Università
Premiata l'ingegnera che «mette in riga» fiumi e torrenti. Alessia Ferrari, esperta di rischi idrogeologici
Il riconoscimento l'Oréal-Unesco
Prevedere le alluvioni? Ancora non è possibile, ma si possono valutare - studiando i tanti episodi avvenuti negli ultimi anni nella nostra Regione e applicando modelli matematici - gli impatti di scenari climatici futuri e individuare le aree che potranno essere maggiormente interessate da tracimazione dei fiumi nei prossimi 20-100 anni.
È con questo studio, dal titolo «Modellazione ad alta risoluzione delle inondazioni in aree urbane utilizzando proiezioni climatiche» che Alessia Ferrari, 35 anni, laurea con lode in Ingegneria per l’ambiente e il territorio all’Università di Parma e dottorato di ricerca in Ingegneria civile e architettura con una tesi sullo sviluppo e l’applicazione di modelli numerici per la modellazione di piene fluviali e alluvioni, ha vinto il premio L’Oréal-Unesco “For women in science” Young talents Italia.
Un riconoscimento giunto alla 23esima edizione, del valore di 20 mila euro, che è stato consegnato il 16 giugno a Milano alla presenza della ministra dell'Università e della ricerca Anna Maria Bernini, oltre che ad Alessia Ferrari, ad altre cinque giovani studiose e ricercatrici che si sono distinte in vari campi. Erano state 600 le candidature arrivate.
Lo studio, spiega Ferrari (che ha presentato i risultati delle sue ricerche in congressi nazionali ed internazionali, è autrice di articoli pubblicati su importanti riviste del settore e nel 2023 ha ricevuto il premio «Evangelista Torricelli») è stato fatto su sollecitazione, e in collaborazione, con Aipo e Protezione civile.
«L'Emilia Romagna è sempre più soggetta a rischi idrogeologici: l'abbiamo visto in anni recenti con la Parma, l'Enza, il Baganza, il Secchia, il Panaro, il Lamone, il Crostolo. Il progetto si propone di prevedere, in base a proiezioni meteo ed equazioni matematiche desunte dai precedenti episodi, l'entità e la velocità di un'eventuale tracimazione, in modo da capire i tempi di intervento e quando avvertire la popolazione per l'evacuazione» spiega la ricercatrice.
«Nel progetto - aggiunge la ricercatrice - si utilizzeranno proiezioni climatiche in grado di prevedere le precipitazioni del futuro in funzione di diversi scenari climatici, e un modello idraulico parallelo in grado di riprodurre la propagazione delle piene nei fiumi e nelle aree urbane, quando queste si allagano».
«Questo modello numerico - spiega Ferrari - consentirà di simulare eventi di piena che durano alcuni giorni in poche ore di calcolo. Nonostante le incertezze tipiche delle proiezioni climatiche, la possibilità di ricavare indicazioni utili sulle aree più interessate contribuirà a comprendere le variazioni della pericolosità idraulica rispetto alla situazione attuale».
Un esempio della validità del progetto è stato, dice Ferrari, la piena del fiume Lamone che ha interessato la zona di Faenza e Brisighella nel marzo 2025. «Con un paio di giorni di anticipo siamo riusciti a prevedere i tratti lungo i quali il torrente non sarebbe esondato: e in effetti in quei tratti l'acqua si è fermata a circa 20 centimetri dall'argine», dice Ferrari.
Il secondo passo del progetto, che coinvolge vari ricercatori del Dipartimento di Ingegneria ad architettura del nostro ateneo, sarà «studiare la realizzazione di brevi tratti di argine in cemento armato, più bassi rispetto a quelli tradizionali, da cui l'acqua potrebbe fuoriuscire allagando aree non urbane e con una forza minore, causando quindi meno danni», spiega Paolo Mignosa, professore ordinario di Costruzioni idrauliche al corso di laurea in Ingegneria civile e ingegneria per l'ambiente e il territorio, che ha avuto come allieva Alessia Ferrari.