Colpi di matita

Lucca Comics, tanti artisti dedicano un saluto speciale alla Gazzetta di Parma - Foto

Filippo Marazzini

La scorsa settimana Lucca è tornata ad essere, per cinque giorni, la patria dell’immaginazione ospitando “Lucca Comics & Games” la seconda fiera più importante al mondo (dopo quella di Tokyo) dedicata al fumetto, all’animazione e al mondo ludico e videoludico. La kermesse si avvicina in forma smagliante al 2026, anno in cui spegnerà sessanta candeline, continuando a richiamare un pubblico trasversale, composto da giovani e giovanissimi, che ha animato le strade della città toscana. L’edizione 2025 (motto “French kiss”) ha dato largo spazio al fumetto e agli autori francesi, ma è stata un’occasione per approfondire, tramite anche le consuete mostre ospitate nella cornice di palazzo Guinigi, le tradizioni fumettistiche di varie nazioni. Due esposizioni ci sono apparse, in tal senso, più meritevoli: la prima, intitolata “¡Hola, Tex!”, è consistita in un’esposizione di immagini dedicate allo sguardo ispanico sul mito del ranger di casa Bonelli. Il percorso ha messo al centro quattro Maestri del disegno: Alfonso Font, Enrique Breccia, Carlos Gomez e Horacio Altuna -; di Altuna, in particolare, sono stati esposti gli originali che ha realizzato per il nuovo Texone, “Inferno a Red Junction” che Sergio Bonelli Editore ha portato in anteprima a Lucca. Il secondo allestimento, “L’Eternauta, oltre lo spazio e il tempo”, ha invece permesso di approfondire uno dei capolavori dell’historieta, il fumetto argentino: grazie infatti ad una cinquantina di tavole originali, arricchite da puntuali apparati testuali, i visitatori si sono immersi nella emozionante epopea fantascientifica di Juan Salvo (da poco diventata anche serie Netflix) a firma del geniale sceneggiatore H. G. Oesterheld (desaparecido nel 1978) e dell’abile disegnatore Francisco Solano Lòpez. Dal passato si è però subito tornati al presente perché da molti dei titoli presentati in fiera emergono temi urgenti del nostro tempo - ne abbiamo individuati in particolare tre - stimolando nei lettori curiosità, ma anche desiderio di approfondimento e impegno.

Il primo filone è quello delle relazioni. Così se in “Spermiogramma” (Round Robin), l’esordiente Andrea Sorrento racconta con ironia le (dis)avventure di una coppia che sta cercando di avere figli, nel riuscito “Stretta al cuore” (Eris) l’illustratrice ceca Štěpánka Jislová rievoca le proprie esperienze affettive (comprese quelle tossiche) e, fissandole con un tratto essenziale e una bicromia rosso/blu molto azzeccata, tenta di trarne se non un insegnamento quantomeno un bilancio (stesso gesto che compie Isotta Santinelli nel più scherzoso “Si torna sempre dove si è stati male”, edito da Gallucci). Se “L'uomo e la foglia rossa” (Lavieri), volume illustrato per bambini, ribadisce come l’amore sia una danza in cui è il rispetto a dover dettare il ritmo dei passi, numerose opere sottolineano l’importanza di legami spontanei e capaci di sfidare i rigidi schematismi di genere. Ecco allora “Lyndon” (Bao), una storia omosessuale nella Scozia vittoriana scritta da Irene Marchesini e resa splendidamente da Carlotta Dicataldo, “Dietro il brillio delle stelle” (Tunuè) - in cui Francesca Caizzi e Filippo Paris (ai disegni) tratteggiano la vita di Gaia che, nella Napoli di inizio millennio, comprende con sofferenza come la sua identità maschile sia costretta in un corpo femminile - e “Cannon” (Coconino), l’epopea di una ragazza queer ambientata in una onirica Montrèal a firma dall’autrice in transizione Lee Lai. A sondare invece le relazioni famigliari (e specialmente quelle con la figura materna) sono due capolavori: nel commuovente “Il bosco segreto” (Il Castoro) il giapponese Kengo Kurimoto intesse una narrazione quasi muta in cui la giovane Poppy scopre un mondo felice e sceglie di renderne partecipe anche la madre, allontanando così da lei tristezza e depressione, mentre in “Ombre in famiglia” (Tunuè), primo graphic novel vincitore di un premio Pulitzer, Tessa Hulls, durante un viaggio notturno in treno, segue le orme di tre donne: la nonna cinese, Sun Yi, morta in ospedale psichiatrico, la madre Rose con la quale non ha mai avuto un rapporto sereno, e lei stessa. Notevole è anche “L’Isolo” (Bao) con il quale Maicol&Mirco affrontano con sarcasmo il cinico ed egocentrico individualismo contemporaneo dimostrando come soltanto i rapporti umani possano davvero salvarci.

La riflessione sulla guerra - secondo filone - entra spesso in vignetta. Con “Tapum” (Feltrinelli Comics) Leo Ortolani firma uno dei suoi lavori più completi e ambiziosi, ricostruendo la sanguinosa battaglia del giugno 1917 sul monte Ortigara (ventiseimila morti in meno di venti giorni). Nelle meravigliose tavole in mezza tinta in cui l’accuratezza storica e la leggendaria ironia dell’autore di Ratman si intrecciano alla perfezione, il fumettista parmigiano riflette e fa riflettere sulla tragica somiglianza tra le guerre di oggi e quelle di ieri con un chiaro monito: dimenticare significa ripetere. Gli echi del Novecento si riverberano anche tra le pagine del visionario “Qui io non conto” (BeccoGiallo) in cui Anna Dietzel ricostruisce, citando il seminale “Maus” di Art Spiegelman e donando ai protagonisti l’aspetto di felini, la vicenda reale della nonna Miranda, nata in Slovenia durante il fascismo e testimone delle disgrazie di quel territorio fino alla nascita della Jugoslavia titina. Due titoli sondano invece le fratture del Medio Oriente. Il libanese Mazen Kerbaj, attraverso potenti tavole in bianco e nero che rimandano, per formato e composizione, ai nostri monitor compone lo straziante diario visivo “Gaza attraverso lo schermo” (Coconino) riuscendo a rendere il dramma non solo di chi subisce, ma anche di chi assiste, impotente, al primo genocidio della Storia trasmesso in diretta. Ne “L’autobus incantato (Canicola) Majid Bita, iraniano trapiantato a Bologna, torna invece a sondare la storia del suo Paese tratteggiando la vicenda di un gruppo di intellettuali dissidenti che nel 1996 subirono un angosciante attentato durante un viaggio verso l’Armenia.

Se l’attuale contesto geopolitico è oscuro - e nemmeno le fulminanti vignette di Altan riunite nella nuova raccolta “Fianco-dest” (Gallucci) riescono con un sorriso ad illuminarlo - il fumetto può divenire il mezzo ideale per delineare, terzo filone, mondi altri. Ecco allora la Francia del Seicento ritratta con accuratezza dal duo Teresa Radice e Stefano Turcone che in “Àvila” (Bao) raccontano le avventure picaresche della giovane figlia di un’erborista (o di una strega?); il futuro alternativo di “Dawn Runner” (Edizioni BD) dove alcuni piloti guidano enormi robot contro i Tetza, giganteschi e pericolosissimi alieni; lo psichedelico universo di “Rifrazione fantasma” (Coconino) in cui, secondo Simone Angelini, tutti vivono in simbiosi con un drone personale e hanno optato per una buffa pigmentazione della pelle color caramello, e l’universo fantasy-medievale di “One Last Time” (Edizioni BD), impreziosito dai disegni della piacentina Caterina Bonomelli. E che cosa dire del prezioso inno ecologista che sale dalle pagine, leggere e piene di venature, del francese “Metamorfosi verde” (Tunuè) - perché tutti i bambini cominciano a nascere con delle misteriose escrescenze vegetali nell’incavo della narice? - o della visionarietà di “La seconda vita di Sander” (Hollow Press), opera prima (ma molto stratificata) del fumettista russo Stepan Razorёnov che immagina un aldilà decisamente sui generis?

A Lucca, inoltre, non sono mancate le rivisitazioni dei classici. Milo Manara ha presentato la sua “Odissea” (Feltrinelli Comics), riscrittura in prosa del poema omerico dal punto di vista inconsueto di Telemaco. L’opera, in verità un po’ deludente sotto il profilo narrativo, si risolleva per il meraviglioso aspetto grafico (la tavola con la reggia di Itaca, ricalcata sui palazzi minoici, al tramonto, vale da sola il giro di giostra). L’orrore è invece servito con “Dracula” (Sergio Bonelli Editore) - in cui alcuni passaggi del capolavoro di Bram Stoker sono visualizzati dall’estroso Paolo Barbieri, capace di coniugare l’immaginario fantasy più gotico ed esoterico alle suggestioni di matrice nipponica - e con “Edgar Allan Poe. Cinque passi nell’incubo” (Lo Scarabeo) che propone la versione a fumetti di cinque, celebri racconti del terrore (“Il gatto nero” visualizzato da Giulia Massaglia mette davvero i brividi). Se poi volete tornare nella tana del Bianconiglio, Allagalla ripubblica la versione di “Alice nel pase delle meraviglie” apparsa su “Il Giornalino” nel 1988 ad opera di Claudio Nizzi e del maestro Gino Gavioli, mentre a Bugs Comics va il merito di riportare al grande pubblico l’intera saga de “L’Insonne”, serie degli anni Novanta e dalla travagliata vicenda editoriale, che vede come protagonista Desdemona, una ragazza che conduce un programma radiofonico notturno. Per gli amanti del giallo, imperdibile “Traditori di tutti” (Oblomov), seconda versione a fumetti dei gialli di Giorgio Scerbanenco ad opera di Paolo Bacilieri, sempre bravissimo a rendere le atmosfere milanesi degli anni Sessanta; stavolta Duca Lamberti, medico radiato dall’albo e riciclatosi come detective, dovrà indagare su una serie di annegamenti nei navigli... Intrigante anche l’idea della collana di libri per ragazzi “Tra le nuvole” (If Edizioni) che presenta una versione giovanile di alcuni dei più grandi eroi del fumetto nostrano come Eva Kant, la compagna di Diabolik, che, in “L’inafferrabile Eva K.” - testi di Davide Barzi, illustrazioni della talentuosa Erika de Giglio -, farà di tutto per mettere le mani su cinque, preziosissimi diamanti. Si sente invece profumo di casa nel ventiquattresimo, splendido volume di “Don Camillo a fumetti” (ReNoir Comics) intitolato “La direttissima” (il disegnatore della storia di copertina è il talentuoso Riccardo Cecchi) con il quale proseguono le trasposizioni di tutti i racconti di Guareschi con l’intramontabile duo. Il lavoro degli autori, supervisionato dagli eredi, è filologico: a differenza del cinematografico Brescello, infatti, le scene si svolgono in un paesino modellato sui luoghi della Bassa cari allo scrittore (il municipio di Peppone ricalca la rocca di Sissa mentre la parrocchia di don Camillo si rifà espressamente a quella di Roccabianca).

Chi ha un amico a quattro zampe troverà appagamento tra le pagine di “Gatto Killer Babysitter” o le vignette di “La vendetta di Gatto Killer” (Edizioni Sonda), versione disegnata dal versatile Andrea Musso della saga di Tuffy, il felino rosso combinaguai ideato da Anne Fine (l’autrice di “Mrs. Doubtfire”), mentre gli appassionati di sport hanno due opzioni. “Il pendio bianco” (Diabolo), che inizia in Asia Centrale 4500 anni fa e termina davanti ad uno sparaneve artificiale, è una splendida storia sociale dello sci realizzata da Manuel Riz, abitante di Canazei e grande innamorato della montagna; se invece siete dei Sinnermaniaci, non potete perdervi “Out” (ReNoir Comics) di Gianluca Buttolo: immaginate delle strisce simili ai “Peanuts” con protagonisti i grandi tennisti di oggi e di ieri; favoloso, no?

Spazio anche alle biografie come “Archimede. Geometria di un genio” (BeccoGiallo) dove la linea chiara di Marco Tabilio accompagna perfettamente la sceneggiatura del professore di Analisi matematica Roberto Monti, capace di illustrare con precisione le intuizioni del siracusano, e “Per una frazione di secondo” (Rizzoli Lizard) in cui il poliedrico Guy Delisle giustappone scatti e vignette per far comprendere tutto il genio di Eadweard Muybridge, uno dei primi (e più grandi) fotografi della Storia. Ma può rientrare nel genere anche “Orbit Orbit” (Sergio Bonelli editore), una vera e propria dichiarazione d’amore al fumetto e al suo potere immaginifico da parte di Caparezza che immagina un viaggio spaziale articolato in quattordici tappe tante quante sono le tracce dell’album omonimo, appena uscito.

Preziose, anche e soprattutto in mezzo alla crisi della carta stampata, le riviste. Un esperimento da sostenere è senza dubbio la nuovissima “La fine del mondo” (da dicembre uscirà ogni mese insieme a “Il Manifesto”) che riunisce storie a fumetti di grandi autori come Gipi, Zuzu e Zerocalcare (ma a brillare sul numero 0 lucchese è una storia muta del giapponese Shintaro Tago). Invece “Fumo di china” (If Edizioni), la testata di critica fumettistica più longeva del nostro Paese e storico punto di riferimento del settore, cambia totalmente pelle: nuova formula e nuova grafica per una pubblicazione brossurata che approderà ogni sei mesi anche in libreria e si focalizzerà sulle intersezioni tra il fumetto e le altre arti (sì, anche la cucina!).

E, se dopo la lettura, volete concedervi una parentesi di gioco da tavolo in famiglia o con gli amici ecco tre titoli appena usciti (e clinicamente testati durante la fiera). In “Take time” (Libellud) dovrete combattere contro il tempo risolvendo le prove legate ad alcuni orologi provenienti da vari universi mentre nell’ingegnoso “Il gatto e la torre” (Studio Supernova) avete il compito di far conoscere al micio Toto il proprio passato aiutandolo a salire fino all’ultimo piano di una costruzione edificata turno dopo turno. Infine, per i maniaci di true crime e serie tv, è caldamente consigliata “L'ombra di Hawkins” (MS Edizioni), ambientata nel mondo anni Ottanta di “Stranger Things”, dove i giocatori impersonano gli studenti di una scuola superiore e devono risolvere un caso cercando indizi in buste sigillate, file Mp3, inquietanti polaroid, ritagli di giornale e videomessaggi celati in vecchie VHS.