salute

Medicina anti-aging: come rallentare l'invecchiamento della pelle

Anna Maria Ferrari

Era già un pallino degli antichi greci, l'eterna giovinezza. E non solo per le donne. Così Selene, dea della luna, chiese al padre Zeus di fermare il tempo per il suo bellissimo, ma mortale, amato Endimione. E chi non ricorda l'alchimia di Paracelso e Cagliostro alla ricerca dell'elisir di lunga vita, nel Medioevo? «Ma dobbiamo subito dire che invecchiare è fisiologico, non patologico: - esordisce Edoardo Caleffi, chirurgo plastico e direttore della Struttura complessa di chirurgia plastica e centro ustioni dell'Azienda ospedaliero universitaria di Parma - si tratta, quindi, di un processo naturale, non di una malattia. E il medico serio deve essere chiaro: non si può invertire il senso delle lancette dell'orologio. Tuttavia possiamo subito aggiungere che gli effetti del tempo si possono rallentare, ottimizzando l'invecchiamento, grazie alla competenza di professionisti esperti». Rughe, segni di espressione, contorni del viso e del corpo cadenti non sono una condanna ineludibile: molto si può fare per migliorare lo stato della cute e l'aspetto generale, «ma sempre all'insegna dell'eleganza. - ribadisce Caleffi - È importante andare avanti nel tempo in maniera armonica, sia per sè che per gli altri».


Quali sono le cause dell'invecchiamento della cute?
«La predisposizione genetica e soggettiva svolge un ruolo chiave: potremmo dire, per esempio, che dall'aspetto dei tuoi genitori puoi ricavare l'immagine che avrai tu stesso. Poi hanno un peso gli stili di vita. Fumo, alcol, poca vita all'aria aperta, cibo non appropriato, eccessiva esposizione al sole sono tutti fattori che danneggiano l'organismo e quindi anche la pelle. Alcuni recenti studi hanno inoltre evidenziato che trascorrere tante ore davanti al computer oppure alla luce delle lampade può creare aberrazioni cutanee che accelerano o aumentano la frequenza di tumori cutanei».
Come si possono prevenire e combattere i segni degli anni sull'epidermide? Parliamo ad esempio di cosmetici.
«Sono noti fin dall'antichità, basti pensare al latte e all'olio nell'antico Egitto. La cosmesi ha punte di eccellenza, ma al tempo stesso è necessaria l'intelligenza del singolo per non cadere in facili e false promesse. La cute è una barriera semimpermeabile: determinate sostanze penetrano fino a una certa profondità a seconda della grandezza della molecola. E da questo dipende l'efficacia del cosmetico».


Il passo successivo sono i «filler».
«Il collagene e l'acido ialuronico possono essere veicolati direttamente in profondità, nel derma, con varie metodiche, dal medico di medicina estetica o dal chirurgo plastico. Si tratta di sostanze che hanno una funzione sia meccanica che volumetrica: quindi riempiono un solco, una ruga, dando meccanicamente volume, ma, al tempo stesso, attirano acqua dall'organismo, perché reagiscono in modo minimale come infiammazioni, e portano quindi lucentezza alla pelle. La durata dipende dalla grandezza delle molecole e dalla loro capacità infiammatoria: in ogni caso, si tratta di soluzioni temporanee con durata variabile tra 6 e 18 mesi, a seconda della sede. Ma sono ripetibili».


Esistono filler «definitivi»?
«Attenzione: questo è un tema delicatissimo. I filler di questo tipo sono assolutamente vietati dalla farmacopea. Si tratta, in buona sostanza, del silicone delle protesi che però viene usato allo stato libero: se iniettato, può spostarsi all'interno dell'organismo e dare origine a granulomi che vanno rimossi con interventi chirurgici. I filler spacciati come “definitivi” sono da abolire totalmente».
E i «lipofilling»?
«In questo caso, si usano come filler i fattori di crescita dell'organismo stesso. Una prassi frequente per il chirurgo plastico. I fattori di crescita sono quelle sostanze che stimolano la produzione di nuove cellule e che quindi trasformano le fibre reticolari in nuove fibre elastiche, dando forma alla pelle. Il medico preleva una piccola porzione di tessuto adiposo dal paziente stesso, da zone vicino all'ombelico oppure da fianchi e natiche, ottenendo così, nelle donne, un doppio risultato, perché si preleva tessuto adiposo dove potrebbe essere esteticamente poco gradito e si “riempie” laddove ci sono solchi e rughe. Nella stessa seduta, il tessuto adiposo viene centrifugato e, attraverso un ago particolare, iniettato nelle zone “svuotate”. I vantaggi? Evidenti: il tessuto adiposo non si muove, si iniettano fattori di crescita, cioè cellule staminali potenti, appartenenti al paziente stesso, quindi con un risultato che dura davvero nel tempo. E non si tratta di un intervento chirurgico».


Ultimamente si parla di «vampire lifting»: di cosa si tratta?
«Si chiama così perché l'intervento viene realizzato con il sangue dello stesso paziente, utilizzando il PrP, cioè il plasma ricco di piastrine: in questo caso si preleva una piccola quantità di sangue del paziente, si centrifuga in un apposito macchinario e si isola il sangue ricco di piastrine, cellule staminali e fattori di crescita. Il plasma così ottenuto si inietta con un sottilissimo ago sulle zone da trattare, ottenendo una turgore e una lucentezza della pelle, senza bisogno di bisturi. Non si tratta di un trattamento “riempitivo” come i filler all'acido ialuronico, ma di biostimolazione. Noi lo utilizziamo anche per trattare il piede diabetico, le ulcere che non guariscono: allora iniettiamo questi fattori di crescita e riusciamo a far rimarginare le ulcerazioni croniche nei diabetici e anche nei vasculopatici. Dalla chirurgia plastica il trattamento è arrivato alla medicina estetica, che è una disciplina degna, con tutti i crismi della scienza medica».
Parliamo quindi di chirurgia mininvasiva.
«Sì. Con questa metodica intendiamo quegli interventi ambulatoriali, perlopiù in anestesia locale, con minime incisioni o addirittura senza, che consentono al paziente di proseguire senza interruzioni la propria attività quotidiana. Nella fase post-operatoria si presentano, al massimo, edemi ed ematomi poco evidenti, qualche rossore della cute e null'altro».

E il lifting vero e proprio?
«È quell'intervento per cui “si tira su” la pelle, per tradurre letteralmente “to lift” dall'inglese. Si ottiene un duplice risultato, perché si toglie la cute sovrabbondante e la si ancora ai piani profondi, con cicatrici piccolissime che il chirurgo plastico riesce a nascondere nelle pieghe fisiologiche della pelle. Il risultato è ottimo: mai arrivare, però, a quelle facce tirate degli attori americani!»
Una raccomandazione ai pazienti.
«Non affidarsi alle immagini dei divi degli schermi. Certe volte mi sento dire: “Quell'attore non invecchia mai...”. Ma esiste Photoshop e le immagini sono ritoccate. Non è possibile, ripeto, fermare il tempo: e il chirurgo deve avere la serietà di dirlo ai pazienti. Ma vivere gli anni in bellezza e armonia con se stessi e con il mondo, sì, certo, è possibile. Grazie ai progressi della medicina estetica e della chirurgia plastica, ci sono persone belle, affascinanti e armoniche nella quarta età».