SALUTE
«Le sigarette elettroniche? Non così innocue: più rischi di bronchiti, asma, problemi cardiovascolari e neurologici
Si avvicinano a quei dispositivi molto presto e, spesso, li utilizzano persino al chiuso. Tanto nei locali dove passano più tempo, quanto sui mezzi pubblici. Eppure, le sigarette elettroniche, strumento che seduce sempre più i giovanissimi, non sono innocue e hanno un impatto sulla salute.
«I danni che le sigarette elettroniche (e-cig) possono causare all’organismo sono stati ormai ampiamente dimostrati - spiega Giovanna Pisi, specialista della struttura di Fisiopatologia respiratoria della Clinica pediatrica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma - Negli Stati Uniti si è diffusa in forma epidemica una gravissima forma di polmonite chimica (Evali, acronimo di E-cigarette or vaping use associated lung injury), con oltre 2.400 ricoveri, in cui circa la metà dei pazienti, per lo più giovani adulti, sviluppa insufficienza respiratoria e richiede la terapia intensiva».
Ma al di là di questa grave forma, «lo svapo può provocare molteplici danni, non solo sull’apparato respiratorio, dove è stato dimostrato un aumento dei sintomi di bronchite cronica e asma tra coloro che la usano, ma anche a livello cardiovascolare e neurologico», aggiunge Pisi, ricordando che, soprattutto dopo la pandemia e la conseguente riduzione della socialità, il consumo dell’e-cig ha registrato «un forte aumento, non solo tra i giovani adulti, ma anche tra i teenager».
Facendo un confronto con la sigaretta tradizionale, spiega la specialista, è stato dimostrato da vari studi che la tossicità e la cancerogenicità delle e-cig sono «significativamente inferiori, perché il contenuto di nicotina e altre sostanze chimiche è minore» e se, almeno all’inizio, l’e-cig trovavano la loro fortuna soprattutto tra chi tentava di smettere di fumare, riducendo la dipendenza dalla nicotina, con il supporto di «un’aggressiva campagna di mercato sui media, dove influencer più o meno noti ne pubblicizzano l’uso sulle piattaforme più frequentate», oggi a farne uso sono in tanti, sottovalutandone i rischi.
«Ciò che sta emergendo è che la e-cig non solo non dà minore dipendenza, ma secondo alcuni studi sarebbe pari o addirittura superiore - puntualizza Pisi, rispondendo alla domanda su quale delle due sigarette sia più problematica sotto questo punto di vista -. La dipendenza, infatti, è un fenomeno molto complesso, frutto dell’interazione tra meccanismi chimici e psico-sociali. Oltre alla nicotina contribuirebbero alla dipendenza chimica della sigaretta elettronica anche altri componenti usati per rinfrescare il vapore, come il mentolo e gli aromatizzanti, in particolare quello alla vaniglia, usato per mascherare il gusto acre della nicotina».
E parlando di consapevolezza su rischi e le conseguenze del fumo, soprattutto tra i giovanissimi, secondo Pisi negli ultimi anni in Italia sono state intraprese varie azioni di politica sanitaria, con il risultato di una riduzione nella prevalenza del fumo, scesa dal 30% nel 2001 al 22% nel 2019.
«Nonostante questo, la prevalenza del fumo in Italia rimane ancora una delle più alte in Europa, con oltre il 20% di studenti, in particolare donne, consumatori abituali di sigarette - prosegue Pisi - Una recente indagine, condotta per la Lega italiana lotta contro i tumori, tra ragazzi tra i 14 e i 25 anni, ha dimostrato che i giovani hanno un vissuto ambivalente del fumo. Se da un lato il fumo è percepito come un fattore di appartenenza e di condivisione, in un contesto di accettazione ed emulazione dei coetanei, dall’altro lato, nonostante la maggioranza degli intervistati sia consapevole dei danni della salute causate dal fumo attivo e passivo, ha una percezione ridotta o deformata del pericolo, essendo circondati da fumatori senza patologie gravi o che hanno già smesso. Il risultato di questa indagine suggerisce quindi l’importanza di campagne di prevenzione contro il fumo di sigaretta specificamente indirizzate ai più giovani».