salute
Dieta equilibrata, attività fisica costante, niente fumo: come combattere l'ipertensione con gli stili di vita
Chi non ha in famiglia almeno una persona affetta da ipertensione, o chi può dire di essere estraneo al problema? Proprio all’ipertensione - fra le patologie più comuni nei paesi industrializzati - è stato dedicato un incontro alla casa di cura Città di Parma nell’ambito del Programma di educazione medica continua. Aderville Cabassi, direttore del Dipartimento ad attività integrata medicina generale e specialistica e della Clinica e terapia medica dell’azienda ospedaliero-universitaria di Parma e Dimitri Linardis, specialista in cardiologia della casa di cura Città di Parma, hanno spiegato i meccanismi alla cause dell'ipertensione e cosa può fare l'epigenetica, ossia lo stile di vita, per modificare i fattori di rischio.
Qual è l'incidenza dell'ipertensione arteriosa nella popolazione?
«È una condizione clinica molto diffusa e riguarda in Italia circa il 30-37% della popolazione adulta. Se fra i 30 e i 65 anni è presente dal 20% al 35% della popolazione, negli anziani la prevalenza cresce sensibilmente arrivando ad oltre il 55% nei soggetti con più di 70 anni - risponde Linardis - È importante sottolineare che una parte significativa della popolazione ipertesa non è consapevole della propria condizione e per questo è fondamentale la misurazione regolare della pressione arteriosa per la prevenzione cardiovascolare».
Cosa si intende per ipertensione?
«Una condizione patologica caratterizzata da valori pressori del circolo sistemico arterioso persistentemente al di sopra dei limiti della norma: la cosiddetta pressione alta - continua Linardis - La pressione arteriosa è la forza che il sangue esercita contro le pareti delle arterie. È il più importante fattore di rischio per malattie cardiovascolari, come infarto e ictus. Il valore soglia per iniziare un trattamento farmacologico è di 140/90 mmHg per buona parte della popolazione, tranne per coloro che appartengono ad una fascia di rischio cardiovascolare più elevato (ad esempio malattia cardiovascolare nota, diabete, dislipidemia, insufficienza renale cronica) in cui il trattamento dev'essere iniziato per valori soglia più bassi: superiori a 130/80 mmHg».
Quali sono i fattori di rischio?
«L’ipertensione arteriosa è una condizione multifattoriale, il cui sviluppo è influenzato da una combinazione di elementi genetici, comportamentali e fisiologici - spiega Cabassi - Tra i principali fattori di rischio, l’età riveste un ruolo fondamentale. A questo si associa la familiarità: avere parenti di primo grado ipertesi è un elemento di predisposizione importante attorno alla quarta decade di vita, suggerendo un’influenza genetica significativa. Accanto a questi fattori non modificabili, ve ne sono altri legati allo stile di vita. Il sovrappeso e l’obesità comportano un incremento dei valori pressori, così come una dieta ricca di sodio, povera di frutta e verdura, e l’abuso di alcol. Anche la sedentarietà, il fumo e lo stress cronico contribuiscono in modo rilevante all’aumento della pressione arteriosa. Inoltre condizioni cliniche come il diabete mellito e l’ipercolesterolemia, cioè il colesterolo alto, sono spesso associate all’ipertensione, aggravandone il quadro complessivo».
Come prevenire l'ipertensione?
«La prevenzione si fonda sull’adozione di uno stile di vita sano e consapevole, volto a ridurre i principali fattori di rischio modificabili - evidenzia Cabassi - Un’alimentazione equilibrata, povera di sodio e ricca di frutta, verdura e cereali integrali, rappresenta uno dei pilastri fondamentali della prevenzione. È altresì raccomandato limitare il consumo di alcolici e abolire il fumo di sigaretta, entrambi noti per il loro impatto negativo sulla pressione arteriosa e sulla salute cardiovascolare. L’attività fisica regolare, svolta con costanza, almeno 30 minuti al giorno per cinque giorni a settimana, contribuisce efficacemente al mantenimento del peso corporeo e al miglioramento della funzione vascolare. Il controllo del peso è, infatti, essenziale, poiché il sovrappeso e l’obesità sono fortemente correlati all’insorgenza dell’ipertensione. Inoltre, è importante monitorare periodicamente la pressione, soprattutto nei soggetti con familiarità per la patologia o in presenza di altri fattori di rischio, come diabete o dislipidemia. La gestione dello stress attraverso tecniche di rilassamento, una buona qualità del sonno e un adeguato equilibrio tra vita personale e professionale completano un approccio preventivo efficace. La prevenzione dell’ipertensione richiede un impegno quotidiano verso scelte salutari, supportato da una regolare sorveglianza clinica, specialmente nei soggetti a rischio».
Perché è importante la diagnosi precoce di ipertensione?
«La diagnosi precoce dell’ipertensione arteriosa riveste un ruolo cruciale nella prevenzione delle gravi complicanze cardiovascolari, renali e cerebrali associate a questa condizione - evidenzia Cabassi - Poiché l’ipertensione è spesso asintomatica nelle fasi iniziali, può rimanere silente per anni, danneggiando progressivamente organi vitali come cuore, cervello, reni e vasi sanguigni. Identificarla tempestivamente consente di intervenire con misure terapeutiche e correttivi dello stile di vita, riducendo significativamente il rischio di eventi maggiori come infarto miocardico, ictus, insufficienza renale e scompenso cardiaco. Inoltre, la diagnosi precoce favorisce una maggiore consapevolezza del paziente e una più efficace aderenza al trattamento, elementi fondamentali per il controllo pressorio a lungo termine e per il miglioramento della prognosi complessiva».
Quali sono le terapie per l’ipertensione?
«Il trattamento dell’ipertensione arteriosa si basa su un approccio integrato che comprende sia interventi non farmacologici sia terapie farmacologiche, con l’obiettivo di ridurre i valori pressori e prevenire le complicanze a lungo termine. Le misure non farmacologiche costituiscono la prima linea d’intervento ed includono la riduzione dell’apporto di sodio nella dieta, l’adozione di uno stile alimentare equilibrato, come la dieta mediterranea, la perdita di peso in caso di sovrappeso, l’attività fisica regolare, la moderazione del consumo di alcol, la cessazione del fumo e la gestione dello stress», spiega Cabassi.
E le terapie farmacologiche?
«Oltre agli stili di vita citati, si può, e in alcuni casi si deve, ricorrere alla terapia farmacologica, che può prevedere l’uso di uno o più farmaci, scelti in base alle caratteristiche cliniche del paziente e spesso iniziati in maniera combinata a bassi dosaggi per incrementarne l’efficacia e la tolleranza, consentendo minore effetti collaterali. Molte sono le classi farmaceutiche che consentono di ottenere un buon controllo dei valori e soprattutto la riduzione dei rischi delle patologie che sono complicanze dell’ipertensione arteriosa. La scelta terapeutica viene personalizzata, tenendo conto dell’età, del profilo di rischio cardiovascolare, delle comorbidità e della tollerabilità individuale. Un controllo pressorio efficace richiede inoltre il monitoraggio regolare della pressione e soprattutto una buona aderenza del paziente al trattamento prescritto. Quest’ultimo purtroppo rappresenta un problema comune e sul quale occorre una particolare attenzione: il medico e il paziente devono adoperarsi per mantenere alto il livello di aderenza allo schema terapeutico consentendo il pieno effetto dei farmaci e attenzionando la loro tollerabilità».
red.sal.