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Parma -

Sabato 06 Settembre 2025


Ristorante

Osteria La Bastia: la buona cucina parmigiana, leggera e moderna

Osteria La Bastia - La buona cucina parmigiana, leggera e moderna

Sulla grande strada provinciale della Bassa, all’altezza di Pieveottoville, ecco «La Bastia storico casolare di campagna di proprietà della famiglia Cerioli, allevatori di suini e produttori di salumi dal 1998», come recita il sito web. Ora osteria, con vendita di prodotti del territorio e non, sala di degustazione e cantina di stagionatura dei salumi. Cucina parmigiana affidata alle mani di una giovane cuoca e di un dinamico cantiniere seguendo le linee di una «filosofia» centrata sulla tradizione e i prodotti di stagione illustrata, sempre nel sito, in un lungo racconto dove si parla di «viaggio gastronomico», ecosistema «come finestra sul mondo ancorata nella Bassa», diversi livelli di esperienza seguendo le parole di Alan Turing, il grande matematico inglese padre dell’informatica che decifrò Enigma e i messaggi segreti dei nazisti. Tornati sulla terra, il locale è accogliente, anche con posti all’aperto, coi suoi tavoli di legno ravvicinati, tovaglie di carta paglia, bei mobili, musica discreta, camerieri sorridenti. La carta dei vini propone tutta la gamma dei vini Oinoe di Guardasone (cantina di qualità e in grande crescita, di proprietà sempre della famiglia Cerioli) e una buona scelta dalle regioni italiane.

La cucina, i piatti
Della «filosofia» s’è già detto e allora ecco «dalla bottega» l’antipasto di salumi e la torta fritta che li accompagna, asciutta e panosa, insieme alla giardiniera dolce e croccante: il culatello 30 mesi di stagionatura è solo discreto, meglio la culatta dal sapore netto e pulito; coppa ancora giovane, buon salame, strolghino dolce ma un po’ troppo stagionato. Alici Rizzoli in salsa piccante con burro di centrifuga Brussino; Parmigiano in crescendo di stagionature del Casello 2064; erbette con uovo all’occhio di bue; asparagini al cartoccio completano l’offerta di antipasti. Ai primi, tortelli d’erbetta; buoni tagliolini di pasta fresca all’uovo con taccole e culatello croccante; deludente savarin al riso con spalla cotta secondo un’improbabile «variante di casa Giuseppe Verdi»: la spalla cotta è croccante, ha sapore intenso, la fonduta di Parmigiano ricopre un riso troppo cotto, l’insieme risulta slegato. Ai secondi, tra le «Chef Chiara’s signature (o le suggestioni dal mondo)», la fresca insalata di misticanza con carpaccio di salmerino agli agrumi e le sue uova; la corretta trota «delle nostre acque» alla meunière su un letto di verdure e capperi; un dolce arrosto di maiale con patate e cipolla caramellata; la quaglia in lunga cottura e ratatouille; il carré di maialino al forno; la tagliata di manzo.


Per finire
Si chiude coi dolci della tradizione: le torte da credenza da condividere; i tortelli di pasta frolla con la marmellata brusca accompagnati da un bicchiere di Ambrosia Oinoe, dorato moscato dai profumi di pesca e miele; le fragole condite con la Malvasia; la ghiotta pera cotta nel vino, fonduta di cioccolato e zabaione con crumble di sbrisolona; lo sgonfietto di millefoglie con crema al pistacchio, amaretti, cioccolato bianco. I prezzi: coperto 3 euro; antipasti 10-18; primi 13-16; secondi 14-20; dolci 5-10. Menu non esposto, ingresso, bagno, parcheggio comodi.
Non mancate
Trota alla meunière

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