parmigiani nel mondo
Andrea Delsoldato e la sua avventura: «In vespa in Bangladesh»
Partito il 28 luglio, Andrea Delsoldato è arrivato in Bangladesh il 24 dicembre: ringiovanito di cinque mesi. I viaggi a ritroso nel tempo sono possibili, e coincidono con quelli nello spazio, quando sono grandi avventure. Andrea ne ha vissuto una lunga 20mila chilometri in sella a una Vespa: ruote piccole e velocità ridotta su strade secondarie in luoghi nei quali di primario nella viabilità c’è ben poco. È stato proprio questo «andante pianissimo» a immergerlo in paesaggi straordinari e a fargli sentire un calore umano inimmaginabile, fino a quando i Paesi sulla sua rotta per lui non erano che nomi spesso associati a tensioni interne o internazionali. In Iran, ad esempio: ci si è ritrovato mentre divampavano le proteste per l’uccisione di Masha Amini, la 22enne curda arrestata per l’hijab non indossato come legge prescrive. «Mi sono sentito protetto dalla gente, da un abbraccio collettivo - racconta -. Ti fermi per bere o per riposarti un attimo e subito ti chiedono se hai bisogno». Anche la polizia, le volte che lo ha fermato, lo ha fatto sempre pronta al sorriso.
«Molto è anche merito di Ronzinante - sorride Andrea, al telefono con la Gazzetta dal Bangladesh -. Il nome, gliel’avevo dato prima della partenza, dopo una caduta provocata dalla manovra di un'auto a Parma una sera di pioggia». Un po’ l’età e i segni dell’incontro ravvicinato con l’asfalto, un po’ il lento andare, un po’ l’onomatopea legata al ronzio-borbottio del motore, e il Px 125 si è ritrovato con il «marchio» dell’acciaccato cavallo di Don Chisciotte. Più che uno scooter, una sorella maggiore a due ruote: Delsoldato di anni ne ha 32, la Vespa dieci di più. Portati benissimo, quando lui vespista di fresca data, l’acquistò - nel 2018, quasi ancora del tutto originale - in «groppa» aveva solo 40mila chilometri. Rodata per il piccolo cabotaggio: presto sarebbe cambiata la solfa.
«Mi sono accorto che questo scooter considerato un simbolo dell'Italia viene ovunque accolto con simpatia: tutti lo amano. E poi devo ringraziare i Vespa club pronti ovunque a darmi tutto l’aiuto necessario». Come in Turchia, dove Andrea, dopo esserci entrato con il motore acceso, da un tunnel è uscito spingendo scooter e bagagli: una guarnizione aveva ceduto. Grazie a un passante («Voleva addirittura caricare Ronzinante nel bagagliaio») ha contattato il Vespa club locale e il giorno seguente era di nuovo in condizioni di ripartire.
La meta, il Bangladesh, come si è detto e come lui ha raccontato sul blog instagram il_vespanauta. Delsoldato, originario di Scorcetoli in Lunigiana, laureato a Parma in Scienze ambientali, per il trentesimo compleanno si era regalato l’adozione a distanza di Kakuli, una bangladese che ora ha 9 anni e solo grazie ai 200 euro all'anno donati da lui, può studiare, nutrirsi e vestirsi (ed evitare di finire sposa bambina). «Si è creato un legame sempre più stretto - racconta Andrea -. La famiglia mi inviava fotografie e pagelle, scrivendomi che sarebbe stata felice che conoscessi Kakuli di persona».
Letto, fatto. Innamorato del proprio lavoro di professionista della protezione delle acque, ma un po’ meno del posto occupato al lavoro, Delsoldato ha deciso di licenziarsi, staccare dalla scrivania e partire, fornito di tenda e fornelletto e con i portapacchi anteriore e posteriore stracarichi di bagagli. Ispirato dalla curiosità nemica della fretta, si è concesso anche tremila chilometri di divagazioni oltre i 17mila previsti. Da Parma ad Ancona, verso la Grecia in traghetto. Poi, la Turchia e l’Iran, quindi il Pakistan. Dove a Islamabad Andrea ha dovuto caricare Ronzinante nella stiva di una corriera, per raggiungere Lahore, prima che la marea umana di una manifestazione annunciata per l’indomani lo bloccasse. Quindi, l’India e il Paese che gli sembrava un sogno (questo il termine usato con la Gazzetta il giorno della partenza, quando aveva salutato gli amici a Parma): il Nepal. C’è arrivato eccome, prima di rientrare in India e raggiungere la meta in Bangladesh con le lacrime agli occhi. È proprio in Nepal che ha affrontato le prove più dure. «Per un mese ho viaggiato con un motociclista belga - racconta - e insieme abbiamo portato per un bel tratto due escursioniste italiane, con relativi bagagli ovviamente. Sulle strade himalayane, fino a 3.500 metri di quota... La Piaggio dovrebbe esserne fiera».
Dalla sua, oltre a quello del calendario, Andrea ha avuto anche il tempo atmosferico. «In tutto, solo un giorno di pioggia» spiega, grato e insieme preoccupato. L’acqua, semmai, ha rischiato di prenderla in ben altro modo. «Una sera, io e il mio amico abbiamo piantato le tende lungo il largo letto di un fiume in Nepal: il terreno era bello soffice. I poliziotti sono venuti più volte a dirci qualcosa nella loro lingua, oltre a “dangerous”, ma solo l’indomani mattina abbiamo visto che per l’apertura di una diga a monte il fiume era arrivato quasi alle tende…».
Acqua che è nel destino di Delsoldato: per questioni professionali e di cuore. Ora, dopo l'arrivo a Horinkola, dove ha finalmente potuto abbracciare Kakuli, Andrea ha messo la propria professionalità a disposizione della onlus Rishilpi (da «Rishi», fuori casta, e «Shilpi», artigiani), fondata nel 1975 da Vincenzo Falcone e Graziella Melano a Satkhira per aiutare i più emarginati insegnando loro una professione.
«In Bangladesh - spiega Delsoldato c'è un enorme problema di contaminazione delle acque da arsenico e ferro. Stiamo realizzando un grande impianto di depurazione e nel frattempo portiamo filtri di sabbia di facile manutenzione nei villaggi. Inoltre, cerchiamo anche di fare prevenzione, mettendo in guardia chi continua a bere l'acqua degli stagni dove finiscono tutti gli scarichi...». Satkhira è nel sudovest del Paese, vicina a Khulna, sede del Santa Maria Sick Hospital, da decenni punto fisso della solidarietà parmigiana. «Qui ho potuto vedere con i miei occhi con quale dedizione operino i piccoli malati Carmine Del Rossi e gli altri volontari» sottolinea Andrea.
E ora? «Resto in Bangladesh almeno fino ad aprile. Poi rientrerò in Italia, per vivere a bassa velocità, cercando di avere tempo per me e per il prossimo». Anche il ritorno sarà in sella? «No - sorride lui -. La Vespa la spedirò via nave. E forse le cambierò anche nome. Ronzinante potrebbe starle stretto». Si è guadagnata il titolo di Highlander.