Meglio avere fegato purché non sia grasso

ANTONELLA CORTESE

La steatosi epatica, conosciuta anche come fegato grasso, è una condizione piuttosto frequente che consiste nell’accumulo di grasso nel fegato. Viene scoperta spesso casualmente, perché in fase iniziale non dà avvisi, grazie ad una semplice ecografia addominale in cui il fegato appare “brillante” a causa delle goccioline di grasso che progressivamente riempiono le cellule epatiche. Il problema serio è che può evolvere in infiammazione (steatoepatite) e fibrosi che possono portare a cirrosi epatica. 
4 ITALIANI SU 10 
I numeri nel nostro paese sono piuttosto alti: 4 italiani su 10 sono colpiti da steatosi e spesso ne sono inconsapevoli. Abbiamo chiesto a Pietro Bocchi, medico internista dell’Ambulatorio di epatologia della unità operativa di Medicina interna dell’Ospedale di Vaio, di spiegarci quali sono le cause di questa malattia silenziosa.
 «La stragrande maggioranza dei casi è dovuta all’abuso di alcol, generalmente definibile come il consumo di più di 3 drink alcolici al giorno per l’uomo e più di 2 drink al giorno per la donna, in cui un drink corrisponde a circa 12 gr di alcol. – precisa Bocchi - L’altra grande causa è rappresentata dalla cosiddetta sindrome metabolica che è una condizione in cui vi è una resistenza da parte delle cellule del nostro organismo all’azione dell’insulina, ormone prodotto dal pancreas che regola l’equilibrio del glucosio e dei lipidi, spesso causata da scorretti stili di vita come la sedentarietà e una alimentazione sbilanciata, povera di fibre, ricca di grassi saturi e zuccheri semplici, fruttosio incluso contenuto nelle bevande zuccherate. Quel che ne consegue è un eccesso di grasso corporeo già identificabile con semplici parametri come l’indice di massa corporea (che tiene conto di altezza e peso) e misurazioni come la circonferenza vita (a rischio se maggiore di 102 cm per l’uomo e di 88 cm per la donna)».
UNA MALATTIA PERICOLOSA
Perché è una malattia pericolosa? “Per le sue conseguenze. Si stima che la steatosi epatica da sindrome metabolica colpisca almeno il 25% della popolazione mondiale; di questi 1/4 circa svilupperà una steatoepatite, cioè un infiammazione del fegato, che conseguentemente diventerà fibrotico e un ulteriore 10-15 % di individui tenderà a sviluppare addirittura una cirrosi, cioè uno stadio avanzato di fibrosi in cui il fegato fatica a garantire quelle che sono le sue funzioni principali di “grande fabbrica” dell’organismo (fra cui la sintesi delle proteine). Le complicanze che ne possono seguire sono l’insorgenza di tumori, lo scompenso di circolo, la tendenza all’incremento della pressione in alcuni distretti venosi, come le varici in esofago, che sono a rischio di sanguinamenti importanti, per cui potrebbe addirittura rendersi necessario il trapianto di fegato». 
RISCHI PER ALTRI ORGANI
Questo significa che non soffre solo il fegato ma anche altri organi? «Sì, la sindrome metabolica è un problema sistemico, cioè non riguarda solo il fegato, ma influenza vari organi come i vasi sanguigni e il cuore, manifestandosi con il rialzo dei valori di pressione sanguigna e con la presenza/progressione delle placche di aterosclerosi nelle arterie, inoltre è strettamente imparentata con il diabete mellito, che spesso è presente in questi pazienti. E’ importante ricordare che spesso l’eccessivo consumo di alcol e la sindrome metabolica coesistono nello stesso paziente e purtroppo si potenziano a vicenda gli effetti dannosi». 
ALL'ESORDIO È ASINTOMATICA
 Visto che la steatosi epatica è una condizione fondamentalmente asintomatica nelle fasi iniziali, come possiamo accorgercene? «Un ruolo fondamentale nella diagnosi può essere svolto già dai medici di medicina generale che, intercettando una steatosi epatica ad un’ecografia addominale in un individuo a rischio, ad esempio diabetico e sovrappeso, possono valutare il rischio del paziente di avere una fibrosi più o meno severa. Se si sospetta una fibrosi lieve si può agire in fase ancora precoce per modificare lo stile di vita, seguendo poi il paziente nel tempo. Oppure, soprattutto se si sospetta già una fibrosi moderata o avanzata, si può decidere se inviare il paziente a una visita specialistica epatologica in cui si raffinerà la diagnosi proponendo metodiche ecografiche avanzate e, in qualche caso dubbio, anche la biopsia, cioè il prelievo di un frammento di tessuto epatico, che sarà analizzato microscopicamente».