SALUTE

Zucchero «amaro»: i danni del saccarosio

Gianfranco Beltrami

Per l’Efsa l’assunzione di quelli aggiunti dev'essere molto limitata. L’American Heart Association raccomanda di consumare non più di sei cucchiaini di zucchero aggiunto al giorno per le donne e nove per gli uomini

Sono sempre più numerosi gli studi scientifici che dimostrano che lo zucchero fa male essendo correlato non solo al diabete ma anche a tutta una serie di patologie che hanno come denominatore comune l’infiammazione dell’organismo, tra cui obesità e tumori, ma anche patologie neurologiche come il morbo di Alzheimer e il Parkinson.

Per questo motivo l’Efsa (Autorità europea sulla sicurezza alimentare) ha ribadito che l’assunzione di zuccheri aggiunti e liberi dovrebbe essere la più bassa possibile. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda una drastica riduzione dell’assunzione quotidiana di zuccheri aggiunti che non dovrebbe superare il 5% delle calorie totali giornaliere, mentre l’American Heart Association raccomanda di assumere non più di 6 cucchiaini di zucchero aggiunto al giorno per le donne e 9 per gli uomini: una bevanda zuccherata in lattina contiene circa 7 cucchiaini di zucchero (35 g), un succo di frutta oltre 5.

Quando si parla di zuccheri si devono differenziare quelli naturalmente presenti in un alimento insieme ad altri nutrienti importanti (è il caso di cereali, frutta, verdura, latticini), da quelli che vengono “aggiunti” e che si trovano prevalentemente nelle bibite zuccherate (aranciate, coca cola, tè freddi, limonate, energy drink, aperitivi, alcolici, cocktail, bevande per lo sport, succhi), nelle caramelle, nello yogurt alla frutta o aromatizzato, in tutti i dolci ma anche in altri alimenti insospettabili fra cui le salse, i sughi, l’aceto balsamico, le zuppe e i minestroni pronti, il pane confezionato, i cereali per la colazione, gli alimenti impanati, i cracker.

Pensate che dei seicentomila tipi di alimenti confezionati in vendita in Usa, circa l’80% contiene zuccheri aggiunti. Perché dobbiamo abolire o limitare al massimo gli zuccheri “aggiunti”?

Perché addizionati al quantitativo di zucchero che è contenuto nei carboidrati che vengono normalmente introdotti se si segue una dieta sana ed equilibrata, non rimane spazio per il consumo di altre fonti di zucchero che quasi sempre provengono da alimenti non necessari dal punto di vista nutrizionale e che portano ad una infiammazione costante e quotidiana.

Tutte le malattie che finiscono in “ite” come la cistite, la colite, la vaginite hanno come base comune l’infiammazione che può essere favorita dall’accumulo progressivo di alcuni alimenti, fra cui gli zuccheri che molto lentamente e progressivamente danneggiano l’organismo e i cui effetti non sono immediati ma si possono rivelare a distanza di molto tempo.

Quali sono i meccanismi con cui gli zuccheri danneggiano il nostro organismo e come è possibile prevenire quella infiammazione silente che è alla base di tante patologie croniche?

Mentre l’uomo primitivo aveva poche possibilità di imbattersi in cibi contenenti zuccheri, oggi la disponibilità di sostanze dolci è quotidiana e l’introduzione ripetuta di tutti i tipi di zuccheri e di cereali raffinati porta all'attivazione di alcuni processi definiti di “glicazione” nell’organismo, che col tempo danneggiano le cellule e vanno a interferire e a bloccare molte funzioni dell’organismo.

Si formano sostanze “glicosilate” che sono “veleni” per le cellule, tanto che vengono chiamate “glicotossine”: rendono inefficienti le proteine degli enzimi e del Dna danneggiandoli e favorendo l’invecchiamento.

Recenti ricerche hanno evidenziato che la “glicazione”, oltre a causare le malattie metaboliche come il diabete e la gotta, è causa anche di dislipidemia ed è determinante anche nella steatosi epatica, nei dolori persistenti, nelle alterazioni sensoriali, nelle patologie tumorali e può avere anche responsabilità nel processo di degenerazione dei neuroni.

Per questo alcuni scienziati hanno definito l’Alzheimer diabete di tipo 3 e in tutte le patologie degenerative, nel Parkinson, nel declino cognitivo e nella perdita della memoria, è documentato il danno ai neuroni da parte delle glicotossine.

Inoltre se la quantità di zucchero è troppo alta, aumentano le calorie che, se in eccesso, vengono trasformate in grassi di deposito specie a livello addominale, favorendo obesità e sovrappeso collegati a numerose patologie croniche, tra cui diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, problemi respiratori, osteoarticolari, disturbi psicologici e alcuni tipi di tumore.

Inoltre, negli alimenti industriali spesso è presente il fruttosio che viene metabolizzato solo nel fegato che lo converte in grasso, determinando quella patologia definita steatosi epatica o fegato grasso. Una lattina di coca cola ha lo stesso fruttosio che è contenuto in due mele, con la differenza però che la frutta contiene anche minerali, vitamine e fibre che rallentano la velocità con cui il fruttosio viene digerito e assorbito.

Non è facile limitare il consumo di zuccheri e dolci perché provocano dipendenza favorendo la produzione di dopamina, conosciuta come l’ormone della felicità. Più si mangiano dolci, più ci si abitua ed il corpo ne desidera per provare lo stesso effetto, con lo stesso meccanismo delle droghe.

Ed è anche facile sentirsi affamati perché il senso di sazietà viene ridotto a causa della mancanza di altri nutrienti.

Si può contrastare questo meccanismo innanzitutto identificando gli zuccheri nascosti nella propria dieta, trovando ricette e spuntini alternativi e riducendo il consumo di zucchero poco alla volta, piuttosto che abolirlo da un giorno all'altro.

Molto utile anche praticare regolarmente attività fisica e adottare una dieta basata sulla moderazione calorica e sul consumo di alimenti a più basso indice glicemico come le verdure e i cereali integrali sostituendo dolci, patatine, cioccolato al latte e simili con verdura, frutta secca o un pezzo di cioccolato fondente.