Cus - spiega -, Cavalese è ormai un punto di riferimento da molti anni: proprio lì si svolge il Campus Trek, estivo e invernale. Dovendo andarci per qualche giorno mi sono detto, perché non andare in bici?».
«In tutto sono circa 260 km - racconta - e, onestamente, pensavo avrei impiegato due o tre giorni per arrivare a destinazione. Motivo per cui, invece della mia bici da corsa, ho preferito usare una Gravel, così ho potuto portare con me il bagaglio. In realtà ci ho messo molto meno del previsto».
A Ventura, infatti, sono «bastate» dieci ore sui pedali. «Sono partito al molto presto e mi sono affidato ai percorsi di Strava, un’applicazione molto conosciuta dai ciclisti. A parte il tratto tra Colorno e Casalmaggiore, ho sempre pedalato su strade secondarie e piste ciclabili, lontano dal traffico e dai pericoli. È stata una piacevole scoperta. La bici ti permette di macinare più chilometri di quanto si possa fare a piedi, ma con tempi più lenti rispetto alla macchina. Così hai modo di goderti il paesaggio e apprezzare ogni tappa».
Da Parma a Colorno, poi Casalmaggiore, verso il Lago di Garda, Peschiera, per poi scavallare verso la Valle dell’Adige, dove sono iniziate le prime vere salite. «C’è una ciclabile meravigliosa che corre lungo il fiume, attraversa vigneti e frutteti, la consiglio a tutti. Mi ha praticamente portato fino a Trento. A quel punto avevo ancora una buona scorta di energie, così ho proseguito fino alla Val di Cembra. Mancavano poco più di 25 km per Cavalese, ma ormai era buio, così mi sono fermato a dormire e sono ripartito al mattino dopo: in poco più di un’ora, sono arrivato a destinazione».
«È stata davvero una bella esperienza e credo la rifarò l’anno prossimo, potrebbe diventare un’abitudine, per aprire la stagione del Campus Trek estivo. La prossima volta però userò la bici da corsa, senza carico, con cui vado più veloce e faccio meno fatica».
Anche la fatica, comunque, ha avuto un ruolo importante in questa piccola avventura. «Un caro amico recentemente ha avuto un problema fisico che lo ha messo a dura prova - spiega il presidente del Cus -. Glielo avevo promesso che avrei fatto fatica anche io, come lui, per solidarietà. Questa è stata l’occasione giusta per tenere fede al patto».