Dolore alle articolazioni? Occhio ai «cuscinetti» di cartilagine tra le ossa

Isabella Spagnoli

La condropatia è il termine generico usato dai medici per indicare una patologia della cartilagine.

Illustra ai lettori della Gazzetta, questa malattia, Paolo Adravanti, responsabile dell’Ortopedia della Casa di Cura Città di Parma.

«Si parla di condropatia nel momento in cui avvengono distacchi cartilaginei legati a traumi; vi possono essere anche condropatie su base degenerativa o infiammatoria. Quando sopraggiunge un’evoluzione negativa della lesione, il danno cartilagineo può diventare permanente; la cartilagine, infatti, non è un tessuto vascolarizzato e ha scarse capacità auto-riparative», spiega Adravanti che ci aiuta a fare un breve ripasso del tessuto cartilagineo. «La cartilagine ialina, che riveste le estremità ossee delle nostre articolazioni, è un tessuto connettivale non vascolarizzato che ha la funzione di proteggere il tessuto osseo dai microtraumatismi e di lubrificare l’articolazione permettendo il corretto movimento articolare. Se ciò non avviene si nota la limitazione dell’articolarità e il dolore al carico proprio perché la funzione della cartilagine è di tipo meccanico». Adravanti spiega che la condropatia si può classificare in quattro stadi di gravità, dal meno grave al più importante. «Si può parlare di condropatie intese solo come una sofferenza della cartilagine (senza evidenza di lesioni) e di condropatie intese, invece, come lesioni cartilaginee – aggiunge l’esperto -. Se parliamo di lesione è corretto differenziare i diversi gradi; nel quarto grado la cartilagine presenta crepe così profonde da far vedere l’osso sottostante». Le cause delle condropatie quali sono? «Esistono fondamentalmente due forme: quella post traumatica, legata all’attività sportiva, o conseguente a incidenti stradali e a traumi diretti, e quella più frequente chiamata degenerativa, tipica dell’avanzare dell’età che sfocia poi in artrosi con usura progressiva della cartilagine. Esistono poi condropatie infiammatorie nelle quali la cartilagine è il bersaglio di alcune patologie che rientrano, però, nel campo delle malattie reumatologiche». 

Parliamo ora di artrosi 

«E’ la patologia più frequente del nostro corpo causa della maggior parte dei dolori delle persone oltre i 50 anni di età – sottolinea Adravanti -. E’ un fenomeno di usura e di assenza di cartilagine. Per fare un esempio calzante è paragonabile al calo della vista che costringe all’uso degli occhiali. Un paziente di 90 anni presenterà sicuramente l’artrosi che può colpire tutte le articolazioni prediligendo gli arti inferiori perché sono sottoposti a carico, fattore determinante nel danno articolare cartilagineo. Esistono poi le artrosi agli arti superiori e alle mani, che in forma avanzate possono causare diversi e seri problemi». 

Il trattamento?

«Innanzitutto occorre capire se la condropatia è di natura post traumatica e presenta un distacco cartilagineo. In questo caso, soprattutto nel paziente giovane, è spesso indicato l’intervento chirurgico – illustra Adravanti -. Quando la lesione traumatica arriva fino all’osso occorre procedere con interventi riparativi (si va a stimolare l’osso sotto la cartilagine per favorirne la sua riparazione) o rigerenativi (occorre impiantare membrane artificiali che vanno a sostituire la cartilagine malata). Nella patologia degenerativa si fanno infiltrazioni di acido ialuronico e cellule staminali, e si procede poi con una buona terapia riabilitativa. Quando non esiste più la cartilagine bisogna poi affidarsi alla chirurgia protesica parziale o totale a seconda dell’entità e della sede della lesione». Le condropatie possono essere silenti? «No presentano sempre dolore. Trascurando le cause che le hanno determinate il paziente lamenta male, gonfiore e limitazione funzionale».