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L'amicizia fa bene alla salute: ecco come creare relazioni durature

Monica Tiezzi

Le amicizie giovano al benessere fisico e psichico. Non è solo il buon senso a dirlo. Uno studio australiano su 1500 persone, iniziato nel 1992 e durato dieci anni, ha dimostrato che le amicizie allungano la vita molto più del contatto stretto con figli e parenti, indipendentemente da status economico, salute e regime di vita. Ne parliamo con il neurologo, psichiatra e fisiatra Gianfranco Marchesi.

Gli amici possono davvero essere più importanti della famiglia?

La differenza decisiva è che gli amici, al contrario dei membri della famiglia, si scelgono sulla base di valori e interessi condivisi. Il sostegno reciproco nasce in maniera volontaria e piacevole, non per dovere o convenzione. Coltivare rapporti con le persone per le quali si è importanti, valorizzati e apprezzati, riduce stress, depressione e vizi come fumo e alcol. A livello fisiologico ci sono effetti positivi sui disturbi cardiocircolatori e gastrointestinali e sull'ipertensione. Eric Loucks dell'Harvard school of public health di Boston ha scoperto che nei soggetti anziani in possesso di una cerchia di amicizie più ampia, la concentrazione di interleuchina-6 (un mediatore dell'infiammazione di rischio per disturbi cardiovascolari) è notevolmente inferiore rispetto ai solitari.

C'è una spiegazione neurologica?

I contatti sociali sembrano aver dato un impulso decisivo all'evoluzione del nostro cervello, secondo Robin Dunbar, antropologo e psicologo evolutivo dell'università di Liverpool. Dunbar era arrivato a questa conclusione osservando che negli altri primati il volume del cervello e l'ampiezza dei gruppi sociali sono direttamente proporzionali: maggiori le dimensioni delle comunità di primati, più estesa è la loro corteccia cerebrale. Da questa osservazione, Dunbar ha tratto l'ipotesi del «social brain», il «cervello sociale»: lo sviluppo di strutture sociali avrebbe promosso l'evoluzione del cervello. In base alla teoria, infatti, più è numeroso un gruppo, maggiore sarà il numero di informazioni sugli altri componenti che il cervello dovrà elaborare per mantenere le relazioni reciproche.

Se è così, il numero di amicizie che si possono intrattenere è limitato?

Secondo Dunbar una cerchia di amicizie può comprendere al massimo fino a 150 persone e le amicizie più intime sono tre, quattro o massimo cinque: persone alle quali ci si sente molto legati, che ci aiutano e consigliano nelle vicende personali, emotive od economiche, e con le quali si hanno contatti almeno una volta a settimana. Nella formazione concentrica dei rapporti sociali, viene poi l'anello di 12-20 soggetti con i quali si coltivano legami importanti, ma meno intensi. Il terzo anello è il «giro dei conoscenti», da 30 a 50 persone: legame meno forte, ma contatti regolari, anche se con intervalli di tempo più lunghi (quello che, nelle società tradizionali di cacciatori-raccoglitori, Dunbar chiama «clan»). L'elemento interessante? Di anello in anello - per Dunbar ne esistono altri due, oltre quelli elencati - l'insieme di conoscenti si triplica.

Quando un'amicizia può considerarsi «vera» e significativa?

L'amicalità, per gli psicologi, è uno dei cinque tratti fondamentali della personalità e consiste nell'essere altruisti, generosi, collaborativi. Gli altri tratti sono coscienziosità, estroversione, nevroticismo, apertura mentale. I neuroscienziati del Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) di Trieste hanno cercato di studiare le basi nervose di empatia e mentalizzazione (ossia attribuire stati mentali agli altri), capacità che vanno a braccetto con l'amicalità. Durante un test, con la risonanza magnetica funzionale hanno sottoposto i partecipanti a materiali che richiamavano situazioni con contenuti sociali e non. È emerso che la corteccia prefrontale dorsomediale è l'area cerebrale protagonista che, facendo parte del circuito della mentalizzazione, sembra sostenere l'amicalità e la socievolezza, in quanto capace di riconoscere ed elaborare informazioni socialmente rilevanti.

Come riconoscere un vero amico/a?

L'amicizia è duratura, basata su rispetto, fiducia, sincerità e disponibilità reciproca, e in questo senso la parentela è un comodo - ma non scontato - punto di partenza per questo legame. Per creare un'amicizia è necessario il contatto umano, non bastano like ed emoticon. Anche se i social possono permettere una continuità di relazioni e danno sostegno a chi ha difficoltà relazionali, non sono sufficienti. Per descrivere un amico vorrei affidarmi alle parole che lo scrittore Albert Camus usa per descrivere il personaggio di un suo romanzo: «Non volle camminare davanti a te per il timore di perderti, non volle camminare dietro di te per il timore di non poterti seguire. Camminò sempre al tuo fianco perché ti era amico».