Congiuntivite: quando gli occhi se la vedono brutta con virus e batteri

Monica Rossi

Sicuramente sono lo specchio della nostra salute. Gli occhi ci permettono di guardare il mondo e di dargli un senso. Quando però bruciano, prudono, lacrimano senza sosta e sono arrossati, addio benessere. 
Le cause? Tra le patologie più comuni, la congiuntivite, «l’infiammazione che interessa la congiuntiva, cioè la membrana “mucosa” che riveste la superficie dell’occhio e la parte interna delle palpebre e che ha più funzioni: proteggere il bulbo oculare, difenderlo da germi, corpi estranei, sostanze chimiche e, contemporaneamente, impedire l’attrito fra il bulbo e le palpebre quando apriamo e chiudiamo gli occhi» spiega Stefano Gandolfi, direttore della struttura complessa di Oculistica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma. 
«Quando c’è un’infiammazione, i vasi capillari che attraversano la congiuntiva si dilatano, conferendole il tipico colore rossastro - spiega Gandolfi -  L’arrossamento da congiuntivite non va però confuso con quello che si verifica quando un capillare va incontro a uno stravaso di sangue, determinando una “emorragia sottocongiuntivale”. Questo quadro, anzi, può essere la spia di problemi non localizzati all’occhio, come una pressione del sangue troppo alta o un diabete mal controllato».   Ma che cosa scatena una congiuntivite? Gli agenti possono essere «patogeni (batteri, clamidie, virus, funghi, protozoi), chimici causticanti, fisici (un eccesso di raggi ultravioletti), da allergia in soggetti predisposti o per lacrimazione non efficiente (il cosiddetto “occhio secco”, di cui abbiamo già parlato lo scorso 9 settembre, ndr)», precisa Gandolfi.


CONGIUNTIVITE BATTERICA
È spesso il risultato dell’attivazione abnorme dei batteri “saprofiti” che stazionano normalmente sulle palpebre, tra le ciglia o sulla congiuntiva stessa. «È spesso legata a un’igiene precaria dopo che si è andati in bagno - spiega Gandolfi -  Questo fenomeno colpisce più spesso persone anziane o non autosufficienti e porta germi presenti nell’urina o nelle feci a entrare in contatto l’occhio attraverso le mani. Nei giovani, può derivare anche da una contaminazione, per uso improprio, di lenti a contatto. Nei bambini, specialmente se coinvolge un solo occhio, può essere la spia di una difficoltà del passaggio delle lacrime dall’occhio all’interno del naso, con conseguente ristagno delle medesime che si sovrainfettano». 


CLAMIDIA TRACHOMATIS
Un capitolo a parte, per la congiuntivite batterica, va speso per la Clamidia trachomatis, «patogeno in grado di indurre recrudescenza del tracoma, che un bambino può contrarre con la frequentazione di ambienti con igiene insufficiente: penso ad esempio a piscine con ricambio d’acqua/disinfezione non idonei. Il tracoma, se non diagnosticato per tempo, può portare a gravi complicanze alla superficie dell’occhio, con possibile perdita della vista. La disponibilità di un ampio armamentario di antibiotici, sotto forma di colliri, ha reso guaribili quasi tutte le forme di congiuntivite batterica».


LA CONGIUNTIVITE VIRALE
E' più comune di quella batterica. Quasi tutti i virus che colpiscono le prime vie aeree possono al contempo indurre una congiuntivite. «Si va dal più comune virus influenzale (H1N1 e successive varianti), ai ceppi di adenovirus responsabili di congiuntiviti bilaterali particolarmente violente e contagiose (il quadro clinico è definito “cheratocongiuntivite epidemica”), al virus di Epstein-Barr, responsabile della mononucleosi, a quelli delle più comuni malattie esantematiche (morbillo, parotite, rosolia, varicella) fino ai famigerati Coronavirus, di cui il Sars2-Covid19 è l’esempio più recente, ma che, giova ricordarlo, sono anche i virus responsabili del più comune (e benigno) raffreddore, durante il quale è esperienza di tutti aver sofferto di “naso che cola e occhio rosso e lacrimoso”» dice Gandolfi. 


A proposito di Covid, lo specialista ricorda che «l’arrossamento congiuntivale, con lacrimazione, può essere un quadro clinico associato all’infezione da Covid: la comunità oculistica internazionale è stata messa in allarme per il possibile accesso agli ambulatori di pazienti con congiuntivite acuta come primo sintomo di infezione».  Le congiuntiviti virali purtroppo non beneficiano di farmaci in grado di uccidere o rallentare i patogeni responsabili dell’infezione. «Si praticano terapie di supporto, con sintomatici sotto forma di colliri, e con antibiotici, somministrati per evitare sovrainfezioni batteriche», fa sapere Gandolfi.

A VOLTE È  COLPA DI POLLINI, GRAMINACEE E... CAGNOLINI 
La congiuntivite può essere anche allergica.  «Se si soffre di allergia ad agenti specifici - spiega Gandolfi - la reazione congiuntivale va di pari passo con quella che coinvolge tutto il corpo:  difficoltà alla respirazione, reazioni cutanee o all’apparato gastro-enterico. Durante la fase acuta, l’infiammazione è caratterizzata da un forte prurito che, per noi medici, è la spia della natura allergica del fenomeno. Pollini e graminacee sono i principali responsabili delle forme “stagionali”, mentre polveri, acari, solventi di vernici o muffe nei condizionatori lo sono di quelle che si manifestano in ambienti chiusi». La cura? Oltre alle terapie sistemiche per dominare l’allergia, aiutano anche i colliri. «Come quelli contenenti antistaminici o cortisonici, durante le fasi acute. Negli intermezzi asintomatici, è possibile pensare a trattamenti a lungo termine con colliri desensibilizzanti, che però devono essere discussi caso per caso».  Un discorso a parte meritano le allergie al pelo degli animali: accarezzandone uno, possono insorgere diverse reazioni, tra cui prurito, gonfiore, lacrimazione e arrossamento congiuntivale. «Spesso, sono interpretate come allergie vere e proprie reazioni a microorganismi (gli acari ad esempio) che “contaminano” il pelo degli amici a quattro zampe». Che fare? Non si rinuncia certo al pelosetto! «Occorre identificare gli agenti patogeni, con visita dal veterinario ed esame del mantello e della cute dell’amico a quattro zampe: ci si regola sulla base di quello che, eventualmente, si dovesse trovare. Con i dovuti accorgimenti, si può continuare a godere del suo affetto, senza che occhi (e nasi e gole) abbiano a che risentirne».