STARE BENE
Vincere la gelosia
Quando rimane un'emozione che sappiamo gestire e quando si trasforma in malattia e rovina la coppia
Chiunque abbia vissuto una relazione affettiva ha fatto esperienza di sentimenti di gelosia, relativi al timore di perdere l’altra persona, che ha saputo gestire, nella maggior parte dei casi, in modo funzionale tanto da non determinare problemi nella dinamica di coppia.
«La gelosia comprende, però, una serie di emozioni che vanno dall’ansia alla preoccupazione, dalla tristezza alla rabbia, dall’invidia fino all’odio. Ci sono situazioni durante le quali queste emozioni assumono carattere patologico, nutrendosi di pensieri e dubbi che non trovano conferma sul piano razionale e nella realtà oggettiva, spiega la psicoterapeuta Giovanna Marocchi -. La gelosia è considerata normale quando chi ne fa esperienza non viene sopraffatto da questo sentimento, gestendo la propria emozione e non manifestando comportamenti inadeguati nei confronti del partner. Diventa patologica, invece, quando l’esperienza emotiva è ingestibile, quando le emozioni sono così intense da compromettere l’aspetto cognitivo razionale e la realtà stessa viene distorta a tal punto da dar luogo a comportamenti che non permettono alla vittima della propria gelosia di avere gli spazi necessari per essere un individuo autonomo: il pensiero si alimenta di timori irragionevoli, di sospetti che possono portare a manifestazioni di astio e talvolta di violenza».
Cosa vuole dire tutto questo?
«Nel momento in cui ci troviamo di fronte ad una gelosia patologica può accadere che la persona ne abbia un’attivazione molto intensa provocata da un cambiamento (che può essere reale o immaginario) del comportamento del partner che la porta ad esprimere emozioni molto dolorose ed ingestibili, le quali scatenano, come reazione, la ricerca di conferme dei propri dubbi o convinzioni attraverso comportamenti che vanno a limitare la libertà dell’altro con richieste spesso assurde. La gelosia patologica non è generalmente scatenata dal comportamento del partner o da qualcosa che questo fa, ma da una sospettosità che parte senza motivi reali e genera una distorsione nella lettura dei comportamenti dell’altro».
La psicoterapeuta spiega che la ricerca di prove passa attraverso comportamenti sproporzionati che vanno da accuse e controlli fino ad arrivare a comportamenti persecutori quali divieti e inseguimenti e veri e propri pedinamenti.
«Le accuse sono spesso successive a interrogatori insistenti ed estenuanti che possono portare a controlli del telefono e delle corrispondenze; i divieti riguardano invece il tentativo di impedire all’altro di uscire, di incontrare amici, di vestire in modo libero, di andare a scuola o al lavoro, e se questo non è sufficiente a placare ansie e sospetti iniziano i pedinamenti. Va ribadito nuovamente che tutto questo avviene senza che ci siano motivi reali che in qualche modo li possano scatenare se non una gelosia eccessiva, ingiustificata e incontrollata».
Talvolta può accadere che in una fase iniziale della relazione la gelosia patologica non sia riconosciuta dal partner ed addirittura che sia interpretata come una forma gratificante di amore e solo successivamente arrivi a compromettere la relazione stessa e in alcuni casi possa degenerare in comportamenti di aggressività e di violenza psicologica.
«Alla base della gelosia patologica ci sono problemi di autostima da parte della persona che la esprime ed importanti stati di ansia e depressione. Gli studi psicologici hanno evidenziato che possono essere presenti episodi di abbandono ed esperienze traumatiche nella storia di vita di chi la prova, che hanno determinato importanti disturbi di personalità – continua Marocchi -. La gelosia patologica riguarda frequentemente le relazioni affettive di coppia, ma si può presentare anche in altri tipi di relazioni come le amicizie e i contesti familiari; è presente sia nelle donne che negli uomini, ma la incidenza maschile è significativamente superiore. Intervenire con un percorso psicologico può essere fondamentale per chi ne soffre al fine di ridurre un comportamento che provoca un significativo malessere nella persona che ne è vittima compromettendo la possibilità di avere relazioni affettive sane».