salute

Dolore al tallone d'Achille, come capire se è fascite e come curarlo

Antonella Cortese

I piedi sono le nostre radici, il contatto con la terra, la base sulla quale scarichiamo tutto il nostro peso del nostro corpo, le estremità che ci permettono il movimento. Eppure, ci accorgiamo di quanto siano importanti solo quando fanno male, quando siamo impediti nel camminare magari per qualche insistente dolore al tallone.
Alessandro Avalle, specialista in ortopedia e traumatologia con indirizzo piede e caviglia e medico specialista dell'Ortopedia dell’ospedale di Vaio, annovera tra le patologie che colpiscono il piede la fascite plantare, un’infiammazione che si manifesta con un dolore bruciante e limitante a livello del tallone.


Come capire se il dolore al tallone è fascite?
«In questa parte del nostro corpo giocano diversi attori, tra cui principalmente la fascia plantare, il calcagno e il tendine d’Achille - spiega Avalle - Non essendo l’unica causa di questo sintomo, la valutazione clinica inizia sicuramente dall’ascolto del paziente che è fondamentale per differenziare le possibili altre cause di dolore. In questo caso il dolore è percepito soprattutto nell’appoggio, a maggior ragione dopo un periodo prolungato di fermo, seduti o sdraiati, si irradia lungo il piede fino a giungere a volte alla base delle dita e non si accompagna però ad altri disturbi come formicolio o anestesia a livello di zone più o meno diffuse del piede».
In genere chi soffre di questo disturbo?
«Soprattutto le persone che sono in sovrappeso, o lo sono state in passato, ed hanno sviluppato un'infiammazione cronica tale da non riuscire più a camminare. Può inoltre interessare soggetti che per lavoro devono utilizzare calzature a suola rigida come quelle antinfortunistica».


La fascite può colpire anche i runner?
«Certamente. Preciso che la fascia plantare è una struttura anatomica, simile ad un nastro, strettamente collegata alla muscolatura del polpaccio e al tendine d’Achille, per cui anche persone sportive, tra cui soprattutto i runner, possono risentire di questa infiammazione. Il dolore però in questo caso è riscontrabile all’inserzione, cioè a livello “dell’aggancio” del tendine di Achille al calcagno, cioè dietro al tallone ed è accentuato dal semplice appoggio, per esempio, sul letto o dalla discesa di un gradino».
Come si arriva alla diagnosi?
«Dopo una valutazione clinica che si esegue palpando e individuando forme infiammatorie più o meno rilevanti a livello del tallone, anche evidenti eventualmente con arrossamento localizzato, si procede con una valutazione radiologica. Si eseguono quindi una radiografia, una ecografia e poi una risonanza magnetica. Con la radiografia si può confermare la struttura del piede individuata durante la valutazione clinica e mettere alla luce la presenza di speroni ossei che si formano come “stalattiti” portando all’indurimento e all’ulteriore perdita di elasticità di queste strutture».


Come intervenire?
«Il trattamento può essere di tipo medico, fisico fisioterapico e infiltrativo, riservando il trattamento chirurgico soprattutto alle forme resistenti. Quello medico può essere rappresentato da antinfiammatori non steroidei o steroidei, cioè a base cortisonica, per ridurre l’infiammazione e agevolare la vita quotidiana. Le terapie fisiche come tecar terapia e onde d’urto, invece, cercano di ridurre non chimicamente l’infiammazione e di rendere più elastiche queste strutture, ma la manipolazione manuale fisioterapica sarà sempre fondamentale alla risoluzione del problema fascitico-tendinitico. Il possibile passaggio successivo è rappresentato dalle infiltrazioni cortisoniche, oppure con acido ialuronico, oppure ancor meglio con le cellule provenienti dal nostro corpo, come nel caso dei concentrati piastrinici - denominati PRP - prelevabili dal sangue che migliorano sensibilmente il modulo elastico, cioè l’adattamento alle varie sollecitazioni richieste quotidianamente. A tutto ciò può essere comunque abbinato anche un trattamento ortesico come talloniere morbide in silicone utilizzabili soprattutto nelle fasi acute, oppure piuttosto rigide e massaggianti.
Il trattamento chirurgico, infine, è eseguibile con approccio mini-invasivo in anestesia locale ed in regime di day hospital, ma è indicato in casi selezionati. La prevenzione poi delle ricadute può essere rappresentata da stretching della fascia plantare, del polpaccio e del tendine d’Achille con la specifica ginnastica eccentrica».