fitoterapia
Detox, antistress, anti-infiammatori: tutti i poteri delle piante utili per la salute , ma no al «fai-da-te»
Le piante sono grandi amiche della nostra salute e la fitoterapia è sempre più diffusa. È fondamentale, però, seguire alcune regole. Ne parliamo con Gabriele Costantino, docente ordinario di Chimica farmaceutica e tossicologica, direttore del Dipartimento di Scienze degli alimenti e del farmaco dell’Università di Parma.
Quali sono i principi della fitoterapia?
«Vorrei partire da un'osservazione apparentemente lontana: l'uomo, gli animali, i vertebrati si pongono in maniera attiva verso tutte le necessità vitali, cioè si muovono, fuggono, combattono, si nutrono, si riproducono. Le piante, invece, si comportano in maniera totalmente diversa, cioè passiva. Non riescono a fuggire, non possono combattere, non vanno in cerca dei partner per riprodursi. Sono ferme e subiscono l'ambiente. Allora possiamo dire che tutto il mondo vegetale assolve a queste funzioni attraverso la via chimica, cioè attraverso la produzione di metaboliti secondari. Quando vediamo le piante colorate, profumate, amare, oleose, tutta questa ricchezza è dovuta appunto ai metaboliti secondari. L'uomo ha imparato che le piante, oltre che pericolose, possono essere molto benefiche. Dall'inizio della civiltà sono state utilizzate come antibatterici, antifunginei, antipiretici, Quando parliamo di fitoterapia, intendiamo questa tradizione più che millenaria arricchita, nei tempi moderni, dalle evidenze basate sui metodi scientifici in maniera tale da creare prodotti che hanno la funzione generale di preservare lo stato di salute e in alcuni casi di curare delle malattie»
Può fare alcuni esempi?
«Alcune delle medicine correntemente utilizzate originano dalle piante. L'aspirina deriva dall'uso di masticare la corteccia del salice piangente; l'atropina, che ci mettiamo nelle pupille nelle visite oculistiche, deriva dall'atropa belladonna; la digitale per i cardiopatici dalla digitalis purpurea. Queste sono piante conosciute da millenni, i cui principi attivi sono stati identificati e vengono correntemente impiegati nelle medicine».
Le erbe officinali trovano grande impiego nei disturbi della pelle.
«La pelle è l'organo più esteso del nostro corpo e rappresenta la prima difesa da qualsiasi minaccia esterna. In questa funzione di protezione, la pelle spesso manifesta disturbi come, ad esempio, arrossamento, prurito, screpolature, fastidi, che spesso sottendono a vere e e proprie condizioni patologiche. La possibilità di proteggere la pelle è importante. C'è tutta una serie di piante, anche molto comuni, presenti nel nostro ambiente, che possono essere utili a questo scopo. Ecco alcuni esempi: la malva, la calendula, l'achillea. Si tratta di piante emollienti con cui si può fare un estratto, che, messo a contatto con l'acqua, crea un'emulsione da stendere sulla pelle per renderla più tonica ed elastica. Un'altra applicazione importante è quella della protezione dai raggi ultravioletti: ci sono piante, tipo la liquirizia, il tè verde, il biancospino, che hanno una funzione anti-infiammatoria, e, messe direttamente sulla pelle, le consentono di non perdere umidità, di non seccarsi e di mantenere il tono. La cute idratata rischia meno di subire lesioni».
Quali sono le più comuni applicazioni delle erbe officinali?
«Alla parola infiammazione siamo abituati a dare un significato negativo, in realtà essa indica la principale difesa del nostro corpo. Ogni qualvolta siamo aggrediti da batteri o virus, la risposta infiammatoria è quella che ci consente di superare questa aggressione. Quindi, quando parliamo di effetti anti-infiammatori, dovremmo dire più propriamente che cerchiamo di contenere gli effetti collaterali dell'infiammazione, come ad esempio il dolore oppure la difficoltà ad usare gli arti. Il processo infiammatorio in sé è benefico per l'organismo, sono gli effetti collaterali che vanno contenuti. Da questo punto di vita le piante offrono tantissime opportunità: ad esempio, quelle che contengono i cosiddetti polifenoli hanno una funzione antiossidante utile in caso di infiammazioni. Quali sono queste piante? Tutte quelle colorate di rosso, blu e nero. A partire dagli estratti di mirtillo o altre bacche nere o rosse, il ribes soprattutto, le more di gelso, il tè verde, che è una sostanza per eccellenza anti-infiammatoria. I prodotti a base di polifenoli sono molto utili per promuovere la funzionalità venosa degli arti inferiori, cioè nei casi gonfiore alle gambe».
Ci sono preparati officinali utili quando si è particolarmente stressati?
«L'uso dei fitoterapici tradizionalmente è stato associato a un effetto rilassante e benefico sul tono dell'umore. L'esempio classico è quello della valeriana, pianta molto comune alle nostre latitudini. La valeriana ha un effetto calmante e ansiolitico. L'esempio della valeriana è inoltre interessante perché ci consente un'osservazione che vale per tutti i fitoterapici. Spesso ci si chiede se questi sono integratori o farmaci. La risposta non è così semplice. Lo stesso principio può essere considerato un integratore alimentare oppure, legalmente, come una medicina a tutti gli effetti. La valeriana, a seconda del dosaggio, della formulazione e dell'impiego, può essere o un integratore alimentare, da acquistare in erboristeria liberamente, oppure un farmaco. Il fatto che sia un farmaco è da una parte indice di sicurezza di impiego e dall'altra di efficacia. Altra pianta che viene proposta con grande frequenza è l'iperico, noto per avere un effetto antidepressivo: inoltre, assieme alla melatonina, facilita l'addormentamento e la regolarizzazione del ritmo del cuore».
Le piante officinali con effetti detox.
«Il nostro organismo ha due principali vie di detossificazione: i reni e il fegato. Quando parliamo di fitoterapici detossificanti, intendiamo tutti quegli estratti che hanno la capacità di aumentare la funzionalità di questi organi: cioè, per la funzione renale, aumentare l'eliminazione, attraverso l'urina, dei prodotti di scarto; per la funzione epatica, aumentare il flusso biliare. Esistono molte piante che hanno queste proprietà: il carciofo promuove l'eliminazione fisica delle scorie dei metaboliti dannosi; il tarassaco, che si trova nei campi, ha una funzione depurante che promuove la diuresi e l'eliminazione delle tossine. Quando si parla di fitoterapici ad effetto disintossicante si parla veramente di qualcosa che ha un effetto riconosciuto nella pratica tradizionale».
Quando le piante officinali non vanno assolutamente usate?
«Bisogna che tutti noi siamo consapevoli del fatto che i fitoterapici possono avere effetti tossici, proprio perché contengono principi attivi. L'impiego di un nuovo fitoterapico dovrebbe essere sempre notificato al medico o al farmacista».
Possono crearsi interferenze con i farmaci?
«Innanzitutto mai assumere preparati fitoterapici in autosostituzione alle terapie mediche. In particolare tutti coloro che seguono regolarmente trattamenti farmacologici - medicine per la pressione, anticoagulanti, tiroidei eccetera - devono affidarsi ai consigli dei medici e non assumere fitoterapici autonomamente. Il rischio di interferenze è molto importante non solo con altri farmaci, ma anche con alcuni elementi della dieta e appunto con principi attivi derivanti dalle piante. Ad esempio, l'iperico ha la capacità di modificare il modo in cui il nostro organismo metabolizza i farmaci. Questo è particolarmente importante per numerosi farmaci, molto comuni, che hanno una stretta finestra terapeutica, cioè in cui il dosaggio è molto impattante: l'esempio classico è quello degli anticoagulanti come la walfarina, prescritta alle persone che hanno avuto ictus o infarto. Un altro esempio, oltre all'iperico, è la camomilla, che può potenziarne l'effetto anticoagulante. Il paziente che assume terapie di questo tipo farebbe bene ad evitare l'autosomministrazione di integratori alimentari o fitoterapici. Il consiglio è sempre rivolgersi al medico, al farmacista o all'erborista».