Il sistema elettorale

Ecco come si vota. Tutti i segreti del «Rosatellum»

Fra tutti i sistemi elettorali con cui devono fare i conti gli elettori italiani, quello per le elezioni politiche è probabilmente il più complicato e contorto. Il «Rosatellum» dal nome del deputato Ettore Rosato, è stato approvato nel 2017. Ed è stato utilizzato per la prima volta alle elezioni politiche del 2018.
Un mix di proporzionale e maggioritario
Il «Rosatellum» è un sistema misto, in parte proporzionale e in parte maggioritario. I parlamentari vengono eletti per due terzi con metodo proporzionale e per il resto con quello maggioritario, sia alla Camera che al Senato. Il territorio nazionale è diviso in una serie di collegi plurinominali per i quali è prevista l'assegnazione dei seggi con una distribuzione proporzionale alle varie liste, e altri collegi uninominali dove invece l'elezione avviene con sistema maggioritario: in altre parole il candidato più votato è quello eletto.

I collegi del Parmense

La riforma costituzionale approvata nell'ultima legislatura ha previsto la riduzione dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200. Questo ha provocato la necessità di ridurre anche il numero dei collegi che hanno ora dimensioni davvero considerevoli. I comuni della provincia di Parma fanno tutti parte di un collegio senatoriale (l'uninominale 1) che comprende anche tutta la provincia di Piacenza e una vasta zona della Bassa reggiana. Per quel che riguarda invece la Camera, ci sono due collegi uninominali (l'1 e il 2). Il collegio 1 comprende tutta la provincia di Piacenza e alcuni comuni del Parmense (Fidenza, Salsomaggiore, Pellegrino Parmense, Busseto, Polesine Zibello, Roccabianca, Soragna e Fontanellato). Nel collegio 2 rientra tutto il resto della provincia di Parma, città compresa, con l'aggiunta dei comuni di Brescello e Boretto, in provincia di Reggio Emilia. Per quel che riguarda il proporzionale Parma rientra ovviamente nei collegi dell'Emilia occidentale. Quello della Camera comprende Parma, Piacenza e Reggio, mentre per il Senato c'è anche Modena.

Le due schede

Ogni elettore riceverà due schede, una (rosa) per la Camera e una (gialla) per il Senato. Sulle schede, che vedete qui a fianco, compaiono i nomi dei candidati dei collegi uninominali con i simboli della lista o delle liste che li sostengono. Al fianco di questi simboli compaiono i nomi dei candidati dei relativi listini, candidati che partecipano alla distribuzione dei seggi proporzionali.

No al voto disgiunto

Ogni elettore può votare in vari modi: può scegliere solo il candidato del collegio uninominale tracciando una croce sul suo nome. In questo caso il voto vale per l'uninominale e viene poi riassegnato alla lista o alla coalizione di liste che partecipano alla distribuzione dei seggi proporzionali. Allo stesso modo, un elettore può votare solo per una delle liste tracciando una croce sul relativo simbolo. In questo caso, il voto vale per quella determinata lista e anche per il candidato all'uninominale che quella lista sostiene. A differenza che per le elezioni comunali, non è invece ammesso il voto disgiunto: in altre parole, non è possibile votare per un candidato all'uninominale e per una lista non collegata. Così come non è possibile esprimere una preferenza per un candidato del listino: l'ordine di assegnazione è infatti bloccato ed è quello con cui i nomi compaiono sulla scheda.

Assegnazione dei seggi

Questa è la parte più complicata del Rosatellum. Se è infatti elementare quanto avviene nei collegi uninominali dove come detto vince sempre il candidato più votato, discorso completamente diverso va fatto per quel che riguarda i seggi da assegnare con il sistema proporzionale.
Per quel che riguarda la Camera i seggi vengono calcolati e assegnati su base nazionale a tutte le liste che hanno superato la soglia di sbarramento del 3% e poi distribuiti sul territorio attraverso circoscrizioni e collegi plurinominali. Decisamente complicato è capire in quali circoscrizioni scatteranno i seggi, soprattutto per le liste che otterranno meno voti. In questi casi è certo che si verificherà il cosiddetto effetto «fliipper» con il rimpallo dei posti disponibili dal nord al sud dell'Italia. Più semplice il discorso per il Senato, dove invece la distribuzione dei seggi avverrà su base esclusivamente regionale, quindi senza effetto «flipper» ma con il rischio che i partiti più piccoli eleggano senatori solo nelle regioni più grandi dove ovviamente è prevista l'elezione di un maggior numero di parlamentari.