SALUTE
"Si può guarire dai disturbi mentali? Sì, ma bisogna prendersi cura l’uno dell’altro". Parla l'esperto
Parla Pietro Pellegrini Direttore Salute mentale e dipendenze patologiche
Ne soffre il 15-20% delle persone, ma tutti, nell'arco della vita, possono accusare disturbi mentali: ad esempio, stress, ansia, depressione. Facciamo il punto con Pietro Pellegrini, direttore del Dipartimento assistenziale integrato salute mentale dipendenze patologiche dell'Ausl di Parma. Obiettivo: «Promuovere la consapevolezza e la difesa della salute mentale contro lo stigma sociale».
Il Covid ci ha costretto all'isolamento e in molti casi alla solitudine. Quanto ha influito sulla salute mentale?
«La pandemia ha incrementato del 25% i disturbi depressivi e dello spettro ansioso, i disturbi del comportamento alimentare, gli agiti auto ed eterolesivi, le violenze intradomestiche, l’uso di alcool. Inoltre, si è associata ad una crisi economica e sociale, aggravata dalle conseguenze della guerra, che sta determinando un aumento di povertà, disoccupazione, sottoccupazione, precarietà. Questo preoccupa in quanto è noto come le crisi economiche e sociali siano accompagnate da aumenti di suicidi, violenza intrafamiliare, patologie, abuso di sostanze. Isolamento e solitudine sono altri fattori rilevanti che possono influire sulla salute. Le diseguaglianze hanno un forte impatto su esordio e decorso delle patologie e sull’accesso alle cure. E’ importante la collaborazione solidale, perché siamo tutti inestricabilmente connessi»
Quand'è che possiamo considerarci “sani” di mente?
«La salute mentale viene definita come “uno stato di benessere nel quale una persona può realizzarsi, superare le tensioni della vita quotidiana, svolgere un lavoro produttivo e contribuire alla vita della propria comunità”. Essa è fondamentale per il benessere della persona, della famiglia e della società. Ma sia chiaro: non è un prodotto spontaneo, è invece legata ad una molteplicità di fattori biologici, relazionali, educativi, psicologici e sociali in reciproca interazione. Dipende dai «determinanti sociali della salute»: alimentazione, abitazione e qualità dell’ambiente, istruzione, economia e socialità. Ed è fragile, la salute mentale, risente di come viene accolta l’altra persona, dipende dalla capacità di fare evolvere i conflitti e le relazioni con le diversità, nonché dalla possibilità di trovare un ragionevole accomodamento all’interno di un insieme ineliminabile di contraddizioni.
Cosa possiamo fare?
Avere la consapevolezza che la salute mentale riguarda l’intero arco di vita della persona, sempre inserita nella comunità, e che dipende dalla presenza dell’altro. È un bene relazionale che si costruisce e si mantiene nel tempo a partire dalla gravidanza. In questo periodo la salute mentale può essere compromessa da infezioni o dall’abuso di alcool. Si basa sulle relazioni di attaccamento del bambino con i genitori e poi con altre figure adulte, essenziali per sviluppare funzioni come il linguaggio, la capacità di autoregolarsi, di apprendere, di curare la propria salute, di prevenire l’uso di droghe. Sana alimentazione, attività motoria regolare, qualità del sonno, buona gestione dei tempi e dello stress, clima e qualità del lavoro, rapporti di vicinato rispettosi e solidali, amicizia, relazioni affettive e sessuali, valori etico-sociali, politici e religiosi sono tutti fattori che influiscono sulla salute. Assai rilevanti sono la sicurezza economica, avere un lavoro e un alloggio, essere aiutati nei periodi di crisi relazionale, disoccupazione, abbandono scolastico e ritiro sociale. Ci si può prendere cura della propria salute mentale con lettura, scrittura, musica, canto, arte, giochi, sport ed esercizi per la memoria, l’attenzione e lo sviluppo della creatività.
Si guarisce dai disturbi mentali?
La scienza evidenzia come salute mentale, sofferenza e disturbo non siano condizioni fisse, ma stati coesistenti che si modificano ed evolvono lungo l’arco della vita. Questo è motivo di speranza: il cambiamento è possibile se ci si prende reciprocamente cura l’uno dell’altro con gentilezza, con il sorriso; se si prevengono abbandono e isolamento; se si compongono con pazienza e tolleranza i diversi conflitti.
E le cure?
L’approccio di tipo biopsicosociale evidenzia la rilevanza di cure mediche, farmacologiche, psicoterapiche e psicosociali che sicuramente sono migliorate anche grazie alla ricerca scientifica. Il messaggio della trascorsa giornata del 10 ottobre è che i disturbi mentali si possono curare e le persone possono guarire. Un sistema di welfare pubblico e universale è fondamentale per la salute mentale. Ogni anno i disturbi mentali interessano il 15-20% della popolazione e ciò richiede risorse adeguate. L’Italia dedica ai Dipartimenti di Salute Mentale il 3,5% del fondo sanitario, la Regione Emilia Romagna il 5%, mentre Francia, Germania e il Regno Unito raggiungono il 7,8 e 8.5%.
È vero che i disturbi mentali più gravi insorgono in età giovanile?
Si, per questo è fondamentale fare prevenzione. Il 75% di tutti i disturbi mentali esordisce prima dei 24 anni di età; occorre prevenire con azioni educative e sociosanitarie specifiche per età, genere e cultura; intervenire precocemente nella fascia di età 0-10 anni, per modificare le traiettorie evolutive e promuovere percorsi di guarigione; prevedere piani per accogliere adeguatamente le giovani generazioni nella società e nel mondo del lavoro. La domanda di futuro e di un altro rapporto con l’ambiente va ascoltata per la crescente evidenza del ruolo dei cambiamenti climatici e degli inquinanti sulla salute fisica e mentale. L’aumento dei disturbi mentali richiede attenzione, cura, ricerca scientifica e al contempo una riflessione sugli indicatori di salute mentale della comunità. La salute mentale riguarda tutti.
Il futuro?
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non contempla un esplicito riferimento alla Salute Mentale, che tuttavia può rientrare in diverse azioni presenti nella Missione 5 e nella Missione 6: la prevenzione, l’interazione tra sociale e sanitario, la prossimità delle cure (che richiama la forte esigenza di interazione e coordinamento tra strutture “specializzate” per la salute mentale e le cure primarie)
Anche la digitalizzazione e la transizione ecologica sono elementi presenti nel PNRR che possono essere letti in riferimento alla Salute Mentale. Tuttavia, proprio per non essere esplicitamente collegati ad essa, hanno bisogno – da parte di tutti gli attori, professionisti, associazioni di utenti e familiari, istituzioni – di uno sforzo importante di coordinamento delle diverse iniziative e di una visione strategica unitaria per un cambiamento reale sui territori.
a.m.f.