Investito mentre era in bicicletta
Addio a Del Chicca il prof innamorato della pallavolo
Stimato insegnante, giocatore e allenatoreRoncoroni: «Un alfiere della storia del volley»
Investito da un'auto mentre si trovava in sella alla sua inseparabile bicicletta.
Un incidente che si è portato via un pezzo della storia dello sport parmigiano e spento il sorriso di Franco Del Chicca , «Franchino» per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Una vita dedicata allo sport e ai giovani che spesso ha accompagnato dai primi passi ai trionfi. La pallavolo ha scandito la sua vita e non poteva essere diversamente pur con quel macigno di cognome a pesargli sulle spalle. Chiamarsi Del Chicca, contrariamente a quanto si possa pensare lo ha a lungo condizionato. Sentiva , anche se non ne era ossessionato, la responsabilità del suo cognome.
Il padre Renzo, oltre ad essere uno dei padri della pallavolo italiana, aveva segnato, anche e soprattutto sotto il profilo educativo, generazioni di giovani. Franco da giocatore era riuscito ad entrare nel gruppo che avrebbe formato lo squadrone «scudettato» che metteva in vetrina l'indimenticato trio Scotti, Roncoroni, De Angelis. L'allenatore era Renzo Del Chicca che, proprio per non alimentare eventuali voci di favoritismi, gli ha forse permesso di dare meno di quanto non fossero le sue possibilità tecniche, come rimarca Luigi Roncoroni uno dei campionissimi tra i suoi ex compagni di squadra: «Con Franco ci lascia un alfiere della storia della pallavolo di Parma che ha attraversato da giocatore , allenatore e dirigente. Essere figlio del grande Renzo, a cui tutta la mia generazione deve tanto in ambito educativo e sportivo, ed averlo come allenatore, aveva creato una situazione non facile da sostenere e che certamente non lo aveva aiutato pur non avendo mai condizionato il suo inserimento nel gruppo. Come il padre è stato un esempio educativo rappresentando la continuità della scuola pallavolistica parmigiana e per questo dobbiamo essergli tutti grati».
La pallavolo era sempre stata presente anche quando , non ancora diplomato all'Isef aveva intrapreso la strada dell'insegnamento. Plasmare i giovani nella cultura dello sport ma senza mai perdere di vista il talento di chi, tra i centinaia di studenti, aveva doti per emergere.
Antonio Bonini, uno dei più importanti giocatori della sua generazione, olimpionico a Mosca, è stata la sua prima scoperta. Accanto all'insegnamento non ha mai trascurato la passione per allenare. Tante le squadre che ha guidato guardando con la stessa attenzioni ai potenziali campioni e coloro che non avrebbero mai conosciuto le grandi platee.
Era etichettato come «entusiasmatore»: chi si avvicinava alla pallavolo non l'avrebbe mai dimenticata. E anche dalle sue giovanili sono usciti campioni , primo fra tutti Alessandro Farini. Alla sua scuola sono cresciuti dirigenti e allenatori di primissimo piano: su tutti Roberto Piazza che a Manila dove alla guida della nazionale olandese sta giocando il torneo preolimpico, ha appreso la notizia. «È un momento di enorme tristezza. A Franco devo tantissimo, mi ha cambiato la vita» ha dichiarato.
L'entusiasmo di Franco Del Chicca era contagioso: Bebeto, uno dei più grandi allenatori mondiali di tutti i tempi, durante il suo periodo parmigiano alla guida del Maxicono , si faceva vedere spesso affacciato sui campi delle palestre di via Pintor, per capire come «Franchino» riuscisse a trasmettere tanto entusiasmo.
Rimanevano affascinati dal suo temperamento anche campioni affermati. «Quando sono arrivato a Parma- ricorda Gianni Lanfranco- da torinese campione d'Europa e campione d'Italia ricordo bene il primo incontro con Franco Del Chicca: scherzoso, ironico, ma che incuteva subito grande rispetto, una persona speciale».
Il suo grande cruccio era legato all'impossibilità di aver potuto dimostrare le sue doti di tecnico anche ad alto livello. Alla guida della Cavalieri squadra "fatta in casa", aveva disputato un campionato di serie C1 ma era stata quella la sua unica esperienza in un torneo Nazionale. Faceva fatica a capire come mai nessuno si fosse ricordato di lui per offrirgli la possibilità di valutarsi nella massima serie, convinto che avrebbe potuto dire la sua.
Non ci si è ricordati di lui nelle scelte di vertice ma ci si ricorderà del suo modo di essere, della sua capacità di farsi amare e la sua ombra si allungherà nelle tante palestre in cui ha speso la sua vita.