Salute

Chili di troppo? Ecco i consigli

Isabella Spagnoli

In regione il 30% delle persone tra 18-69 anni è sovrappeso e il 12% è affetto da obesità

Cos’è l’obesità? Risponde Alessandra Dei Cas, direttore struttura semplice dipartimentale di Scienze dell’alimentazione e del metabolismo dell' Azienda ospedaliero-universitaria di Parma e direttore della scuola di specialità in Scienze dell’alimentazione della nostra Università. «L’obesità è una malattia cronica multifattoriale caratterizzata da un accumulo eccessivo di massa grassa nell’organismo tale da avere un impatto negativo sulla salute. Si tratta di una vera pandemia, secondo i dati Istat in Italia un terzo della popolazione adulta è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa, con numeri allarmanti anche nella popolazione pediatrica. In Regione Emilia Romagna il 30% delle persone di età compresa tra 18-69 anni è in sovrappeso ed il 12% è affetto da obesità».

Quando si può dire di essere obesi?

«L’obesità, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, si classifica in tre gradi di severità in base all’indice di massa corporea (Imc), una formula che esprime l’adeguatezza del peso in base all’altezza di un soggetto. All’aumentare dell’Imc, nel passaggio dall’obesità lieve a quella severa, aumenta in maniera proporzionale il rischio di sviluppare malattie cardio-metaboliche e di mortalità. La quantità di tessuto adiposo non è, tuttavia, l’unica variabile da valutare; una distribuzione del tessuto adiposo addominale (misurabile con la circonferenza vita) conferisce un rischio metabolico e cardiovascolare maggiore rispetto ad una localizzazione prevalentemente periferica (o sottocutanea)».

Quali sono i problemi di salute per gli obesi?

«L’obesità non è un problema estetico, ma si associa ad un incremento di tutte le cause di morte e del rischio di sviluppare ulteriori malattie ad essa strettamente associate ovvero a comorbidità quali il diabete di tipo 2, l’ipertensione, le dislipidemie, le malattie cardiovascolari ma anche patologie del sonno e respiratorie, alcune forme di tumore, rappresentando un importante problema di salute pubblica ed economico per i sistemi sanitari».

Quali sono le cause di questa malattia?

«In circa il 95% dei casi l’obesità è imputabile ad un disequilibrio tra l’introito ed il dispendio energetico a favore del primo, quindi tra le calorie che assumiamo con gli alimenti e quelle consumate prevalentemente con l’attività fisica. Recenti studi hanno, tuttavia, messo in evidenza come vi sia una predisposizione genetica individuale che può contribuire fino al 40-50% e, nelle obesità severe, fino al 60-80% all’aumento di peso. Questo è uno dei motivi per cui ognuno di noi risponde diversamente agli stimoli ambientali che favoriscono l’aumento di peso quali la sedentarietà e l’aumento dell’introito calorico legato alla disponibilità di cibi ad alto contenuto energetico».

Come prevenirla?

«Questa domanda implica una risposta molto complessa. L’obesità va combattuta fin dall’età pediatrica con l’implementazione di programmi scolastici di educazione alimentare e di promozione di attività fisica che devono trovare un supporto nelle Istituzioni. Il Piano nazionale di prevenzione 2020-2025, adottato con Intesa Stato-Regioni del 6 agosto 2020, al fine di prevenire e contrastare obesità/sovrappeso in particolare nell’infanzia, prevede un intervento integrato che combini strategie di comunità (orientate alla promozione della salute in diversi ambiti quali scuola, luogo di lavoro, città) con quelle centrate sulle singole persone a rischio di malattia (es. supporto individuale sugli stili di vita), al fine di ridurre i fattori di rischio individuali e rimuovere le cause che impediscono ai cittadini scelte di vita salutari».

Cure e obiettivi

L’obiettivo terapeutico è il calo di massa grassa necessario per migliorare lo stato di salute e le patologie che si associano alla obesità stessa, per cui l’entità del calo di peso da ottenere e mantenere nel tempo deve essere condiviso con il paziente, realistico e personalizzato. Gli studi indicano che una perdita di peso del 5-10% è sufficiente per ridurre i fattori di rischio cardiovascolare mentre è necessario un calo di peso del 10-15% per essere incisivi sulla maggior parte delle comorbidità quali l’apnea ostruttiva, la steatopatia non alcoolica ed il miglioramento metabolico nel diabete tipo 2. Le strategie terapeutiche devono tenere conto anche del grado di severità della obesità. In quella di lieve entità è indicato un approccio sullo stile di vita in termini di restrizione calorica da ottenere con una dieta varia ed equilibrata e la promozione dell’attività fisica riducendo la sedentarietà. Il calo di peso deve essere graduale, utilizzando cautela nel seguire diete “alla moda” e nell’assumere integratori alimentari non avvalorati da studi scientifici.

Lo svolgimento di esercizio fisico aerobico di intensità moderata (almeno 150 minuti/settimana) come ad esempio la camminata è in grado di favorire un maggior calo di peso, di preservare il tessuto muscolare ed aumentare la probabilità di mantenere l’eventuale perdita di peso nel lungo periodo. Nell’obesità di lieve e moderata entità, soprattutto se in presenza di patologie associate, in aggiunta alle modifiche dello stile di vita, possono essere presi in considerazione approcci farmacologici per periodi limitati sotto prescrizione e supervisione medica. Nelle obesità severe che si accompagnano a patologie tali da influenzare negativamente la qualità e l’aspettativa di vita, la chirurgia bariatrica, nel contesto di un percorso multidisciplinare, ad oggi, rappresenta il trattamento più efficacie per il calo di peso a lungo termine».