Salute

Denti al laser: Una tecnologia che può trattare infiammazioni e malformazioni con tempi di guarigione rapidi

Federica Panicieri

In alcuni casi il laser può essere usato contro la carie, sostituendo il temuto trapano tradizionale

Una luce in grado di curare. Il laser trova sempre più applicazioni in campo medico e in ambito odontoiatrico. Ne abbiamo parlato con Paolo Vescovi, professore ordinario di malattie odontostomatologiche dell'Ateneo di Parma, specialista della Odontostomatologia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Parma, direttore del master europeo Laser in odontostomatologia e presidente della Federazione mondiale per il laser in odontoiatria.
«Il primo dispositivo laser fu presentato nel luglio 1960 - spiega Vescovi - Da allora si è arrivati a concepire apparecchiature sempre più sofisticate con enormi vantaggi clinici e biologici. Oggi si hanno a disposizione diversi tipi di laser che funzionano sostanzialmente con lo stesso principio, ma ogni categoria è contraddistinta da una diversa lunghezze d’onda assorbita da sostanze differenti presenti nei vari tessuti umani e assolve ad attività cliniche molto diverse».

In quali patologie odontoiatriche trova applicazione il laser?
«L’utilizzo del laser segue tutti i requisiti di una odontoiatria e chirurgia orale minimamente invasiva: minimo traumatismo dei tessuti trattati, possibilità di intervenire anche su aree molto piccole di tessuto (dentale, mucoso od osseo). Il laser può rappresentare un valido supporto alle terapie endodontiche (cioè le devitalizzazioni dei denti) e parodontali (cioè alla cura della “piorrea”) tradizionali. Può gestire infiammazioni delle gengiva e dei tessuti intorno agli impianti dentali. Alcune apparecchiature hanno una spiccata azione emostatica e consentono di operare in bocca senza il minimo sanguinamento. Con le stesse modalità consentono di trattare malformazioni vascolari della bocca, della lingua, delle labbra o della cute periorale, che rappresentano un rischio emorragico o più semplicemente un fastidioso inestetismo. Alcune lunghezze d’onda permettono il trattamento della carie e possono arrivare a sostituire il tanto temuto trapano odontoiatrico eliminandone sibilo e vibrazioni. Le applicazioni del laser in odontostomatologia si ampliano sempre di più in virtù delle innovazioni tecnologiche: basti pensare al campo dell’estetica facciale e della medicina rigenerativa. Oggi si possono coniugare con successo cellule staminali, fattori di crescita di derivazione ematica e biomodulazione laser per sostenere e migliorare i processi riparativi di cute, tessuti molli, ossa mascellari».

Quali vantaggi offre il laser?
«Una diminuzione o assenza di sanguinamento, ridotto danno ai tessuti circostanti il campo operatorio, riduzione della necessità suture, con consistente riduzione dei tempi operatori. A ciò si aggiunge, grazie al potere battericida del laser, un ridotto rischio di infezioni, e limitati gonfiore e infiammazione post intervento. Molto interessante e in fase di studio ed aggiornamento scientifico è l’effetto biostimolante che il laser è in grado di indurre sulle mucose e sull’osso favorendo il processo di guarigione in tempi abbreviati. Il laser può curare con più sicurezza una fascia sempre più ampia di persone con peculiari problemi di salute o di difficile gestione odontoiatrica. Pazienti pediatrici, pazienti particolarmente ansiosi, pazienti con patologie sistemiche (immunodepressi, soggetti con alterazioni della coagulazione o in terapie farmacologhe che alterano la risposta ripartiva ossea e mucosa) possono trovare indubbio giovamento in questa innovativa tecnologia».

Controindicazioni?
«Non ci sono peculiari controindicazioni nell’impiego del laser, ma principi di sicurezza che vanno rispettati. C’è infatti un rischio, fortunatamente molto remoto, di danno oculare per operatori e assistenti, così come per i pazienti. Si tratta di un evento assolutamente poco frequente che si verifica se il raggio laser è puntato direttamente verso il globo oculare. Tutte le persone all’interno dell’ambulatorio dovranno indossare specifici occhiali protettivi; lo studio deve essere dotato di segnali luminosi e di sistemi di arresto dell’apparecchiatura collegata all’apertura della porta, quando il laser è in funzione. Va inoltre evidenziato che, per ottenere risultati apprezzabili nell’impiego del laser in odontoiatria senza incorrere in errori procedurali, è necessaria una specifica formazione dell’operatore. Per questo esistono corsi universitari rivolti a medici e odontoiatri che possano impartire le conoscenze necessarie all’impiego sicuro e proficuo di queste innovative apparecchiature».



Paolo Vescovi
Specialista dell’Odontostomatologia dell'ospedale Maggiore e presidente della Federazione mondiale per il laser in odontoiatria.