SAN VALENTINO
Quel grande amore a lungo «rinviato»: la storia di Antonella e Alessandro
Antonella e Alessandro, una relazione fra musica e cibo
Ci può essere un amore più parmigiano di quello tra una bella soprano e uno chef della tradizione? Lei è Antonella Manotti: dagli anni ‘80 la sua una voce da soprano viene ingaggiata dai più grandi teatri nazionali ed internazionali e il suo viso angelico impersona anche la Maria Malibran nello sceneggiato Rai dei Fratelli Trezzi. Alessandro Zoppi, negli stessi anni, ha un palco al Regio e poltronissime all’Arena di Verona, si diverte come pilota di volo acrobatico e diventa campione di motonautica sui catamarani che sfrecciano sul lago di Garda. Gli Zoppi avviano prima una trattoria a Casalmaggiore, poi riaprono il Lido a Colorno. Le notti per tutti sono ai fornelli o in sala. Per il gaudente Alessandro parecchie sono anche a teatro. È una presenza familiare in quel mondo della lirica che aggregava molti eleganti appassionati e dove si muove come talent scout. La prima volta si incontrano ad un recital a Roccabianca: lei è Violetta, canta la struggente lettera della Traviata vestita di nero, con un’intensità recitativa ed una voce che ricorda quella cristallina della Callas.
«Per tutta la vita ho ricorso quell’emozione nel vederla, ascoltarla, sapere che nessuna mi aveva mai e mi avrebbe mai meravigliato tanto» dice Alessandro mostrando le foto della carriera di Antonella. Quella sera stessa lui si presenta in camerino, e dopo qualche giorno le combina un concerto al Ponchielli di Cremona. Cominciano a frequentarsi per lavoro. Lei, a volte, è accompagnata da un fidanzato. Altre date e qualche cena: lei è impegnata ma non si sa quanto. Dopo qualche mese Zoppi prende l’iniziativa. Arriva al Verdi di Busseto con lo smoking e il mantello nero, pronto a fare una dichiarazione: «Dov’è il camerino della soprano?». «Sopra le scale - risponde un conoscente incontrato in teatro - è appena salita col marito».
Il mondo crolla: Alessandro esce dal teatro e dalla sua vita. Viene assunto come direttore di un grande albergo in Val D’Aosta. Dopo qualche anno cambia orizzonte scegliendo un cinque stelle che si affaccia sul mare di Squillace. Passano quasi vent’anni e molti amori: con nessuno la stessa scintilla. Antonella ha due figli. Alessandro ad inizio anni Duemila combina l’acquisto di un piccolo albergo a Salsomaggiore. Nella cittadina termale prende anche le redini dei festival canori e, complice un articolo della Gazzetta di Parma che li promuove, Antonella capisce che è tornato. Gli telefona con la scusa di cantare in una delle sue serate. Quando hanno l’occasione di restare soli si guardano e si dicono: «Che stupidi che siamo stati!».
Si sono sposati sei anni fa: lei insegna canto, lui è lo chef di uno storico ristorante a due passi dal Duomo. «La Filoma ha l’atmosfera di uno storico ristorante da dopo Teatro. Antonella l’ha sempre amata e mi ha spinto a questa avventura definitiva», racconta ancora Alessandro che, per San Valentino, ha tenuto libera una saletta. Lui le dirà ti amo con il suo rollè di coniglio ai carciofi e una dolce Rosa della Duchessa allo chantilly. Lei gli regalerà qualche brano d’opera. I lieto fine non si combinano alle tragedie della lirica, ma la grande musica può accompagnare quelli che nella vita si riescono a conquistare.