Litigare? Tutta salute Ma con regole ferree

Litigare fa bene. Lo afferma Marta Pullini, mediatrice familiare, pedagogista clinico. «Siamo tutti cresciuti in una cultura che ha visto nel litigio qualcosa di sbagliato, da evitare fin da bambini. Alla base di questa concezione, oltre al timore per l’aspetto aggressivo che può emergere, è sempre stata l’idea che possa esistere una relazione senza contrasti. Questo è impossibile e sarebbe, comunque, poco sano. Il conflitto è parte integrante della relazione stessa. Fa bene quando si litiga bene”.
Che cosa intende per litigare bene?
«È necessario considerare il litigio come parte naturale della vita e delle relazioni, non come qualcosa da evitare o temere. L’idea che il litigio porti a comportamenti aggressivi o pericolosi, è insensata. In realtà, è vero proprio il contrario: sono la mancanza e l’incapacità di litigare bene che possono condurre a condotte violente. Reprimere le nostre emozioni non è mai una buona idea e questo oggi è confermato non solo dalla psicologia, ma anche dalle neuroscienze e dalla medicina». 
Ci può suggerire altri comportamenti utili per una sana convivenza? 
«Non approfittare dei punti deboli dell’altro, evitare di litigare in pubblico, cercare di non rispondere alle provocazioni».
 Molte coppie e molte famiglie in questo periodo sono state costrette a una convivenza forzata h24, questo cosa ha comportato? 
«La situazione che abbiamo vissuto e che stiamo parzialmente rivivendo è una situazione anomala. È stato necessario definire nuove regole per la gestione della casa e della famiglia, fare i conti con la noia e con l’assenza di tutti quegli svaghi che servivano ad allentare le tensioni. Non siamo abituati a vivere tutta la giornata nello stesso spazio con la nostra famiglia o con il nostro partner. Ma un pieno benessere viene spesso conquistato quando i tempi di ogni componente sono equilibrati e bilanciati con i tempi dedicati alla relazione di coppia e alle relazioni familiari. Trovo interessante il pensiero di Philippe Caillè, secondo il quale una coppia funziona quando 1+1=3. Questa bizzarra formula matematica ci dice che una coppia funziona quando l’unione di due individui permette a entrambi di mantenere degli spazi d’individualità e contemporaneamente consente di costruire insieme uno spazio più ampio delle loro individualità, che è lo spazio della coppia. Mantenere questa formula, quindi tutelare e coltivare gli spazi privati e fare lo stesso con quelli comuni, può essere di grande aiuto in questa situazione di difficoltà. Lo stesso si può dire della famiglia, composta da più individualità che interagiscono fra loro. Possiamo cogliere quest’occasione per dare più valore al tempo e allo spazio riservando un tempo solo nostro e uno da condividere con gli altri». 
Da uno studio effettuato dall’Università Bicocca è emerso che durante il lockdown i genitori si sono dimostrati più aggressivi con i loro figli, a volte alzando le mani o la voce. Abbiamo chiesto a Patrizia Ceroni, responsabile del sentro di Salute mentale dell’Ausl di Parma cosa ne pensa.
 «La vicinanza stretta, per tante ore, nello stesso ambiente, che vede genitori e figli sottoposti ad una maggiore pressione, impegnati a cercare di elaborare razionalmente i timori della pandemia, lascia in loro, a livello emotivo, un sottofondo di disagio che esplode, magari, a causa di tensioni minime – spiega la Ceroni -. Lo sfondo irritativo predispone maggiormente le persone, in un momento in cui le emozioni prevalenti non sono rassicuranti, a scattare anche per un minimo problema che può tramutarsi, da un momento all’altro, in un conflitto. Anche la stretta vicinanza che impedisce ai componenti della famiglia di tenere spazi propri diventa motivo di disagio». 
Quali soluzioni adottare dunque per un quieto vivere? 
«Tengo a sottolineare che nel rapporto fra genitori figli è importantissimo rispettare la privacy di ognuno. Al ragazzo vanno consentiti spazi nei quali per esempio può chiamare gli amici in tranquillità, o fare le proprie cose senza essere disturbato. Gli adulti non devono essere intrusivi nel loro spazio di libertà».
 Occorre evitare di litigare davanti ai figli? 
«E’ sempre bene non farlo, dovrebbe essere una regola, o almeno cercare di evitarlo in tutti i modi – aggiunge la Ceroni -. Non sempre è possibile evitare il conflitto davanti ai bimbi ma poi occorre trovare le parole giuste per spiegare cosa è accaduto. Dopo la litigata, che fa comunque parte della vita, deve essere raccontata nuovamente ai nostri figli “a freddo”, in modo di dare loro una spiegazione di ciò che è accaduto. Scoppia una discussione, dunque, però dopo, in un secondo momento, deve esserci un momento in cui spiegarsi dando loro una visione realistica di ciò che è accaduto. Peggio ancora dei litigi sono le tensioni non dichiarate, sempre taciute, impalpabili, ma presenti, che fanno altrettanto male».