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Penne nere riunite per celebrare il patrono Maurizio

Laura Ruggiero

Gli alpini celebrano San Maurizio con un’intera giornata dedicata al loro patrono. Le porte della sede di via Jacobs si sono aperte alla popolazione per far riscoprire la storia di San Maurizio, un esempio di guerriero cristiano celebrato ogni anno il 22 settembre.

«Oggi per voi alpini – spiega il parroco Gabriele Guarnieri – è un giorno importante perché si ricordano gli amici caduti. San Maurizio è un vero esempio di forza. È riuscito a sacrificarsi per gli altri, dimostrando che il bene vince sul male. Voi alpini avete raccolto la lezione trasmessa dal vostro protettore e siete l’emblema della solidarietà, del volontariato e dell’impegno».
Nato in Egitto all’inizio del III secolo, Maurizio si arruola giovanissimo nell’esercito imperale e per le sue abilità diventa presto comandante di quella che sarà la leggendaria Legione Tebana. Maurizio viene in contatto con la realtà cristiana e, passando per Roma, si converte. Con il tempo, anche tutti i suoi legionari abbracciano la fede. Poco dopo, la legione di Maurizio viene chiamata dall’imperatore Massimiano per sedare alcune rivolte sorte in Gallia.

I conflitti vengono spenti, ma i combattenti rifiutano l’ordine di uccidere le popolazioni locali, convertite al cristianesimo.
«Secoli prima, Maurizio – prosegue il generale Giuliano Ferrari – capisce ciò che verrà stabilito dalla Convenzione di Ginevra: i civili non si uccidono. Per questo ideale sacrifica la sua vita riuscendo a salvare degli innocenti. È un santo assolutamente attuale e testimonia che il senso del dovere e la lealtà verso le regole sono più importanti della forza bruta. Il cristianesimo gli ha dato un nuovo modo di vivere».

La motivazione al rifiuto di Maurizio, appoggiato dai suoi soldati, è che sebbene loro siano fedeli all’imperatore, sono anche servitori di Dio e per questo non possono uccidere i propri compagni. L’imperatore ordina una prima decimazione della legione, ma ciononostante Maurizio e i suoi soldati si rifiutano nuovamente di eseguire l’ordine. Pertanto, l’intera legione viene sterminata e Maurizio, per il suo martirio avvenuto tra le Alpi, viene dichiarato «martire celeste patrono presso Dio del Corpo degli Alpini» il 19 luglio 1941, con decreto di Papa Pio XII.

«Per gli alpini – prosegue Giuseppe Rosa, vicepresidente vicario della sezione Ana di Parma – San Maurizio rappresenta il martirio e il sacrificio. Nella sua vita si è ribellato alle volontà della guerra, andando contro al principio di combattere senza mai opporsi. È stato capace di sacrificarsi per non uccidere altri innocenti e noi cerchiamo di raccogliere la lezione che ci ha trasmesso».

Da oltre 150 anni, gli alpini offrono un aiuto concreto alla cittadinanza e sono in prima linea durante le situazioni di emergenza. Gli alpini, infatti, raccolgono fondi e risorse economiche per opere di beneficenza e sostegno alle popolazioni colpite da calamità naturali «Il nostro sacrificio – conclude Rosa ‒ è cercare di aiutare gli altri e fare del bene alla popolazione con le nostre azioni. Non ci siamo mai tirati indietro quando c’è stato bisogno di noi. Per noi è fondamentale ricordare i nostri caduti, perché senza la lezione del passato non ci può essere un futuro. Oggi ricordiamo San Maurizio che è per noi un simbolo di virtù».