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Tumore alla prostata, ora c'è una nuova terapia

In 4 ospedali dell'Emilia Romagna il trattamento con radioligandi

Il tumore alla prostata è una delle neoplasie più frequenti tra gli uomini anche in Emilia-Romagna con oltre tremila nuove diagnosi all’anno. Nonostante sia curato bene nella nostra Regione, e associato a una percentuale di sopravvivenza a cinque anni superiore alla media nazionale, i casi avanzati rappresentano una sfida importante.
Proprio per ampliare il numero delle opzioni terapeutiche per le forme più aggressive e difficili da trattare, l’Emilia-Romagna ha reso disponibile, attraverso il Servizio Sanitario Regionale, la prima terapia con radioligandi, che combina la medicina nucleare con l’oncologia di precisione, con l’obiettivo di dare una nuova opportunità ai pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mPRPC) PSMA-positivo che hanno già ricevuto precedenti trattamenti.
«Il tumore della prostata cambia la vita dell'uomo che ne è affetto. Considerando che colpisce anche uomini di media età con una vita sociale e lavorativa ancora attiva, è necessario poter contare su una strategia di cura a lungo termine che metta in fila le diverse terapie innovative» dice Carmine Pinto, direttore dell'Oncologia medica all’AusL–Irccs di Reggio Emilia. «Ai farmaci ormonali di ultima generazione, ai chemioterapici e ai PARP-inibitori utilizzati per i pazienti con alterazioni dei geni BRCA1 e 2, si aggiunge oggi una nuova categoria: i radioligandi, farmaci innovativi che veicolano radiazioni in modo selettivo sulle cellule tumorali e che rappresentano un tassello in più per la sopravvivenza con un impatto positivo sulla qualità di vita dei pazienti».

L’introduzione della terapia con radioligandi nei percorsi di cura regionali segna un importante passo avanti nella gestione del cancro della prostata avanzato. Questo approccio integra la diagnosi con la cura, permettendo nello stesso tempo di localizzare con precisione le cellule tumorali che esprimono marcatori specifici che diventano poi il bersaglio terapeutico. Agendo in modo selettivo solo sulle cellule cancerose, la terapia con radioligandi si propone come un trattamento mirato e personalizzato capace di migliorare sopravvivenza e qualità di vita dei pazienti.
«Un vantaggio più generale è la sua specificità d’azione - dice Stefano Fanti, medico nucleare e professore ordinario all’Università di Bologna - Se l'immunoterapia funziona stimolando le risposte immunitarie e la chemioterapia ha un effetto basato sulla citotossicità, la terapia con radioligandi, sfruttando la radioattività a livello cellulare, ha un meccanismo di azione estremamente preciso e completamente diverso dalle altre terapie, per cui non si osserva nessuna cross resistenza. Se i pazienti non rispondono alla chemioterapia, possono beneficiare della terapia con radioligandi».
L’Emilia-Romagna ha di recente attivato una rete oncologica sul territorio, composta da centri autorizzati alla presa in carico dei pazienti tramite team multidisciplinari deputati alla valutazione dei casi clinici. «Al suo interno, uno dei gruppi di lavoro è specifico per la teragnostica e la medicina nucleare. Tra i vari compiti di questo gruppo c’è anche quello di definire un percorso strutturato per l'accesso dei pazienti alla terapia con radioligandi - dice Federica Matteucci, direttrice della Medicina nucleare dell'Ausl Romagna e Irst di Meldola - Sono state pertanto condivise a livello della Regione le modalità di selezione del paziente e di erogazione della terapia, in modo da poter avere un inquadramento a 360 °di tipo multidisciplinare e multiprofessionale per ogni caso».
I Centri che erogano la terapia con radioligandi sono: Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna; Arcispedale Sant'Anna di Ferrara, Cona; Istituto romagnolo per lo studio dei tumori «Dino Amadori» (Irst Irccs), Meldola; Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.