salute

Punture d'insetti. Occhio ai rischi

Antonella Cortese

Sos primavera: come difendersi

In natura, che sia all’aperto o in casa, insetti ed altri artropodi come zecche, ragni ed acari, sono una presenza spesso poco visibile, della quale ci si accorge solo quando si percepisce un fastidioso prurito associato a gonfiore sulla pelle.
Per fortuna, solo un numero relativamente limitato di queste specie è patogeno per l’uomo. Oltre alla possibilità di trasmissione diretta o indiretta di infezioni causate da microrganismi (virus, batteri e protozoi), gli artropodi possono causare eventi morbosi per contatto (effetto urticante), puntura o morso della pelle.


Gli effetti dannosi possono essere dovuti all’azione tossica e irritativa o a meccanismi immunologici (reazione allergica) secondari all’azione delle sostanze iniettate che causano manifestazioni locali o generalizzate di varia gravità.
Per orientarci in questo mondo, che nonostante le piccole dimensioni ha importante rilevanza sanitaria, abbiamo chiesto delucidazioni alla professoressa Erminia Ridolo, direttrice della Scuola di specializzazione in Allergologia e immunologia clinica e responsabile dell'Allergologia e immunologia clinica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma.
«Gli artropodi che rivestono una qualche importanza dal punto di vista allergologico e dermatologico rientrano nelle classi degli insetti, come imenotteri, ditteri (zanzare), blatte, cimici, lepidotteri (farfalle) ed in quelle dei chelicerati, come per esempio i ragni - spiega Ridolo - Dal punto di vista allergologico, la puntura di imenotteri (api, vespe e calabroni) può provocare nei soggetti sensibilizzati reazioni di tipo locale esteso in sede di puntura che persistono per più di 24 ore o, nel 3% della popolazione adulta, di tipo sistemico. Queste ultime coinvolgono l’intera cute e le mucose oltre all’apparato gastrointestinale, respiratorio e/o cardiovascolare, con sintomi gravi fino allo shock anafilattico, in rari casi leta-
le».


Quante sono le persone sensibilizzate?


«Se si considera la popolazione generale, fino al 25%. La prevalenza delle reazioni sistemiche è del 3% ed aumenta nei soggetti esposti a punture, apicoltori o guardie forestali, al 35%».
Ad una reazione meno grave in genere può seguirne una più grave?
«Sì, nel 20% dei casi se la reazione è di tipo locale esteso e fino al 60% se la reazione iniziale è di tipo sistemico. In quest’ultimo caso è necessario avere a disposizione la terapia d’emergenza, tra cui il dispositivo di adrenalina auto-iniettabile e, a seguito di accurata diagnosi, eseguire un ciclo di desensibilizzazione per prevenire ulteriori reazioni. Nel nostro ospedale desensibilizziamo circa 150 persone l’anno con ottimi risultati, proteggendo da eventuali reazioni sistemiche gravi alla ripuntura nel 98% dei casi».


Le zanzare sono in grado di sensibilizzare?


«I ditteri, tra i quali le zanzare, sono insetti ematofagi che hanno grande importanza come vettori di importanti parassitosi, come la malaria, leishmaniosi, filariosi ed infezioni dovute ad arbovirus, quali febbre gialla e dengue. La puntura di alcuni di questi può causare reazioni allergiche perché nella saliva sono contenute sostanze anticoagulanti, vasodilatatrici o di tipo enzimatico, molte delle quali sono in grado di agire come allergeni con vasta cross reattività tra proteine presenti nella saliva di zanzare ed altri artropodi (es. acari della polvere). Abitualmente si tratta di reazioni cutanee locali anche estese, come nel caso della Skeeter syndrome, in cui si può associare febbre, ma sono riferiti casi più gravi anche di anafilassi».