La storia

Tempesta a Palma di Maiorca: «La nostra odissea in aeroporto»

Roberto Longoni

A Manacor l'uragano non s'era quasi sentito: è a Palma di Maiorca che ci si è accorti della sua furia. Una tempesta doppia per migliaia di vacanzieri, tra i quali una coppia parmigiana il cui figlio Francesco, tredicenne tennista, aveva partecipato a uno stage all'Academy di Rafa Nadal. Sradicato alberi e divelto cartelloni, il ciclone ha seminato scompiglio nei voli (anche) del ritorno. «A noi è andata quasi bene - commenta Enza Lorefice, preside de La Salle -. Grazie alla prenotazione sull'app di Ryanair, siamo riusciti a partire il giorno (e un bel po' di ore) dopo, ma molti, abbandonati a loro stessi, hanno bivaccato in aeroporto, dove magari sono ancora».

Rea è, come dice il nome, la colpevole del rientro a ostacoli, ma anche l'uomo ci ha messo del suo. «Domenica - racconta Enza Lorefice - avevamo raggiunto Son Sant Joan, per decollare alle 15,30 per Bergamo. I segni della tempesta erano evidenti, ma nello scalo sembrava tutto normale, tranne i ritardi di alcuni voli». La famiglia ha proceduto all'imbarco dei bagagli, per poi dirigersi al gate. «È qui che all'ultimo ho ricevuto l'avviso sull'app: nonostante i display lo annunciassero ancora, il volo era cancellato. Ci veniva chiesto di uscire e metterci in coda all'ufficio informazioni di Ryan Air».

Destino condiviso con migliaia di altri aspiranti passeggeri, soprattutto dei Paesi del nord: la fila era un serpentone «lungo un chilometro, senza esagerare - spiega Enza Lorefice -. Ci siamo messi in coda, ma ci sembrava inutile. Dopo quattro ore, ci è stato detto chiaro e tondo di arrangiarci come potevamo e di ritirare i bagagli al Lost and Found: prima di venerdì non si sarebbe partiti. Siamo stati fortunati a trovare un albergo a un prezzo accettabile, quando in giro le poche stanze libere venivano vendute a 700 euro».

Alla fine, è stata premiata la costanza della preside, impegnata a compulsare l'app. All'improvviso è comparsa la possibilità di «cambiare», e lei l'ha colta al volo. Letteralmente. «Ho preso i biglietti per il giorno dopo: un aereo straordinario per Bergamo, il cui decollo era previsto per la mattina seguente alle 10». L'indomani, la coda era ancora lì, parecchi avevano dormito in aeroporto senza nemmeno un voucher per pranzare, alcuni avevano spostato i tavolini dei bar per giocare a carte, i bambini riposavano sugli asciugamani stesi sui nastri trasportatori dei bagagli. «Abbiamo cambiato cinque gate - racconta Enza Lorefice -, mentre il decollo si posticipava di ora in ora. Fino alle 20. Ci sentivamo come Tom Hanks in “The Terminal”». Almeno, c'erano a disposizione playstation a pagamento e un pianoforte a coda al quale Francesco ha suonato, coinvolgendo altri dannati del gate. Non poteva mancare l'overbooking. «Alla fine, sul nostro aereo c'erano 24 passeggeri di troppo, che alla fine si sono ridotti a 14 - conclude la preside -. Così, altro tempo è andato perduto per scaricare i loro bagagli già in stiva. Siamo decollati alle 23,30. Ma almeno siamo partiti, con alcuni che sarebbero dovuti atterrare a Pisa. Gli ultimi sono stati accolti a bordo tra gli applausi». Molti, invece, sono rimasti a terra.