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Un anno fa ci lasciava Corrado Marvasi, mitico «Corradone»

È trascorso un anno ma sembra ieri quando Corradone Marvasi è scomparso lasciando orfana quella parmigianità della quale, per 71 anni, è stato una delle più note e popolari icone. Una scomparsa, quella di Corradone, avvenuta a distanza di pochi mesi dalla morte di un altro simbolo della pamigianità più schietta, «Berto Miclòt», amico fraterno di Corrado, entrambi, sia Marvasi che Michelotti, prima «putén» e poi eterni «ragàs» di quel «de dla da l’acua» che hanno sempre molto amato.

L'era nassù acsì

L’eccezionalità di Corradone, a parte i tanti meriti acquisìti nella propria vita dal punto di vista umano ed imprenditoriale, fu quella che non si sforzava ad essere buono e generoso, lo era naturalmente : «L’era nassù acsì». Raccontare Corradone non è facile poiché la sua vita è stata un romanzo a puntate tanto è stata intensa ma, soprattutto, condotta lungo i sentieri della generosità e della solidarietà con il fermo proposito di fare del bene alle persone bisognose. E, del bene, Corradone ne ha fatto davvero tanto senza fare alcun distinguo di chi gli stava dinanzi. Parmigiano «de dla da l'acua» di via Imbriani, «s’cètt cme il lambrùssch», classe 1950, figlio di Walter, camionista, e dell'Anna, operaia ed indimenticabile «rezdóra», entrambi nati in «bórgh Bartàn», Corradone, trascorse giovinezza ed adolescenza in strada Bixio e tra quella ragnatela di borghetti che gravitano lì attorno.

La passione per il calcio

Era un ragazzino molto vivace, non andava d'accordo con i libri, tant'è che l'agognato regalo della zia, un abbonamento nei «popolari» per assistere alle partite della squadra del Parma (che è sempre stata nel suo cuore), gli venne stracciato in faccia da papà Walter dopo avere preso visione della disastrosa pagella del figlio. Il piccolo Corrado aveva nella testa il pallone, altro che i libri! Infatti, si trovava con i coetanei nell'oratorio parrocchiale di Ognissanti per organizzare partitelle nei borghi e nelle piazzette, improvvisati campi di calcio, con le cartelle al posto dei pali per delimitare le «porte».
I successi nel lavoro
Quindi l’esordio, giovanissimo, nel mondo del lavoro come garzone da un barbiere in via Monte Altissimo, poi in un laboratorio di teloni per camion, quindi, dallo zio Gino Grolli, titolare di uno scatolificio nel palazzo Belloni in borgo Tommasini per approdare in seguito, come apprendista, dall'elettricista Avanzini in strada Farini. A 18 anni, la chiamata alle armi in Aeronautica in un reparto di stanza a Campo Imperatore (L'Aquila). Terminata la naja il ritorno a Parma come capo fabbrica alla Ari. Nel 1975 il grande salto come imprenditore al timone della «Ciemme», azienda leader nella confezione e controllo qualità di prodotti in vetro. Al suo fianco la moglie Romana ed i figli Walter, Simona e Giorgia.


Il circolo «Aquila Longhi»

Un sodalizio che stava per formarsi entrò da subito nel cuore di Corradone. Nell’allora circolo «Aquila», con sede in strada Repubblica, Marvasi, entrò nel 1977 come socio, nel 1979 venne eletto nel consiglio direttivo. Nel 1996 l'«Aquila» ed il «Longhi» si fusero dando vita all'attuale circolo con sede in vicolo Santa Maria e che Corradone iniziò a guidare dal 1999 trasformandolo in una realtà che continua a radunare, con poche altre, l'ultima parmigianità rimasta coniugando intramontabili valori umani nei confronti dei bisognosi, dei meno fortunati e degli anziani. Ma qual è stato il segreto della popolarità di Corradone? Il circolo (ora presieduto dal figlio Marco nel segno della continuità) era la sua seconda casa, i suoi collaboratori più stretti, la sua seconda famiglia: il fratello Marco in primis, e poi Nando, Nebila, Mario, Walter, Attilio, Adriano, Corradino e la Luciana (i suoi gioielli di cucina), Sergio Ponzini («Pugnata»), Tullio («al ragionèr»), Andrea Paini e tanti altri vessilliferi della parmigianità come Claudio Mendogni, Adriano Catelli, «Gigétt» Mistrali, Enrico Maletti, Claudio Saccani («Sacco»), Corrado Cocchi, Walter Ferrari, Giuliano Mazzera e gli indimenticati Ugo Romani e Bruno Schivazappa. Socio ed anima del Lions Club Bardi Val Ceno si distinse nell’attività lionistica per tante iniziative a sfondo socio-umanitario, in primis, la raccolta di occhiali usati da destinare alle popolazioni bisognose, soprattutto, africane. Uomo di sport era diventato l’icona della tifoseria crociata. Amico fraterno del presidente dei «Parma Club» Angelo Manfredini (due belle anime crociate!) era uno stacanovista nell’organizzare le trasferte del suo gruppo quando il Parma giocava fuori casa. Come pure fu attivo in seno a vari club quali il Panathlon, i Veterani dello sport e gli Ex gialloblu.


Amatissimo in Lunigiana

Era amatissimo anche in Lunigiana, infatti, fu uno dei primi a correre in soccorso delle genti lunigianesi colpite, alcuni anni fa, dalla devastante alluvione del Magra offrendo tutta la sua concreta disponibilità all’allora sindaco di Licciana Nardi Enzo Manenti. Il grande cuore di Corradone fu in campo anche per istituire, con la collaborazione dei familiari dell’indimenticato imprenditore Erasmo Mallozzi e del fraterno amico Ruggero Mordacci, borse di studio per studenti universitari meritevoli, in difficoltà economica. E poi i tradizionali pranzi a favore degli anziani delle strutture cittadine, l’accoglienza ai bambini bielorussi ospiti di Help For Children, le varie gare di solidarietà per sostenere alcune benemerite associazioni fra le quali l’Assistenza Pubblica che Marvasi portava nel suo grande cuore parmigiano come più volte ebbe a sottolineare il comandante dei militi dell’A.P. Filippo Mordacci. L’affetto e la stima che Marvasi serbava per l’ A.P., all’indomani della sua morte, ispirò alcuni suoi amici fraterni, in primis il medico Luigi Calzone con il quale Marvasi condivise l’appartenenza al Lions Club Bardi Val Ceno, i quali si mobilitarono per individuare un’iniziativa, ovviamente a sfondo sociale, che potesse ricordare al meglio Corradone. Un’iniziativa, che non fosse ammantata di retorica, ma che rispondesse concretamente a quei canoni umani che si rifanno alla solidarietà, all’aiuto ai più deboli e, soprattutto, agli ammalati e a chi ha urgente bisogno di soccorso. Tutte cose che stavano a cuore a Marvasi. Aiutare, dunque, un’istituzione-simbolo parmigiana come l’Assistenza pubblica, nata ed operante in quel «de dla da l’acua» che diede i natali a Corradone e che lui amava tantissimo, divenne la mission di quel gruppetto di amici che si organizzarono ed aprirono una pubblica sottoscrizione per acquistare un’automedica da donare all’A.P.. Grazie alla preziosissima collaborazione di Munus e di Filippo Mordacci, «anima» dell’A.P., il sogno sta per avverarsi e, a breve, una nuova automedica impreziosirà il parco-mezzi del benemerito sodalizio di Viale Gorizia. Un’automedica, donata dalla parmigianità, che recherà sulle fiancate la foto ed il nome di Corradone che, dovunque sia, in quel momento, gioirà con le braccia alzate come in quella straordinaria foto che gli fece Andrea Campanini in una felice domenica di parecchi anni fa.
Lorenzo Sartorio