Il «tecnostress» che nuoce agli occhi
Fra i disagi dello smart working non ci sono solo postazioni domestiche «improvvisate» che causano problemi articolari. Anche i nostri occhi soffrono per il telelavoro e per quello che viene definito «tecnostress»: i supporti video spesso sono meno adeguati (ad esempio un portatile invece di un fisso con monitor più ampio) e l'illuminazione non è «certificata» come in azienda, sottoposta a regole e revisioni.
Le limitazioni agli spostamenti hanno inoltre accelerato l'«always-on», la costante connessione via smartphone: schermo ancora più piccolo del tablet o del pc, vista ancora più affaticata. Ciò aumenta l'astenopia o peggiora preesistenti difetti di vista, dice Salvatore Tedesco, medico con incarico di alta specialità in chirurgia vitreoretinica e traumatologia oculare del reparto di Oculistica dell'ospedale Maggiore. «Proprio in una fascia di età critica per l’insorgenza di difetti visivi (dai 13 ai 20 anni principalmente) i ragazzi sono costretti dalla pandemia a lunghi periodi di DAD continua o alternata. Questo provoca affaticamento, miopizzazione e insorgenza o peggioramento di difetti refrattivi», spiega Tedesco.
Quante sono le ore quotidiane davanti ad uno schermo che non andrebbero superate? Quante pause andrebbero fatte?
Le attuali regole di legge dell’impiego dei dispositivi in orario di lavoro riguarda l’idoneità del lavoratore, i dispositivi di correzione ottica eventualmente necessari o indicati, le pause da rispettare, l’ergonomia delle postazioni di lavoro, l’illuminazione e il microclima dell’ambiente di lavoro. I videoterminali di ultima generazione hanno definitivamente evitato i problemi dei decenni precedenti, poiché la loro risoluzione e i parametri tecnici che la definiscono, consentono di ridurre considerevolmente l’affaticamento da uso prolungato. Rimane tuttavia la necessità di osservare una serie di pause, da modulare in funzione di tante variabili, in base ai fattori di rischio di ogni persona, sia oftalmologici (quali la concomitanza di difetti refrattivi comuni - miopia, ipermetropia, astigmatismo - o vere e proprie patologie oculari, dallo strabismo ai difetti di convergenza, dagli esiti di pregressi interventi oftalmochirurgici ai deficit di messa a fuoco) che posturali (problemi del rachide cervicale o lombo-sacrale, cefalea muscolo-tensiva). A tutto ciò si aggiunge la tendenza costante di giovani e meno giovani ad essere sempre connessi, sempre “operativi” con pc portatili o fissi, tablet, smartphone.
Un pc danneggia quanto uno smartphone?
Sì, con l’aggravante che gli smartphone vengono utilizzati sempre e comunque, senza regole e pause, in posizione spesso scomoda e inadatta, durante un pasto piuttosto che in treno o in attesa di un bus, addirittura a letto con luce ambiente spenta. Situazione negativa per una corretta messa a fuoco. Questo può risultare dannoso, causando sintomi anche importanti o peggiorando difetti di vista già esistenti.
Quali occhiali è meglio usare in questi casi?
Lenti a supporto accomodativo, lenti a profondità di campo, lenti con protezione dalla luce blu.
Ci sono esercizi per rilassare gli occhi o rinforzare i muscoli oculari?
Spesso si sente parlare impropriamente di tecniche più o meno fantasiose per esercitare muscoli oculari o messa a fuoco. L’unica raccomandazione è utilizzare una postura corretta ed eventualmente le lenti appositamente prescritte, oltre ad applicare pause frequenti nell’applicazione a video, cercando di variare la distanza della messa a fuoco, utile come tecnica di rilassamento.
Quali sono le conseguenze del tecnostress?
L'astenopia definisce la serie di sintomi derivanti dall’applicazione a video. Uno di questi è la Sindrome da iper-evaporazione: in questo caso è utile applicare con regolarità lacrime artificiali durante la giornata, soprattutto in orario lavorativo, o alla sera. Risultano invece inutili la vasta gamma di prodotti “lenitivi” in commercio come farmaci da banco: si tratta perlopiù di vasocostrittori addizionati di sostituti lacrimali. Ovviamente, la situazione è più critica per i portatori di lenti a contatto.
Il sovraffaticamento della vista può avere ricadute anche sulla postura?
Sì, perché causa cefalea di varie tipologie e problematiche posturali, con vizi che spesso inducono o facilitano sintomatologia dolorosa. Da qui l'importanza dell’ergonomia e del comfort della postazione di lavoro: seduta e piano d’appoggio. Voglio ricordare che anche anche microclima e illuminazione sono fondamentali per ridurre il tecnostress. Quindi: umidità adeguata dell’ambiente, areazione frequente e modalità di raffreddamento e riscaldamento. In caso di termoconvettori, ad esempio, è davvero necessario umidificare l’aria. La luce naturale è sempre preferibile a quella artificiale, che comunque deve avere determinate caratteristiche di intensità e diffusione.