SALUTE
Emicrania e cefalea: quando sono sintomi di un problema e quando vere patologie.
Farmaci e abitudini per arginarle. Fattori scatenanti: gli attacchi possono essere innescati da cambi di routine, da modifiche degli orari del sonno e dall’assunzione di vino
Chi non ha mai avuto un episodio di mal di testa nella propria vita, soprattutto se è una donna, si reputi davvero fortunata! Secondo le stime di uno studio pubblicato lo scorso anno su «The Journal of Headache and Pain», oltre un adulto su due avrebbe problemi di cefalea.
E il mal di testa, purtroppo, sembra non risparmi neppure i giovani. Spiega Paola Torelli, docente di Neurologia all’Università di Parma e medico del reparto di Neurologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, che ci sono due categorie di cefalee: le forme “secondarie”, in cui il mal di testa è sintomo di un’altra patologia, e le forme “primarie”, in cui il mal di testa è la patologia stessa.
«Il mal di testa come espressione di un’altra condizione patologica è frequente e spesso non è legato a malattie gravi; si presenta infatti in corso di infezioni banali, durante la febbre, quando la pressione arteriosa è elevata, in presenza di anemia severa. L’emicrania, invece, è una patologia di per sé ed è una delle forme più frequenti di cefalea primaria».
Che cosa scatena l’attacco di emicrania?
«L’emicrania è una patologia neurovascolare: coinvolge il sistema nervoso e le arterie che si trovano all’interno della scatola cranica, ma all’esterno del cervello, più precisamente nelle meningi, quei foglietti che avvolgono il sistema nervoso centrale. Durante l’attacco di emicrania, in soggetti predisposti, in condizioni particolari, si verifica un’eccessiva dilatazione delle piccole arterie meningee e un rilascio di sostanze infiammatorie e vasoattive da parte delle terminazioni del nervo trigemino. Questi eventi determinano la trasmissione di informazioni, attraverso fibre dolorifiche, alle parti del cervello deputate alla codifica del dolore e questo determina la percezione dell’attacco di emicrania. Si ritiene che alcune aree del cervello di chi soffre di emicrania siano particolarmente sensibili e vengano pertanto attivate da stimoli che in soggetti non cefalalgici non provocano dolore. È da sottolineare che il cervello della persona emicranica è normale e privo di lesioni strutturali».
Come trattare le forme di emicrania più comuni?
«L’attacco di emicrania viene gestito con l’utilizzo di farmaci definiti “sintomatici”. Sono quelle medicine che assunte all’inizio dell’attacco bloccano il dolore e i sintomi ad esso associati, quali ad esempio l’eccessiva sensibilità a suoni e luci, la nausea e il vomito. Abbiamo a disposizione più categorie di sintomatici. Alcuni hanno un’azione generica sul dolore, altri, i triptani, sono farmaci studiati per bloccare in modo specifico l’attacco di emicrania; agiscono infatti a livello di recettori della serotonina localizzati a livello delle piccole arterie meningee e nelle terminazioni periferiche del nervo trigemino e bloccano la cascata di eventi che abbiamo visto essere il punto di partenza dell’attacco di emicrania. I farmaci sintomatici sono più efficaci se vengono assunti all’esordio del dolore, anche se è ancora di lieve intensità. Devono essere prescritti da un medico dopo che è stata posta la diagnosi di emicrania. Ma per ridurre i sintomi meglio non posticipare l'assunzione».
Si può fare prevenzione?
«Il primo passo per fare prevenzione è identificare i possibili fattori scatenanti gli attacchi. Questi non rappresentano la causa, ma condizioni in cui è più facile che si inneschi la cascata di eventi che porta all’esordio della crisi emicranica. È importante riconoscerli perché alcuni sono modificabili: tra questi i cambi di routine, modifiche degli orari del sonno e l’assunzione di vino. Questo non significa che l’emicranico non debba avere una vita “normale”, ma la consapevolezza dei possibili fattori scatenanti consente una migliore gestione del disturbo».
Tornando ai farmaci, non esiste una cura definitiva?
«No, ad oggi non abbiamo una terapia curativa, “definitiva”, dell’emicrania. Abbiamo però a disposizione molti farmaci, che appartengono a varie categorie farmacologiche che, se indicati, vengono assunti in modo continuativo (per alcuni mesi o alcuni anni) e servono per ridurre la frequenza con cui si presenta il mal di testa, l’intensità degli attacchi e la loro durata, per migliorare la risposta ai farmaci sintomatici. L’obiettivo di una terapia preventiva è migliorare la qualità di vita del soggetto affetto da emicrania in modo che possa svolgere una vita “normale”, con il minor impatto negativo sulle attività della vita quotidiana, lavorative e personali».
Antonella Cortese