In viaggio
In aereo con i neonati: i consigli per prevenire problemi alle orecchie
Piccoli accorgimenti per evitare barotraumi
Estate, tempo di vacanze e viaggi in aereo. E, di conseguenza, anche dei disagi legati alla pressione atmosferica. Tra questi, la malattia barotraumatica è uno dei disturbi più frequenti, ma spesso sottovalutati dai passeggeri.
Ma cos’è la malattia barotraumatica?
«La malattia barotraumatica (o barotrauma) è un disturbo causato dalla variazione della pressione atmosferica - spiega l'otorinolaringoiatra Giovanni Paolo Santoro, direttore della Chirurgia oncologica faringo-laringea dell'ospedale Maggiore - In aereo, si manifesta soprattutto durante le fasi di decollo e atterraggio. Quando la pressione esterna cambia rapidamente, l’aria presente all’interno del corpo, in particolare nei seni paranasali e nell’orecchio medio, può espandersi o contrarsi, provocando dolori, fastidi o danni ai tessuti.
Come varia la pressione in aereo?
«Durante un volo, sebbene la cabina sia pressurizzata, la pressione interna non è uguale a quella a livello del mare. Durante il decollo, l’aereo sale rapidamente fino a una quota di crociera di 9.000-13.000 metri. La pressione atmosferica diminuisce e la pressione interna della cabina si abbassa, ma grazie ai sistemi di pressurizzazione ciò avviene gradualmente e mai oltre certi livelli, simulando un’altitudine di circa 1.800-2.400 metri. L’aria nell’orecchio e nei seni paranasali si espande, tendendo le strutture, in particolare il timpano. Pertanto, parte di questa aria deve uscire per compensare la differenza di pressione. All’atterraggio, al contrario, la pressione esterna aumenta e l’aria deve entrare nell’orecchio e nei seni paranasali per equilibrare il sistema. La tuba uditiva di Eustachio, piccolo condotto che collega l’orecchio medio alla parte posteriore del naso, contribuisce a mantenere la stessa pressione su entrambi i lati del timpano. Se la tuba di Eustachio è bloccata o poco reattiva, si manifestano i problemi».
Quali sono i sintomi più comuni?
«Otodinia, ovvero dolore a uno o a entrambe le orecchie, ovattamento auricolare e sordità, acufeni, ovvero un ronzio di varia intensità, mal di testa localizzato, vertigini o instabilità e, raramente, fuoriuscita di sangue dall’orecchio o dal naso. Questi sintomi, se non trattati, possono persistere anche per diversi giorni dopo il viaggio rovinandoci la vacanza».
È possibile prevenirli?
«È fondamentale favorire gli scambi di aria tra le cavità del nostro corpo e l’ambiente esterno, eseguendo le manovre che permettono alla tuba di aprirsi. Masticare chewing gum o succhiare caramelle, ma anche sbadigliare e deglutire durante il decollo e l’atterraggio sono manovre efficaci. La soluzione più semplice è bere frequentemente piccoli sorsi d’acqua. Bisognerebbe invece evitare manovre di compensazione forzata come chiudere naso e bocca e soffiare (manovra di Valsalva). Previo parere medico, soprattutto in presenza di particolari predisposizioni o raffreddore, può essere d’aiuto l’utilizzo di decongestionanti nasali prima e durante il volo. Chi ha avuto in passato dei fastidi può avvalersi di tappi auricolari filtranti dotati di microvalvola a membrana, in grado di rallentare la variazione di pressione tra l’ambiente esterno e l’orecchio medio».
Nel caso di neonati, come ci si comporta?
«In teoria, un neonato sano può volare già a partire da 7 giorni di vita, ma molti pediatri consigliano di attendere almeno 2 settimane, o anche un mese, in modo da consentire un miglior adattamento fisiologico. La tuba di Eustachio nei bambini e soprattutto nei neonati è più stretta e orizzontale rispetto a quella degli adulti, rendendo più difficili i bilanciamenti pressorei. Inoltre, i neonati non sono ancora in grado di soffiarsi il naso o deglutire volontariamente su comando. Consigli pratici per neonati e lattanti durante i voli includono l’allattamento al seno o l’offerta del biberon durante le fasi di decollo e atterraggio, nonché l’utilizzo del succhiotto. È consigliabile tenere il bambino in posizione verticale o semi-eretta per favorire il drenaggio auricolare. Naturalmente, è opportuno evitare voli se il bambino presenta raffreddore, otite o febbre, a meno che il pediatra non autorizzi il viaggio».
Quali sono i trattamenti nel caso in cui si instauri il disturbo?
«Nella maggior parte dei casi, il fastidio si risolve spontaneamente entro poche ore. Tuttavia, se persistono dolore, perdita dell’udito o febbre, è fondamentale rivolgersi a un otorinolaringoiatra. Possibili trattamenti includono: spray decongestionanti (solo su prescrizione medica per bambini); analgesici da banco; cortisone; antibiotici in caso di infezioni conseguenti a barotrauma. Anche una specifica fisioterapia tubarica può rivelarsi utile in caso di problemi ricorrenti. In casi estremi e refrattari alle terapie, potrebbe essere necessario eseguire una paracentesi timpanica, ovvero una piccola incisione del timpano per drenare il muco accumulato nell’orecchio».
Giovanni Paolo Santoro
Direttore Chirurgia oncologica faringo-laringea e professore a contratto dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma.